La Manovra di Bilancio per il 2023 prevede misure che si concentrano prevalentemente nella lotta contro il caro energia, l’inflazione e l’aumento dei prezzi. Dei 35 miliardi complessivi, infatti, ben 21 sono stati impiegati per aiutare famiglie e imprese a far fronte al caro energia.
Ecco il riepilogo delle misure anti rincari adottate dal Governo:
1) – Superbonus 110%. È stata disposta la proroga, fino al 31 dicembre, per depositare la Cilas in Comune per tutti i condomìni che hanno approvato la delibera sui lavori da svolgere entro il 18 novembre 2022. Nel caso in cui la Comunicazione di inizio lavori asseverata venisse presentata entro il nuovo termine stabilito, i condomìni potrebbero godere del Superbonus al 110% per tutto il 2023, senza che venga applicata la riduzione dell’aliquota al 90% prevista dal decreto Aiuti quater.
2) – Bonus mobili. Viene confermato per il 2023 e per il 2024 il bonus utilizzabile per l’acquisto di grandi mobili o elettrodomestici, che viene però ridotto. La detrazione Irpef del 50% per questi acquisti verrà calcolata su un massimo di spesa di 8mila euro (non più 10) per il 2023, che dovrebbero diventare 5mila nel 2024.
3) – Bonus case green. Con il 2023 viene istituito un nuovo bonus per le case più ecologiche. Si tratta della detrazione Irpef del 50% dell’Iva per l’acquisto di immobili residenziali di classe energetica A o B da imprese costruttrici e da Oicr immobiliari, se la spesa viene fatta entro il 31 dicembre 2023. complessivamente la detrazione è ripartita in dieci quote costanti nell’anno in cui sono state sostenute le spese e nei nove periodi d’imposta successivi.
4) – Bonus bollette. Il bonus sociale viene potenziato, ampliando la platea dei beneficiari. Dal 2023 potranno richiederlo tutti i nuclei familiari con Isee fino a 15mila euro (non più 12mila). Sono stati disposti anche l’azzeramento degli oneri di sistema in bolletta e il rifinanziamento del credito d’imposta sulle bollette elettriche e alle utenze gas per le imprese salirà dal 30 al 35%, per le energivore e gasivore dal 40 al 45%. La tassa sugli extra-profitti delle imprese energetiche prevede un contributo del 50% sull’imponibile Ires e sull’incremento medio superiore al 10% sui quattro anni precedenti (2018-2021).
5) – Modifiche ai mutui. Visto l’aumento del tasso dei mutui, il Governo ha concesso la possibilità di rinegoziare a condizioni predefinite i mutui, che possono così passare da tasso variabile a tasso fisso, se sono stati stipulati entro il 2022 , non hanno un importo originario superiore ai 200mila euro e i richiedenti hanno un Isee non superiore a 25mila euro e non hanno mai pagato in ritardo.
6) – Iva ridotta su alcuni prodotti. Passa inoltre dal 22% al 5% l’aliquota Iva per le fatture dei consumi nel primo trimestre del 2023 dei servizi di teleriscaldamento e dal 22% al 10% quella del pellet per tutto il 2023.
https://www.laleggepertutti.it/620787_tutte-le-20-misure-anti-rincari-contenute-nella-manovra
I contribuenti erano in attesa di una novità sulle modalità di riscossione a partire dal 1° gennaio 2023. Già l’anno scorso era stata annunciata come “imminente”, per poi essere smentita ufficialmente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Per il prossimo anno, dunque, il canone Rai resta in bolletta e si paga allo stesso modo.
Dal 2015 l’obbligo fiscale è legato al possesso di un televisore e all’esistenza di un’utenza per la fornitura di energia elettrica nella propria residenza anagrafica. La richiesta di togliere il canone Rai dalla bolletta della luce era stata avanzata dall’Unione Europea, la quale aveva definito un “onere improprio” l’inserimento della voce all’interno della bolletta. Tale richiesta indusse i Governi Conte e Draghi a programmare l’esclusione della voce di spesa per rispettare le linee guida europee sulla concorrenza del mercato libero dell’energia elettrica.
Infine è arrivata la smentita ufficiale del Dicastero diretto dal ministro Giancarlo Giorgetti, in linea con le richieste avanzate dai sindacati Sl-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, Ugl-Fnc, Snater, Libersind-Confsal, Adrai e Usigrai. In una lettera indirizzata al Ministero, le sigle hanno infatti scritto: “Privare la più grande Azienda culturale del Paese della certezza dei finanziamenti, oltre alle evidenti ricadute in termini occupazionali che ne potrebbero derivare, avrebbe degli effetti diretti sullo stesso Ministero da Lei guidato, in quanto Azionista di Rai Spa”.
La definizione di “apparecchio televisivo”
A definire cosa si intenda per “apparecchio televisivo” è il Ministero. E lo fa con la nota 9668 del 20/04/2016 (Canone abbonamento Rai – definizione di apparecchio televisivo): per “apparecchio TV” si intende “un apparecchio in grado di ricevere, decodificare e visualizzare il segnale digitale terrestre o satellitare, direttamente (in quanto costruito con tutti i componenti tecnici necessari) o tramite decoder o sintonizzatore esterno”. Con sintonizzatore, invece, si indica un “dispositivo, interno o esterno, idoneo ad operare nelle bande di frequenze destinate al servizio televisivo secondo almeno uno degli standard previsti nel sistema italiano per poter ricevere il relativo segnale TV”.
È dunque la norma attualmente in vigore a stabilire che il pagamento del canone è legato strettamente alla tecnologia radio, al segnale Digitale Terrestre o al Digitale Satellitare. Di conseguenza, se l’apparecchio utilizzato per usufruire del segnale televisivo non riceve il segnale radio, il canone può non essere versato. Ecco qualche esempio di dispositivi sui quali non si deve pagare il canone: PC, Mac, Smartphone Android, iPhone, Tablet Android, iPad, Proiettori video
Categorie esentate dal pagamento del canone Rai
Al di là di come si paga e si pagherà il canone Rai, esistono quattro categorie di cittadini che possono chiedere l’esenzione dal pagamento del canone. Innanzitutto gli anziani over 75. La presentazione della domanda di esenzione deve essere inoltrata all’Agenzia delle Entrate. Per avere lo sgravio completo occorre aver compiuto il 75° anno di età entro il 31 gennaio 2022 (che è anche la deadline per l’invio della richiesta di rimborso). Per tutti coloro che invece hanno compiuto gli anni nel periodo compreso tra il 1° febbraio e il 31 luglio 2022, l’agevolazione sarà attiva solamente per quanto riguarda il secondo semestre di possesso del televisore. Ad essere esonerati dal pagamento del canone Rai sono inoltre i militari. A questi si aggiungono anche i riparatori di apparecchi TV, che gestiscono attività e diversi televisori senza però legati al loro utilizzo personale o domestico. La quarta categoria esente comprende gli intestatari di utenza elettrica che però non hanno in casa quello che si definisce un “apparecchio televisivo”.
“Nell’ultimo anno Roma Capitale ha messo a disposizione delle persone con i requisiti per l’accesso all’Edilizia Residenziale Pubblica 350 case popolari. Un numero importante, nonostante la situazione drammatica che abbiamo quando ci siamo insediati (circa 36 assegnazioni nel secondo semestre 2021)”.
Così, in una nota, l’assessore al Patrimonio e alle Politiche abitative, Tobia Zevi. “Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo lavorato duramente per sbloccare la graduatoria. E così abbiamo fatto, perché siamo partiti con 70 assegnazioni nel primo semestre, mentre nel secondo semestre abbiamo accelerato fino a raggiungere l’obiettivo di circa 10 assegnazioni a settimana, più di una al giorno, circa 84 in tre mesi al netto dei giorni festivi”, prosegue. “A tutto questo – precisa – va aggiunto un ulteriore elemento di vanto per l’Amministrazione: in estate, insieme alla Regione Lazio e alla Prefettura di Roma, abbiamo concluso con grande successo due grandi sgomberi di palazzi occupati, coerentemente con la nostra idea di ‘da casa a casa'”, liberando senza l’uso della forza pubblica lo stabile in via delle Province e l’ex clinica Valle Fiorita: 201 alloggi popolari consegnati a tutti coloro che rispettavano i requisiti per l’Edilizia Residenziale Pubblica”.
“Ma il lavoro – prosegue ancora la nota – non è affatto concluso: in estate, durante la variazione di bilancio, il Sindaco Roberto Gualtieri ha stanziato circa 220 milioni di euro per acquistare nuove case popolari per le persone in graduatoria, che nel frattempo abbiamo sbloccato. E grazie a queste risorse siamo in procinto di acquistare, non appena arriverà l’approvazione dell’Assemblea Capitolina, 199 unità immobiliari dall’INPS, di cui 120 case. Il primo stock che ci apprestiamo ad acquistare di una lunga serie che ne arriveranno. Non dimentichiamoci che Roma è stata la prima città ad applicare la deroga sull’articolo 5 del decreto Lupi, dando l’accesso ai servizi fondamentali come residenza e allacci alle utenze, quindi dignità, a migliaia di persone della nostra città. Lo abbiamo detto e lo confermiamo anche oggi: la casa è al centro della nostra politica”, conclude Zevi.
Fonte: Agenzia Ansa
Niente sanzione pecuniaria per chi “acquista un immobile senza aver in alcun modo partecipato, conosciuto o beneficiato di un illecito edilizio” riscontrato nell’immobile.
È la motivazione di una sentenza con cui il Consiglio di Stato ribadisce l’annullamento di una multa di 6.500 euro che il Comune di Genova nel 2010 aveva ingiunto di pagare a una società proprietaria di un locale commerciale.
La società aveva acquistato nel 1996 una unità immobiliare al cui interno era stato realizzato, dal precedente proprietario, un soppalco in muratura di 3,20 metri quadrati. In seguito a sopralluoghi, il Comune di Genova aveva accertato che il soppalco era stato costruito senza autorizzazioni, come l’accorpamento di due locali mediante l’apertura di un varco nel muro che divide i locali stessi.
Il Comune aveva fatto scattare una sanzione pari al doppio dell’aumento di valore dell’immobile conseguente alla realizzazione del soppalco in base ad una relazione di stima dell’Agenzia del Territorio. “Il proprietario incolpevole, ancorché tenuto a prestare la sua collaborazione per la rimozione materiale dell’abuso, non può essere destinatario delle sanzioni pecuniarie previste per colpire i responsabili dell’abuso”, spiega il Consiglio di Stato nella sentenza che ha respinto il ricorso in appello del Comune di Genova stabilendo definitivamente la nullità della sanzione.
Fonte: Agenzia ANSA
Avrà evidenti effetti sul mercato delle compravendite immobiliari, la banca dati per case e uffici varata con un decreto (n. 304 del 4 agosto 2022) emanato dai ministeri della Transizione Ecologia, dell’Economia e dell’Innovazione tecnologica e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 221 del 21 settembre 2022. Il data base che verrà realizzato, in linea con una delle misure previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), sarà gestito dall’Enea (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile). Grazie a questo strumento sarà possibile individuare dove sono necessari interventi di riqualificazione energetica e si potrà disporre di una mappa aggiornata del parco immobiliare nazionale.
I dati per realizzare questa “banca” giungeranno dal catasto nazionale degli attestati di prestazione energetica (Ape), dallo sportello unico certificatori energetici abilitati, dal Gestore dei servizi energetici (Gse), dal Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici, dal progetto Patrimonio della Pubblica Amministrazione., dalla banca dati dell’Agenzia del demanio, dagli archivi catastali gestiti dall’Agenzia delle entrate e dall’Enea. Nel nuovo portale confluiranno inoltre tutte le informazioni sull’edilizia scolastica, e tutti i dati del repertorio nazionale dei dati territoriali, dell’anagrafe della popolazione residente e di quella dei numeri civici e delle strade urbane.
Nel data-base saranno immagazzinati anche:
– i dati relativi alla consistenza degli edifici e delle unità immobiliari (superficie, volume, numero di vani, anno di costruzione, categoria catastale);
– le caratteristiche energetiche per edificio e unità immobiliari (classe APE, consumi annui per vettore energetico, potenza in prelievo, superficie disperdente opaca e trasparente, trasmittanze delle superfici opache e trasparenti, tipologie di impianto di riscaldamento, ACS, condizionamento, produzione di energia elettrica, colonnine di ricariche, nonché relative potenze e rendimenti);
– gli interventi di manutenzione (elemento edilizio, anno di realizzazione dell’intervento, incentivo percepito per l’intervento);
– le informazioni sul tema dei servizi pubblici e privati (allegato I al decreto) e quelle concernenti i certificatori energetici abilitati, di cui al dpr n. 75/2013;
– le valutazioni del potenziale di risparmio (elenco degli interventi, costi di realizzazione, risparmi attesi);
– altre informazioni generali censite dall’Istat (codice comunale, sezione di censimento, popolazione residente, aree montane, zone climatiche, zone di rischio sismico, rischio idrogeologico, consumi idrici).
Nelle premesse, il decreto sottolinea che le informazioni inserite nel data-base saranno necessarie per lo sviluppo di strumenti di consulenza e pianificazione per i cittadini, in modo da guidarli nel processo di miglioramento della propria unità immobiliare, anche al fine di ottimizzare gli investimenti dei proprietari.
Il provvedimento afferma inoltre che gli strumenti previsti nel portale – se opportunamente sviluppati – in aggiunta agli incentivi esistenti, potranno costituire un potente volano per incrementare le riqualificazioni degli edifici collocati sul territorio nazionale, incrementare gli effetti della ripresa economica e raggiungere una completa decarbonizzazione del comparto civile entro il 2050, come indicato dalla normativa comunitaria. Dunque, una sorta di “passaporto dell’edificio”.
Con un avviso del 7 dicembre, il MIMIT informa che la Commissione europea, con Decisione del 6 dicembre 2022, ha autorizzato fino al 2023 la proroga della misura “Piano voucher” per le imprese, finalizzata a sostenere la domanda di connettività delle micro, piccole e medie imprese, estesa anche ai professionisti (persone fisiche titolari di partita IVA che esercitano una professione intellettuale, in proprio o in forma associata) , compresi i professionisti ordinisti e non che esercitano la professioni in forma individuale o associata.
Nella comunicazione viene precisato che la proroga era stata richiesta dal Governo italiano, in considerazione degli oltre 430 milioni di euro ancora disponibili e tenuto conto dell’estensione della platea dei beneficiari ai professionisti avvenuta nel maggio scorso.
Sulla base del provvedimento emesso dalla Commissione, i voucher potranno continuare ad essere attivati dagli operatori fino al 31 dicembre 2023 a seguito di richiesta presentata dai beneficiari, per i quali la misura prevede il riconoscimento di un contributo sotto forma di sconto sul prezzo di vendita dei canoni di connessione ad internet in banda ultra larga.
I beneficiari possono optare per diverse tipologie di voucher, il cui costo varia da un minimo di 300 euro ad un massimo di 2.500 euro, che si differenziano sulla base delle prestazioni del servizio, in termini di velocità di connessione (da un minimo di 30 Mbit/s fino ad un massimo di oltre 1 Gbit/s), e della loro durata (da 18 a 24 mesi).
La ripartizione prevista è:
– al finanziamento dei voucher di tipologia A viene destinato il 15% delle risorse stanziate, distribuito per il 14% a favore dei voucher A1 e per l’1% a favore dei voucher A2;
– al finanziamento dei voucher di tipologia B viene destinato il 20% delle risorse stanziate;
– al finanziamento dei voucher di tipologia C viene destinato il 65% delle risorse stanziate.
Il voucher è rivolto a micro, piccole e medie imprese; persone fisiche titolari di partita IVA che esercitano, in proprio o in forma associata, una professione intellettuale (articolo 2229 del Codice civile) o una delle professioni non organizzate (legge 14 gennaio 2013, n. 4).
Viene precisato che gli interventi sono finanziati con risorse statali del Fondo Sviluppo e Coesione 2014-2020, per un ammontare complessivo di circa 589 milioni di euro.
Esistono diverse tipologie di voucher:
– Voucher A1: Voucher con contributo di connettività pari a 300 euro per un contratto della durata di 18 mesi che garantisca il passaggio ad una connettività con velocità massima in download compresa nell’intervallo 30 Mbit/s – 300 Mbit/s.
– Voucher A2: Voucher con contributo di connettività pari a 300 euro per un contratto della durata di 18 mesi che garantisca il passaggio ad una connettività con velocità massima in download compresa nell’intervallo 300 Mbit/s – 1 Gbit/s. Per connessioni che offrono velocità pari ad 1 Gbit il voucher potrà essere aumentato di un ulteriore contributo fino a 500 euro a fronte di costi di allaccio alla rete sostenuti dai beneficiari.
– Voucher B: Voucher con contributo di connettività pari a 500 euro per un contratto della durata di 18 mesi che garantisca il passaggio ad una connettività con velocità massima in download compresa nell’intervallo 300 Mbit/s – 1 Gbit/s. Per connessioni che offrono velocità pari ad 1 Gbit il voucher potrà essere aumentato di un ulteriore contributo fino a 500 euro a fronte di costi di allaccio alla rete sostenuti dai beneficiari.
(Per tale tipologia di voucher è prevista una soglia di banda minima garantita pari ad almeno 30 Mbit/s).
– Voucher C: Voucher con contributo di connettività pari a 2.000 euro per un contratto della durata di 24 mesi che garantisca il passaggio ad una connettività con velocità massima in download superiore ad 1 Gbit/s. Il voucher potrà essere aumentato di un ulteriore contributo fino a 500 euro a fronte di costi di allaccio alla rete sostenuti dai beneficiari (Per tale tipologia di voucher è prevista una soglia di banda minima garantita pari ad almeno 100 Mbit/s).
La misura prevede il riconoscimento di un contributo, sotto forma di sconto, sul prezzo di vendita dei canoni di connessione ad Internet in banda ultra larga.
L’attuazione dell’intervento è affidata ad Infratel Italia S.p.A., sotto la vigilanza della Direzione Generale per i Servizi di Comunicazione Elettronica, di Radiodiffusione e Postali (DGSCERP) del Ministero.
Fonte: fiscoetasse.com
Nel 2022 il settore delle costruzioni si è riavvicinato ai livelli del 2007: un risultato che nel 2019 era impensabile. Inoltre, se si considerano i valori correnti, gli investimenti in costruzioni nel 2019 valevano 141 miliardi di euro, nel 2022, 232 miliardi. Le costruzioni del 2022, infatti, costano il 15/20% in più di quanto costavano nel 2019 secondo le fonti ufficiali, il 25/30% secondo le analisi del Cresme.
I dati arrivano dal XXXIII Rapporto congiunturale e previsionale ‘Il mercato delle costruzioni 2023’ redatto dal Cresme e presentato nei giorni scorsi.
Quantità e prezzo hanno dunque determinato due anni eccezionali di crescita delle costruzioni, con tassi da anni ’60, trainati da incentivi fiscali per la ristrutturazione e dalle opere pubbliche, spiega il Cresme. A crescere, anche le nuove costruzioni residenziali e non residenziali. E anche il mercato immobiliare è cresciuto: le compravendite di abitazioni hanno infatti raggiunto, e in diverse realtà superato, i livelli del 2006-2007.
L’inflazione ha poi cominciato a incidere anche sui prezzi delle case, quindi sui comportamenti della domanda, anche perché stipendi e salari non vengono adeguati.
“La nuova fase che stiamo vivendo – precisa il Cresme – riporta sul mercato il tema dell’inflazione e dei tassi di interesse: cosa succederà nei prossimi due anni e come questo inciderà sul mercato delle costruzioni e dell’immobiliare è uno dei temi chiave da affrontare”.
Boom nel 2021-2022
Negli ultimi due anni il mercato delle costruzioni è stato alimentato da importanti risorse private (il risparmio accumulato dalle famiglie e dalle imprese nel 2020 e nel 2021) e da importantissime risorse pubbliche: l’eccezionale stagione degli incentivi e il PNRR, ma anche da stanziamenti per le opere pubbliche che arrivano dal 2014/2015 e che sono diventate aggiudicazioni di lavori a partire dal 2021, hanno fatto crescere il mercato in due anni con una accelerazione da Paese in via di sviluppo.
Nella riqualificazione e nelle aggiudicazioni dei bandi di opere pubbliche la crescita è stata del 45/50% in un solo anno. Si è entrati in una fase di eccessi, una fase irragionevole rispetto al rapporto tra domanda e offerta.
Le prospettive per i prossimi anni
Nel mercato della riqualificazione l’inversione è attesa per il 2023. Sarà più lenta di quanto dovrebbe essere, perché il 2022 non basterà a coprire l’onda della domanda. Gli incentivi andranno riducendosi e fermeranno il principale motore che ha trainato le costruzioni.
Ma nel 2023, a maggio, quando si presenteranno i bilanci del 2022, si faranno anche i conti con i crediti fiscali accumulati e con i rischi di tenuta di molti operatori.
La forte crescita del PIL nel 2021 e nel 2022 ha però radici profonde nelle costruzioni e nel superbonus. La frenata degli incentivi darà una frenata per il PIL, e come si fermerà e come proseguirà questo mercato è uno dei grandi temi chiave del Rapporto del Cresme.
Risparmiare vuole anche dire intervenire sulle proprie abitudini, modificando le attività che contribuiscono allo spreco di energia elettrica andando a incidere sul costo delle bollette. In questo periodo gli inviti all’utilizzo parsimonioso degli elettrodomestici più dispendiosi a livello di corrente si sprecano. È però difficile riuscire a quantificare l’impatto sulle nostre tasche di ogni singolo strumento. Ad esempio, quanto incide sulla bolletta l’utilizzo del televisore?
Vivere con la TV accesa è una realtà comune a tanti. Per molti è un sottofondo che non può mancare. Non manca chi lascia il televisore acceso anche di notte perché si addormenta mentre lo sta guardando. Numerose, poi, le persone che lasciano la tv accesa anche quando escono, affinché l cane o il gatto non si sentano troppo soli.
Ma quanto consuma un televisore lasciato acceso tutto il giorno?
Non ci sono valori assoluti. L’unica cosa certa è che le TV a schermo LCD sono molto più dispendiose in termini energetici rispetto a quelle a LED. Inoltre, un aspetto che incide notevolmente sui consumi è la grandezza dello schermo: più la superficie è estesa, più l’elettrodomestico consuma energia. Per esempio, un LCD da 32″ consuma circa 90-130 Watt, mentre un 37 pollici che può arrivare anche a 150 Watt. Con più pollici, (40) un LCD arriverà a consumare 175 W. Confrontando questo valore con quello della tecnologia LED la differenza è sostanziale: una tv a LED delle stesse dimensioni arriva a 95 W.
Il range possibile per le televisioni è inoltre molto ampio: richiedono una potenza minima di 50 W ma possono arrivare anche a 600 W.
Per quanto riguarda la spesa effettiva, si può dire che il costo medio dell’energia elettrica è di 0,25 €/kWh e, che conoscendo le proprie abitudini di consumo, sarà semplice calcolare la propria spesa.
Il problema insomma non è quanto consuma la TV, ma per quante ore e quante volte al giorno la accendiamo.
Calcolando l’impatto giornaliero di un LCD medio potremmo dire che il suo costo sarà di circa 1 euro, quindi quasi 360 euro di energia in un anno.
Una strategia di risparmio è quella di tener sotto controllo le ore di alimentazione perché la luce stand-by può sembrare un consumo irrisorio quando, in realtà, stiamo parlando di 3 Watt all’ora, quindi 72 W al giorno. In un anno insomma la spia rossa che rimane accesa quando la tv è in stand-by ci viene a costare circa 6 euro. La soluzione è semplice e veloce: scollegare l’apparecchio la sera collegandolo a una ciabatta a interruttore. Si potrà evitare di staccare ogni volta la spina della TV ma il risparmio sarà assicurato.