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Salone del Mobile

Il Salone del Mobile, evento che unisce business e cultura, raccontando la storia del design e dell’arredo di ieri, oggi e domani, torna a Milano negli spazi Rho Fiera dal 18 al 23 aprile 2023.
Punto di riferimento a livello mondiale del settore casa-arredo e strumento dell’industria, il Salone del Mobile rappresenta il punto di riferimento a livello mondiale del settore Casa-Arredo e strumento dell’industria che trova in esso uno straordinario veicolo di promozione.
Il Salone del Mobile nasce nel 1961, con l’intento di promuovere le esportazioni italiane di mobili e complementi, impegno che ha soddisfatto pienamente divulgando nel mondo la qualità del mobile italiano e che continua a soddisfare essendo estera più della metà dei suoi visitatori.
Nel 1965 per la prima volta vengono raggruppate le aziende leader del settore arredo in uno spazio espositivo uniforme per offerta commerciale. E’ anche l’anno in cui gli espositori cominciano a porre grande attenzione agli allestimenti, caratteristica che contraddistinguerà sempre il Salone rispetto alle altre manifestazioni; sempre il 1965 è l’anno del primo evento collaterale e l’anno in cui Domus gli dedicò il primo articolo.
Divenuto internazionale dal 1967, ancora oggi ha una risonanza tale da non aver eguali al mondo, in nessun settore.
Qualità e tecnologia vengono esaltate come frutto della creatività delle migliori imprese del settore, capaci di sviluppare la propria attività grazie ai costanti investimenti attuati nell’innovazione di prodotti e soluzioni per l’abitare.
Questo salone espositivo offre la possibilità di entrare in contatto con prodotti di altissima qualità, ripartiti nelle tre tipologie stilistiche: Classico, che attinge ai valori di tradizione, artigianalità e maestria nell’arte di realizzare mobili e oggetti; Design, con prodotti funzionali, innovativi e di grande senso estetico; xLux, settore dedicato al lusso senza tempo riletto in chiave contemporanea

Scoppia la rivolta sulle bollette del gas

C’è chi si è trovato con bollette passate da 300 a quasi 800 euro, chi le ha viste raddoppiare e chi addirittura triplicare. Colpa del caro energia?
Non solo. Per centinaia e centinaia di utenti, spesso si è trattato di un cambio unilaterale del contratto con la società fornitrice del gas, che ha deciso di aumentare il prezzo al metro cubo. L’esempio, condiviso purtroppo da tantissime famiglie del territorio in cui opera Estra Energia, è semplice: dal concordato costo fisso di 0,70 al metro cubo si è passati a 2,65, secondo le quotazioni del libero mercato con inice Pfort.
E ciò nonostante le modifiche unilaterali di contratto siano espressamente vietate da un intervento normativo del governo Draghi, in vigore fino al prossimo 30 aprile.
La società sotto accusa è appunto Estra Energia, con valanghe di segnalazioni, proteste ed esposti perlopiù portati avanti dalle associazioni di consumatori. In Toscana le provincie più colpite sono Arezzo, Prato, Firenze e Siena.
Il caso è scoppiato a gennaio ed è andato avanti nelle settimane e nei mesi in maniera sempre più pesante, almeno a vedere le richieste di aiuto arrivate a Federconsumatori Toscana: in un mese più di 350 segnalazioni solo alla loro associazione, fra email, telefonate, reclami allo sportello.
In pratica gli utenti, di fronte a bollette stratosferiche, si sono accorti che non era solo un generico rincaro del gas di cui tanto si parla, quanto piuttosto di una ricontrattazione a loro insaputa sul prezzo al consumatore.
Del resto, chi è che va ogni volta a controllare tutti i numerini riportati in fattura? Pochi, però quando il bollettino da pagare schizza di centinaia di euro, qualche campanello d’allarme scatta. E infatti l’inghippo c’era.
“Sono davvero tanti i casi per fatture particolarmente onerose – spiega il presidente di Federconsumatori Toscana Luca D’Onofrio –. E a seguito di queste segnalazioni abbiamo riscontrato che in molti casi Estra, nell’arco del 2022 aveva modificato unilateralmente il contratto, passando dal prezzo fisso a quello variabile, applicando l’indice Pfort, che calcola trimestralmente il prezzo del gas in base al mercato virtuale olandese”.
Verificato ciò, l’associazione di consumatori ha inviato reclami formali a Estra, avanzando richieste di risarcimento dove risultava evidente la modifica di contratto: “Abbiamo già avuto un incontro con la società – prosegue D’Onofrio – e abbiamo proposto di restituire ai clienti la differenza fra l’indice Psv, applicato dall’Autorità dell’energia da ottobre 2022 in Italia, e l’indice Pfort. Ed è evidente che la differenza è molto alta”.
Ma non solo. Visto che Estra Energia è ampiamente partecipata da enti pubblici, ora Federconsumatori fra pressing anche sui Comuni: “Accettare subito questi rimborsi sarebbe un bel messaggio per un’azienda pubblica, che oltretutto ha radici nella nostra Regione – conclude il presidente –. Per questo solleciteremo i sindaci, affinché si assumano le loro responsabilità”.

https://www.lanazione.it/firenze/cronaca/caro-bollette-richieste-danni-7c34113b

Gas, le bollette scendono del 13,4%, tornando ai livelli pre-crisi

Per il terzo mese consecutivo, le bollette del gas per famiglie e piccole imprese proseguono la discesa dei prezzi. Si tratta di una frenata consistente: a marzo, i consumatori pagheranno il 13,4 per cento in meno rispetto a febbraio. Il calo di marzo per il gas naturale si aggiunge al recente crollo delle tariffe dell’elettricità (-55%), aggiornamento che inciderà sulle bollette del trimestre che va da aprile e giugno.
La regione principale che ha portato al nuovo ribasso delle tariffe del gas è imputabile alla caduta delle quotazioni della materia prima sui mercati internazionali, con il prezzo del gas passato dai 340 euro al megawattora dell’agosto scorso ai 140 di inizio dicembre, per arrivare agli attuali 45-50 euro dell’ultima settimana.
Le quotazioni negative sono state influenzate da un inverno per nulla rigido e da una minore richiesta di Gnl (il gas liquefatto che viene esportato via nave) da parte delle economie asiatiche. I depositi di gas che vengono utilizzati sia dagli operatori di mercato sia dagli Stati come riserve strategiche, sono infatti pieni in media oltre il 50 per cento della loro capacità. Un dato senza precedenti, in quanto solitamente si arrivava in primavera con un livello di riempimento al 30-35 per cento. Dato che contribuirà a tenere i prezzi bassi anche nei prossimi mesi, quando con la stagione calda le quotazioni risalgono per le operazioni di riempimento degli stoccaggi per l’inverno. Ecco spiegato come mai, con il ribasso di marzo, le tariffe sono tornate a un passo dai livelli di inizio 2022, a poche settimane dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina. Un livello che è comunque lontano dai prezzi pre-Covid quando il gas era quotato tra 12 e 15 euro.

Il credito d’imposta per il bonus acqua potabile

È stata determinata la percentuale del credito d’imposta per il bonus acqua potabile. Lo ha reso noto il provvedimento del 3 aprile 2023 siglato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. La percentuale del credito d’imposta utilizzabile da coloro che nel 2022 hanno acquistato apparecchi destinati al miglioramento qualitativo delle acque da bere è pari al 17,9005 per cento. Ciascun beneficiario può visualizzare il credito d’imposta fruibile nel proprio cassetto fiscale, accessibile dall’area riservata del sito internet dell’Agenzia delle Entrate.
La percentuale è ottenuta rapportando il limite di spesa previsto per ciascun periodo d’imposta all’ammontare complessivo del credito d’imposta risultante dalle comunicazioni validamente presentate. L’ammontare complessivo dei crediti d’imposta richiesti in base alle comunicazioni validamente presentate dal 1° febbraio 2023 al 28 febbraio 2023, con riferimento alle spese sostenute dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2022, è risultato pari a 27.932.195 euro, a fronte di 5 milioni di euro di risorse disponibili, che costituiscono il limite di spesa. Pertanto, la percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile da ciascun beneficiario è pari al 17,9005 per cento (5.000.000/27.932.195) dell’importo del credito richiesto.
Il bonus acqua potabile, introdotto per il biennio 2021-2022, è stato prorogato al 2023. Si tratta di un credito d’imposta del 50% delle spese sostenute per l’acquisto e l’installazione di sistemi di filtraggio, mineralizzazione, raffreddamento e/o addizione di anidride carbonica alimentare finalizzati al miglioramento qualitativo delle acque per il consumo umano erogate da acquedotti. L’obiettivo è quello di razionalizzare l’uso dell’acqua e ridurre il consumo di contenitori di plastica.
L’importo massimo delle spese su cui calcolare l’agevolazione è fissato a 1.000 euro per ciascun immobile, per le persone fisiche; 5.000 euro per ogni immobile adibito all’attività commerciale o istituzionale, per gli esercenti attività d’impresa, arti e professioni e gli enti non commerciali.
Come comunicato dall’Agenzia delle Entrate, l’importo delle spese sostenute deve essere documentato da una fattura elettronica o un documento commerciale in cui sia riportato il codice fiscale del soggetto che richiede il credito. Per i privati, e in generale i soggetti diversi da quelli esercenti attività d’impresa in regime di contabilità ordinaria, il pagamento va effettuato con versamento bancario o postale o con altri sistemi di pagamento diversi dai contanti.
L’ammontare delle spese agevolabili deve essere comunicato all’Agenzia delle Entrate tra il 1° febbraio e il 28 febbraio dell’anno successivo a quello di sostenimento del costo tramite il servizio web disponibile nell’area riservata del sito dell’Agenzia.

Fonte: FiscoOggi

Cede la casa per salvare il figlio dagli usurai

Cede un appartamento per liberare il figlio da un usuraio. Ma nei giorni scorsi, grazie alle indagini dei Carabinieri e alla sentenza della Corte di Cassazione, che dopo due gradi di giudizio ha confermato l’impianto accusatorio, ne è tornata in possesso. E’ successo a Rapallo.
Le indagini, iniziate nel 2015 durante una campagna di prevenzione e contrasto ai fenomeni usurari, hanno preso il via dalle dichiarazioni di una madre, il cui figlio per la disperazione si era rivolto a un soggetto esterno per sanare la propria situazione debitoria. Quale corrispettivo delle prestazioni di denaro elargite, l’usuraio applicò sin da subito tassi usurari del 300% sulle somme prestate, arrivando ad aggredire con raggiri e mezzi fraudolenti anche il patrimonio immobiliare della famiglia, costretta a cedere una delle proprie unità abitative. Gli ulteriori accertamenti dei carabinieri di Santa Margherita Ligure portarono nel 2016 a denunciare l’usuraio per i reati di usura aggravata e continuata, estorsione, falsità ideologica commessa in atto pubblico, e a sequestrare l’appartamento sottratto fraudolentemente alla disponibilità della famiglia.
Nel 2018, il Tribunale di Genova ha condannato in primo grado l’usuraio a 5 anni di reclusione e al pagamento delle spese processuali. Contestualmente, è stata disposta la revoca del sequestro e sono stati dichiarati nulli gli atti di relativa compravendita e ogni altra scrittura notarile redatta all’epoca. Le successive sentenze della Corte di Appello di Genova del 2021 e della Corte Suprema di Cassazione, nel 2022, hanno confermato integralmente l’impianto accusatorio, ritenendo l’usuraio pienamente responsabile dei reati e disponendo, direttamente in sede di giudizio penale, la revoca del sequestro dell’immobile e la restituzione alla famiglia vittima di usura. L’usuraio è al momento sottoposto agli arresti domiciliari presso la propria abitazione di residenza. Nei giorni scorsi, a Rapallo, i Carabinieri hanno riconsegnato nella disponibilità della madre della vittima l’appartamento.

Fonte: Agenzia Ansa

Case popolari Piemonte: proroga per i morosi incolpevoli

Dalla Regione Piemonte arriva una boccata d’ossigeno per i 7600 «morosi incolpevoli» che abitano nelle case di edilizia popolare che non sono riusciti a pagare nemmeno la quota minima (il 14 per cento del loro reddito) lo scorso anno.
La Regione, su proposta dell’assessore Chiara Caucino, ha deciso, con una delibera approvata in giunta, di prorogare il termine di pagamento dal 31 marzo al 30 giugno della suddetta quota, necessaria per essere considerati «morosi incolpevoli».
I «morosi incolpevoli» sono infatti coloro che versano in condizioni di estremo disagio, con un Isee inferiore ai 6500 euro e che, a causa dell’onda lunga dell’effetto Covid e dell’aumento dei costi dell’energia, dovuti alla guerra in Ucraina, sono in grave e preoccupante aumento.
Gli Enti gestori, sempre secondo le indicazioni della nuova delibera, comunicheranno alla struttura regionale competente l’ammontare della morosità incolpevole maturata dai rispettivi assegnatari entro il 31 luglio.
«Sono ben consapevole – spiega l’assessore regionale alla Casa, Chiara Caucino – avendo girato e girando le case popolari piemontesi e parlando con gli inquilini morosi incolpevoli, che esistono situazioni di grave disagio sociale, dovute alla mancanza del lavoro, alla sotto occupazione e all’aumento del costo della vita, favorito dall’inflazione e dal rincaro dei beni di prima necessità, primo fra tutti l’energia». «Con questa delibera andiamo ad allungare i tempi di pagamento consentendo a tante persone oneste di mettersi in regola. Fin dal primo giorno la parola d’ordine di questa giunta è che nessuno deve essere lasciato indietro: quella di oggi è l’ennesima dimostrazione che noi amiamo trasformare le parole in fatti concreti».

Fonte: Comunicato Stampa Regione Piemonte

Bce, servono regole per i fondi immobiliari

I fondi di investimento immobiliari, cresciuti significativamente negli ultimi dieci anni, rappresentano oggi il 40% del mercato immobiliare dell’area euro. Ciò significa che l’instabilità nel settore dei fondi potrebbe avere implicazioni sistemiche per il mercato immobiliare, che a sua volta potrebbe incidere sulla stabilità del sistema finanziario in generale.
E’ quanto emerge da uno studio della Banca centrale europea. Il valore dei fondi è triplicato negli ultimi dieci anni e ora vale oltre 1000 milioni di euro, sottolinea l’analisi, che mette in guardia però da una evidente discrepanza: i fondi sono esposti a rischi significativi di liquidità soprattutto quando offrono rimborsi frequenti, mentre gli asset immobiliari sono piuttosto illiquidi.
Inoltre, nei periodi di stress (come avvenuto durante il Covid) è molto difficile valutare e vendere immobili quindi i fondi di settore hanno maggior probabilità di altri di sospendere i rimborsi, il che spinge gli investitori alla fuga. La Bce raccomanda quindi di sviluppare regole per aiutare i fondi a “gestire meglio i picchi di richiesta di liquidità e di internalizzare i costi dei rimborsi che possono sorgere durante periodi di stress del mercato”.

Fonte: Agenzia Ansa

Dall’Enea un laser per l’analisi dell’acqua

ENEA ha messo a punto un’innovativa metodologia di analisi dell’acqua basata su spettroscopia laser Raman, in grado di rilevare in tempo reale la presenza di sostanze inquinanti, anche a basse concentrazioni. La strumentazione consiste in un dispositivo laser portatile, già utilizzato con successo per rilevare la presenza di inquinanti nell’aria, in grado di fornire informazioni anche sulla struttura chimica di inquinanti nell’acqua, grazie all’interazione della luce con le molecole. Si tratta di una tecnologia non ‘distruttiva’ che dà risposte rapide, non richiede particolari condizioni per le misurazioni e può essere applicata direttamente sul campione senza nessuna preparazione.
“Abbiamo preso in esame gli inquinanti più comuni che è possibile trovare nelle acque di fiumi, laghi e bacini artificiali, come conseguenza di attività agricole e industriali. Queste sostanze mettono in pericolo gli ecosistemi naturali e rappresentano un rischio per la salute di uomini e animali quando quelle stesse acque vengono utilizzate per l’irrigazione in agricoltura e l’abbeveramento del bestiame, entrando così nella nostra catena alimentare”, spiega Salvatore Almaviva ricercatore ENEA del Laboratorio Diagnostiche e Metrologia presso il Centro Ricerche di Frascati e coautore dello studio pubblicato sulla rivista internazionale Sensors, insieme alle altre ricercatrici dell’Agenzia Antonia Lai, Florinda Artuso, Isabella Giardina e Alessandra Pasquo.
La spettroscopia Raman è risultata efficace soprattutto nel rilevare livelli di concentrazioni dei nitrati fino a 20 milligrammi per litro, vale a dire al di sotto dei limiti di legge (50 mg/l), mentre per i solfiti entro il valore soglia di 500 mg/l.
Un elevato contenuto di nitrati nell’acqua potabile presenta rischi per l’uomo: queste sostanze, una volta ingerite, possono trasformarsi in nitriti, causando ad esempio la cosiddetta “sindrome del bambino blu” conseguente al blocco della capacità di trasporto di ossigeno da parte dell’emoglobina. Inoltre, i nitrati ingeriti hanno un ruolo potenziale nello sviluppo dei tumori del tratto digestivo attraverso il loro contributo alla formazione delle nitrosammine, che sono tra i più potenti agenti cancerogeni conosciuti nei mammiferi.
“Per la nostra ricerca abbiamo preso in considerazione il solfito di sodio, il più rappresentativo dell’intera classe dei solfiti, che viene utilizzato nell’industria tessile come agente sbiancante, desolforante e nelle piscine per la sua azione declorante. L’assunzione eccessiva di queste sostanze tossiche può causare danni alla salute, a partire da emicrania, asma fino a patologie più gravi. Invece, a livello ambientale, i solfiti possono portare alla formazione di pioggia acida dopo aver reagito con l’acqua”, sottolinea Almaviva.
Il team ENEA ha effettuato test anche sulla presenza di altri indicatori di inquinamento antropico, quali i batteri coliformi, che potrebbero proliferare nelle acque utilizzate in agricoltura; il glifosato e altri inquinanti atmosferici provenienti dai gas di scarico delle automobili, che possono raggiungere i corpi idrici principalmente attraverso la loro deposizione sul terreno; i fosfati, presenti in genere nelle acque a causa dell’uso di detersivi (da scarichi domestici), concimi e i pesticidi agricoli. Un eccesso di queste sostanze nell’ambiente acquatico agisce da nutriente generando fioriture algali anomale (fenomeno noto come eutrofizzazione) che possono portare al rilascio, da parte di alcuni cianobatteri (alghe blu-verdi) d’acqua dolce, di tossine quali le microcistine. Quando il fenomeno è massiccio e prolungato nel tempo si ha ipossia, ovvero assenza di ossigeno, con conseguente morte di flora e fauna.
“La nostra tecnica di indagine si è dimostrata adeguata nel ‘dare la caccia’ a nitrati e solfiti, mentre per i fosfati servono ulteriori studi di ottimizzazione e un miglioramento della sensibilità. I risultati ottenuti finora ci incoraggiano a proseguire non solo nel monitoraggio ambientale e delle risorse idriche, ma anche in altri ambiti come la qualità e la sicurezza alimentare e la security per rilevare minacce CBRNe, sfruttando la rapidità e semplicità del dispositivo nelle fasi di analisi e le sue caratteristiche di compattezza e maneggevolezza per le misure in-situ” conclude Antonia Lai.

Fonte: Comunicato stampa Enea

Sismabonus acquisto, le nuove regole

casa in costruzione

Chi compra casa con il sismabonus acquisto potrà continuare a scegliere lo sconto in fattura o la cessione del credito, a condizione che il costruttore abbia richiesto il titolo abilitativo entro il 16 febbraio 2023. È quanto prevede un emendamento approvato dalla Commissione Finanze della Camera per i vincoli introdotti dal Decreto Legge 11/2023 sulla cessione del credito.
Il sismabonus acquisto é la detrazione fiscale riconosciuta a chi acquista nelle zone a rischio sismico 1, 2 o 3 un immobile in un edificio demolito e ricostruito in chiave antisismica da un’impresa di costruzione o ristrutturazione immobiliare.
La detrazione, entro un ammontare massimo di 96mila euro, è pari al:
– 75% del prezzo di acquisto dell’unità immobiliare se l’intervento determina il passaggio ad una classe di rischio inferiore;
– 85% del prezzo di acquisto dell’unità immobiliare se l’intervento determina il passaggio a due classi di rischio inferiori.
Il DL 11/2023 ha previsto che, nell’ambito del sismabonus acquisto, gli acquirenti delle case antisismiche potessero optare per lo sconto in fattura o per la cessione del credito solo nel caso in cui entro il 16 febbraio 2023 (data di entrata in vigore del decreto sulla cessione del credito) fosse stato registrato il contratto preliminare o stipulato quello definitivo. Le novità, molto restrittive, hanno messo in allarme i potenziali beneficiari del sismabonus acquisto, i professionisti e le imprese perché le possibilità di sconto in fattura e cessione del credito sarebbero state molto limitate.
Durante il percorso parlamentare per la conversione in legge, la Commissione ha quindi approvato le richieste di modifica sul sismabonus acquisto.
Per effetto delle modifiche approvate, lo sconto in fattura e la cessione del credito saranno salvi, a condizione che il costruttore abbia richiesto il titolo abilitativo, per la realizzazione dell’intervento di demolizione e ricostruzione, entro il 16 febbraio 2023.
Pertanto, se il costruttore ha richiesto il permesso di costruire per la demolizione del vecchio fabbricato e la ricostruzione del nuovo edificio con criteri antisismici entro il 16 febbraio 2023, l’acquirente può:
– scegliere se usufruire direttamente del sismabonus acquisto, sotto forma di detrazione fiscale, nella sua dichiarazione dei redditi;
– concordare col costruttore lo sconto in fattura;
– cedere il credito corrispondente al sismabonus acquisto.
Se il titolo abilitativo è stato richiesto dopo il 16 febbraio 2023, l’acquirente della casa antisismica può solo usufruire direttamente del sismabonus acquisto.
Rispetto all’ipotesi iniziale, che puntava a consentire lo sconto in fattura e la cessione del credito solo in presenza di un preliminare registrato o di un contratto definitivo concluso, l’emendamento approvato in Commissione mette al riparo una serie di interventi già programmati, che senza le due opzioni avrebbero potuto subire un arresto.
Come sottolineato dall’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) dopo l’approvazione del DL 11/2023, il contratto (preliminare o definitivo) di acquisto costituisce la fase finale di progetti di recupero edilizio molto complessi e caratterizzati da una lunga tempistica di esecuzione.
Questo significa che il potenziale acquirente, coinvolto dalle fasi iniziali del progetto con la prospettiva di poter ottenere lo sconto in fattura sul prezzo dell’immobile, avrebbe potuto essere scoraggiato da un cambiamento della normativa in itinere, prima della stipula del contratto. Un’eventualità che avrebbe messo in difficoltà le imprese.

La sfida dell’acqua passa dalle città

Accelerare il cambiamento per risolvere la crisi idrica e sanitaria: questo lo slogan della Giornata mondiale dell’acqua 2023, che ricorre il 22 marzo. Un cambiamento nel modo di gestire questa preziosa risorsa è necessario. Ma soprattutto urgente, per fronteggiare i cambiamenti climatici e l’emergenza siccità, che dalla scorsa estate non ha smesso di mettere in ginocchio l’Italia. Lo denuncia a chiare lettere Legambiente. Infatti, il 2022 è stato dichiarato dalla Società Meteorologica Italiana come l’anno “tra i più estremi mai registrati in termini di caldo e deficit di precipitazioni”, registrando un saldo negativo pluviometrico complessivo del 30%. Secondo i dati dell’Osservatorio CittàClima di Legambiente, sono aumentati del 367% i casi di danni dovuti alla siccità, passati dai 6 del 2021 ai 28 del 2022.
In occasione della ricorrenza, Legambiente presenta il dossier “Accelerare il cambiamento: la sfida dell’acqua passa dalle città” in cui fotografa il potenziale che avrebbero insieme la raccolta delle acque meteoriche in ambiente urbano e il riutilizzo di quelle reflue per l’agricoltura: 22 miliardi di metri cubi di acqua all’anno, corrispondenti a circa 3 volte la capacità contenuta nei 374 grandi invasi in esercizio, che ammonta a circa 6,9 miliardi di metri cubi.
Numeri importanti – scrive Legambiente – che spingono il Cigno Verde a chiedere al Governo Meloni una strategia idrica nazionale in modo da avviare una nuova governance dell’acqua, che abbia come obiettivo non solo l’accumulo per affrontare i periodi di carenza, ma soprattutto la riduzione della domanda d’acqua e quindi dei prelievi e degli usi in tutti i suoi settori. A partire da una roadmap per riqualificare e riprogettare gli spazi aperti e gli edifici delle nostre città che punti almeno al recupero del 20% delle acque meteoriche entro il 2025, del 35% entro il 2027 e del 50% entro il 2030. Senza dimenticare la necessità che il recepimento del regolamento UE 741/2020 per il riutilizzo delle acque reflue – in fase di osservazione presso il MASE – deve essere effettuato in modo rigoroso, tenendo conto dell’analisi di rischio come previsto a livello europeo.
Un cambio d’approccio – quello che chiede l’Associazione – che mette al centro l’ambiente urbano come “laboratorio” in cui migliorare concretamente la gestione idrica nel nostro Paese e fronteggiare l’allarme siccità attraverso il “decalogo urbano”: una serie di azioni e strumenti utili ed efficaci da poter replicare in ogni città, e che potrebbero essere realizzati velocemente e con costi, in alcuni casi, del tutto sostenibili. Come dimostrano le best practices (nazionali e internazionali) raccolte nel dossier: dal trattenere l’acqua piovana in eccesso all’incrementare la permeabilità del tessuto urbano, dall’applicare norme edilizie per risparmiare e recuperare l’acqua all’utilizzare l’innovazione tecnologica per intervenire sulla mitigazione e sull’adattamento. Esperienze e soluzioni innovative, molte basate sulla natura (Nature Based Solutions) che, se replicate, darebbero benefici enormi in termini gestione ottimale della risorsa idrica e di significativa riduzione dei prelievi.
In ambito urbano, Legambiente evidenzia il potenziale di recupero delle acque meteoriche. Nel 2020 i dati pluviometrici relativi a 109 città capoluogo di provincia ammontano a circa 13 miliardi di metri cubi (elaborazione di Legambiente su dati Istat) di acqua piovana caduta sui tetti, sull’asfalto e sul cemento e convogliata nelle fognature o nei corsi d’acqua. Uno spreco enorme se pensiamo che corrispondono al 40% dei prelievi medi annui di acqua in Italia (circa 33 miliardi di m³). Passando poi dalle città ai campi, il Cigno Verde ricorda il potenziale del riutilizzo delle acque reflue in agricoltura. Infatti, ottimizzare il ciclo idrico in città permetterebbe anche di aumentare le risorse disponibili per l’agricoltura, uno dei settori che maggiormente risente della crisi idrica. Se opportunamente trattata, dai depuratori esce un potenziale di 9 miliardi di m³ all’anno di acqua ricca di nutrienti, che in Italia viene sfruttato solo per il 5%, secondo i dati di Utilitalia.

IL DECALOGO URBANO
Dieci le azioni secondo Legambiente per migliorare la gestione della risorsa idrica in città:
– 1) approvare in tutti i Comuni Regolamenti edilizi con obblighi di recupero, riutilizzo e risparmio dell’acqua.
– 2) Criteri Ambientali Minimi per migliorare la gestione idrica attraverso gli appalti pubblici.
– 3) Infrastrutture e tetti verdi, vantaggiosi per la cattura e il trattamento dell’acqua piovana, l’ombreggiamento, la mitigazione dell’effetto isola di calore.
– 4) Riuso, recupero e riciclo per riutilizzare e usare le diverse fonti d’acqua con un trattamento che corrisponda all’uso, garantendo una qualità adatta allo scopo di utilizzo e la gestione integrata delle risorse idriche.
– 5) Ammodernamento della rete idrica per evitare le perdite di rete e gli sprechi.
– 6) Efficientare la depurazione delle acque reflue urbane, per il loro completo riutilizzo in settori strategici, come l’agricoltura, sia sostenendo gli ambiziosi obiettivi previsti dalla revisione della Direttiva sul trattamento delle acque di scarico urbane che superando gli ostacoli normativi nazionali (DM 185/2003) rispetto al riutilizzo delle acque reflue così come previsto dal regolamento UE 741/2020.
– 7) Innovazione tecnologica da utilizzare per numerosi scopi, dal monitoraggio delle risorse al tracciamento delle perdite di rete.
– 8) Rifornire i corpi idrici e i loro ecosistemi, scaricando solo quello che può essere assorbito dall’ambiente naturale, riducendo gli apporti idrici e garantendone la qualità.
– 9) Modularità dei sistemi, garantendo opzioni multiple di risorse, trattamento, stoccaggio, convogliamento, migliorando i livelli di servizio e la resilienza dei sistemi idrici urbani.
– 10) Essere preparati agli eventi estremi, coinvolgendo i cittadini nella gestione sostenibile delle risorse idriche urbane e nella sensibilizzazione alla comprensione dei rischi e opportunità.

https://energiaoltre.it/acqua-come-gestire-la-risorsa-per-risolvere-la-crisi-idrica-e-sanitaria-il-dossier-legambiente/