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casa in costruzione

Federcostruzioni, il rapporto sulla filiera

Presentato al SAIE, la Fiera delle costruzioni che si è svolta nei giorni scorsi a Bari, il Rapporto Federcostruzioni: il settore tiene nonostante l’inflazione e le preoccupazioni per il futuro degli incentivi. Nel 2022 la crescita è stata del 19,6%, quella stimata per il 2023 è del 4%.

I dati confermano che quella delle costruzioni è una filiera forte e trainante del PIL del Paese, in una percentuale che supera il 50 per cento, secondo il MEF in una % che supera il 50%. Nel 2022 il comparto ha infatti raggiunto i 600 miliardi di euro di valore, in crescita del +19,6% rispetto al 2021 (+100 miliardi), con più di 3 milioni di occupati (+9%). Una crescita sostenuta in particolare dai bonus edilizi e dal PNRR.

Per quanto riguarda l’anno in corso è attesa una crescita del +4%, ma le incertezze per il prossimo futuro sono molte, soprattutto a causa dell’aumento dell’inflazione e dei costi dell’energia, ma anche a motivo della crisi geopolitica e, in particolare, al consistente ridimensionamento del Superbonus, che in questi ultimi anni ha trainato la filiera delle costruzioni facendole raggiungere risultati prima impensabili.

Per quanto riguarda le prospettive future, uno dei principali ambiti di sviluppo per il settore sarà quello della riqualificazione del patrimonio esistente, anche per l’impatto della Direttiva Case Green che richiede, per gli edifici residenziali, il raggiungimento almeno della classe di prestazione energetica E e la D entro il 2033, per arrivare alle 0 emissioni al 2050.

“Nonostante le incertezze del momento, la filiera confida in una piena attuazione del PNRR e una gestione oculata e concreta della transizione verde per garantire non solo una risposta robusta e flessibile alle urgenti sfide sociali e ambientali che caratterizzano il nostro tempo, ma anche la competitività green della nostra filiera industriale. È urgente poi risolvere la problematica dei crediti incagliati e concedere proroga per i lavori già in corso relativi al Superbonus 110%”, ha precisato Paola Marone, Presidente di Federcostruzioni, durante la presentazione del Rapporto.

Un defibrillatore in ogni palazzo

Un defibrillatore in ogni condominio, con l’obiettivo di rendere le abitazioni un punto di primo soccorso in caso di arresto cardiaco. È la proposta di Camera arbitrale internazionale, che ha dato vita al progetto Condominio CardioProtetto, individuando due partner: DAE Italia, azienda per la prevenzione e trattamento dell’arresto cardiaco, e Re-Heart, associazione che a livello nazionale diffonde la cultura di primo soccorso con corsi BLS/BLS-D rivolti a personale laico e sanitario.

“Il condominio, storicamente identificato come luogo di lite, può diventare uno spazio per fare prevenzione e salvare vite: i condomìni possono diventare il cuore di un’iniziativa che mira a sensibilizzare sul tema della sicurezza sanitaria”, precisa Rocco Guerriero, presidente della Camera arbitrale internazionale, in una nota.

“La campagna del Condominio CardioProtetto nasce dalla volontà di diffondere sempre più uno strumento fondamentale quale è il defibrillatore. I dati ci dicono infatti che ogni anno in Italia vengono registrati 73 mila arresti cardiaci, circa 200 al giorno. Davanti a un evento di questo genere abbiamo al massimo 4 minuti per intervenire ed evitare danni cerebrali; 10 minuti per evitare danni irreversibili”, precisa la nota, che prosegue con le indicazioni salva-vita: “Questi numeri possono essere sovvertiti se si agisce con rapidità. Ognuno di noi può farlo: in attesa dei soccorsi, che mediamente arrivano in 15-20 minuti, è importante intervenire con un Supporto di Base delle Funzioni Vitali integrato con l’uso di un defibrillatore”.

La Camera arbitrale internazionale raccoglie oltre 1.300 giudici arbitrali iscritti e 60 sedi sul territorio nazionale. Si occupa da anni anche di controversie condominiali attraverso la propria sezione del Tribunale arbitrale dell’immobiliare e del condominio.

Comunicato stampa

Istat, le previsioni della popolazione residente e delle famiglie

Le nuove previsioni sul futuro demografico del Paese, realizzate dall’Istat e aggiornate al 2022, restituiscono tendenze difficilmente controvertibili, pur se in un quadro nel quale non mancano elementi di incertezza. La popolazione residente è in decrescita: da 59 milioni al 1° gennaio 2022 a 58,1 milioni nel 2030, a 54,4 milioni nel 2050 fino a 45,8 milioni nel 2080.
Il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa tre a due nel 2022 a circa uno a uno nel 2050.
Pur in un quadro di invecchiamento comune, le differenze strutturali tra Nord e Mezzogiorno del Paese si amplificano.
In crescita le famiglie ma con un numero medio di componenti sempre più piccolo. Meno coppie con figli, più coppie senza: entro il 2042 solo una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non ne avrà.

Codice di condotta per i call center

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha approvato il Codice di condotta finalizzato a contrastare la pratica del teleselling (vendita per via telefonica) illegale ed aggressivo e a favorire l’adesione da parte dei consumatori a contratti rispettosi della normativa vigente.
Il Codice di condotta definisce una serie di misure da recepire nei contratti tra operatori di comunicazioni elettroniche e partner commerciali che svolgono attività di call center ispirate ai seguenti principi:
– trasparenza dei contratti con gli utenti finali conclusi telefonicamente;
– utilizzo corretto delle liste di numeri telefonici, come fornite dagli operatori;
– regolazione del sub-appalto delle attività dei call center;
– obbligo di richiamabilità del call center da parte del cliente;
– obbligo di iscrizione al ROC dei call center;
– divieto di modificare il Caller Line Identification della linea da cui origina la chiamata al cliente.
L’adesione al Codice di condotta da parte di operatori e call center è su base volontaria; le misure in esso contenute sono quindi vincolanti solo per coloro che vi hanno aderito. Ad oggi hanno dichiarato l’adesione al Codice di condotta i principali operatori di comunicazioni elettroniche. L’Autorità pubblica l’elenco dei sottoscrittori del Codice.
Non rientrano nell’ambito di applicazione del Codice di condotta tutte le modalità di contatto sviluppate tramite canali diversi da quello telefonico vocale quale, ad esempio, il canale SMS.
Si rileva inoltre un impianto normativo insufficiente ad assicurare un efficace contrasto al fenomeno del teleselling illegale; mancano norme che obblighino i call center ad adottare una numerazione riconoscibile, indicata dall’Autorità, e consentano di contrastare il cosiddetto spoofing del numero telefonico, oggi agevolato dalle nuove tecnologie, con una portata non solo nazionale.

Fonte: www.agcom.it

Ristrutturazione casa in un condominio: cosa è importante sapere

Vivere in condominio può offrire numerosi benefici, ma a volte comporta anche alcune problematiche. Tra queste, ad esempio, c’è quella relativa alla ristrutturazione di casa, che quando si vive in condominio necessita di moltissime attenzioni in più.

Le domande che le persone si pongono, quindi, riguardano principalmente alla possibilità di effettuare ristrutturazioni e quali siano le norme da seguire. In condominio si condivide gli spazi con altre persone ed è perciò importante conoscere come muoversi per non recare disturbo a nessuno e cosa esattamente ci è concesso fare.

Per togliersi ogni dubbio e sapere di andare sul sicuro, la risposta migliore è sempre quella di affidarsi a professionisti. Su alcuni shop online, come quello di Leroy Merlin, è possibile trovarne facilmente di specializzati in grado di offrire competenza nella ristrutturazione di casa anche nel caso di condomini.

In questo articolo, daremo qualche indicazione in merito, per avere una panoramica su quali sono le cose a cui prestare attenzione quando si decide di ristrutturare una casa di condominio.

Posso ristrutturare la mia casa di condominio?
Prima di capire quali sono le regole a cui bisogna prestare attenzione, bisogna comprendere se è possibile effettuare ristrutturazione. Un ambiente condominiale è un ambiente condiviso, perciò è davvero possibile modificarlo in autonomia?
La risposta è affermativa: ogni proprietario ha infatti la libertà di apportare cambiamenti e miglioramenti al proprio appartamento, questo perché ha effettivo controllo e responsabilità sul proprio spazio privato.
Ovviamente, questo discorso è valido nel caso di appartamenti di proprietà, dove il condomino ha la massima autorità decisionale su interventi di ammodernamento e manutenzioni dell’immobile.
Il discorso è molto diverso nel caso di un affitto, dove tutte le decisioni spettano al proprietario di casa e non all’affittuario, il quale deve fare riferimento solo a lui per qualsiasi tipo di necessità sulla struttura.
Infine, nel caso si abbia la necessità di ristrutturare le parti comuni, come ad esempio la facciata o i balconi, è fondamentale aver inoltrato richiesta all’amministratore e aver ottenuto l’approvazione di tutte le parti, compresi gli altri condomini.

Documenti e permessi necessari
Quando si decide di procedere con una ristrutturazione della casa il primo passaggio è quello della burocrazia: è necessario richiedere permessi e preparare i giusti documenti. Situazione che si fa un pochino più macchinosa in caso di case di condominio.
Come prima cosa, le normative vigenti obbligano a presentare una richiesta di autorizzazione al comune per la maggior parte degli interventi edilizi, comprese quelle per le ristrutturazioni condominiali.
Un passaggio fondamentale è poi la comunicazione preventiva all’amministratore del condominio affinché sia a conoscenza dei lavori programmati e possa consigliare sugli interventi autorizzati e sul rispetto degli orari.
Anche se per la maggior parte delle ristrutturazioni all’interno dell’unità immobiliare non è necessario che vi sia l’approvazione dell’assemblea condominiale, è infatti sempre prudente informare l’amministratore e gli altri condomini, come atto di cortesia
Prima di avviare qualsiasi intervento, è infine importante verificare attentamente il regolamento condominiale, per comprendere eventuali limitazioni orarie o restrizioni relative all’uso di spazi comuni.

Regole di orari e rumori
Nonostante il proprietario dell’appartamento abbia piena libertà di effettuare lavori di ristrutturazione interni, possono comunque essere presenti delle regole per quanto riguarda gli orari in cui farli, i giorni e il rumore acconsentito.
Tutte queste norme vengono decise in fase di assemblea e sono presenti nel regolamento condominiale, ma nel caso non fossero presenti si applicano quelle di livello nazionale: queste permettono di effettuare interventi rumorosi solo nelle fasce orarie che vanno dalle 8 alle 12.30 e dalle 16 alle 19.
Inoltre, è vietato svolgere lavori rumorosi durante il fine settimana e nei giorni festivi, tenendo conto delle necessità dei vicini, specialmente qualora avessero impieghi con orari notturni e quindi avessero bisogno di riposare durante il giorno.
Per quanto concerne i rumori prodotti durante i lavori, la legge non specifica un limite di decibel da non superare. Tuttavia, è richiesto che questi non superino una soglia di tollerabilità generale.
È altresì fondamentale mantenere la pulizia degli spazi comuni, riducendo al minimo la dispersione di polveri e utilizzando l’acqua per abbatterla in modo da evitare che si sollevi e si diffonda in modo fastidioso.
Infine, per preservare il buon stato dell’ascensore e delle aree condivise, è importante che i materiali e i detriti generati dai lavori non vengano dispersi negli spazi condominiali.

Violazione delle normative: i possibili rischi
Quando si intraprendono lavori di ristrutturazione per la propria casa è importante sapere che violare il regolamento condominiale o arrecare danni agli altri all’interno dello stabile può portare a sanzioni rilevanti.
Prima di tutto, recare disagio con eccessivo rumore può comportare un’ordinanza dal giudice affinché si interrompano i rumori molesti al di fuori delle fasce consentite. Se questi persistono o superano la soglia di tollerabilità si rischia di incorrere in un reato perseguibile per legge.
È essenziale quindi agire con buon senso e rispettare tutte le normative, avvisando i vicini e rendendosi disponibili a trattative e compromessi, nel caso in cui vi siano problematiche.
Per evitare di trovarsi in situazioni spiacevoli a causa della mancanza di conoscenza o del non rispetto delle norme, è infine una buona idea rivolgersi a dei professionisti affidabili: questi, infatti, sapranno perfettamente come muoversi affinché i lavori di ristrutturazione possano procedere nel rispetto di tutte le leggi e del quieto vivere.

Expocasa, i numeri confermano il successo

Dopo 9 giorni movimentati tra vendite, preventivi, consulenze, consigli, formazione, intrattenimento, la 60esima edizione di Expocasa ha chiuso i battenti e tirato le somme: incrementato il numero dei visitatori dalla scorsa edizione, sfiorando i 40.000 ingressi. Il 10% arriva da fuori regione. Per il 30% il pubblico di Expocasa è composto da famiglie e per il 45% da coppie, in cui si fanno spazio anche le visite in gruppo o con amici. In crescita anche il lato B2B di Expocasa, confermato dalla presenza degli oltre 4.000 operatori del settore arredo. In overbooking gli sportelli per incontrare gli esperti di settore, con più di 170 incontri in 9 giorni. I 60 eventi del 60° compleanno hanno registrato più di 1.000 iscritti, con eccezionale partecipazione all’appuntamento dedicato agli incentivi fiscali per gli interventi di abbattimento barriere architettoniche, in collaborazione con Ordine degli Architetti e CPD-Consulta per le persone in difficoltà.
Il nuovo amministratore delegato di GL Events Italia, Gabor Ganczer, già CEO di Hungexpo, terminato l’evento ha incontrato gli espositori per celebrare insieme il compleanno a cifra tonda di Expocasa. “Gli espositori sono contenti. Tanti sono presenze storiche. Alcuni sono new entry e altri sono importanti ritorni. Il flusso di pubblico è stato costante, con picchi nei due fine settimana e con persone che sono venute a Torino da fuori proprio per visitare il Salone”, ha dichiarato Ganczer. “Alla luce di questi dati non possiamo che ritenerci soddisfatti del risultato, che alza l’asticella verso traguardi futuri: puntiamo a fare sempre meglio nelle prossime edizioni e nelle nuove manifestazioni che stiamo organizzando a Lingotto Fiere”, ha precisato.
Partito il 30 settembre con un opening segnato dalle voci di grandi nomi del design italiano, il salone è proseguito declinando il mondo casa in tutte le sue sfumature con proposte di arredo, oggettistica, servizi … accogliendo anche soluzioni che integrano il verde dentro e fuori l’ambiente domestico.
Per la prima volta sono state presenti le proposte di giovani artisti con soluzioni che hanno incantato il pubblico di Expocasa. I visitatori sono venuti per cercare consigli e comprare, alcuni hanno già acquistato qui negli anni passati e sono tornati per rinnovare l’abitazione. Sono venuti a raccogliere idee per la loro casa del presente, ma anche per quella del futuro, che iniziano a immaginare. Il pubblico non guarda solo al prezzo, ma anche al design, ai materiali, alla durabilità dei prodotti. Chi compra a Expocasa sceglie oggetti e complementi che diventano parte integrante della loro vita. Per gli espositori Expocasa è l’occasione per intercettare nuovi acquirenti e avviare trattative che per molti incidono sul fatturato annuo dal 30 al 60%.
Alcuni clienti arrivano ai punti vendita anche anni dopo aver partecipato a Expocasa, avendo chiaro il ricordo del marchio, della qualità, della tipologia di prodotto. Fra le svariate aziende che partecipano al salone sin dalla prima edizione del 1963, c’è ad esempio Tolin Parquet, azienda familiare che da 3 generazioni accoglie il pubblico presentandosi come lo “psicologo del parquet”, spiegando quanto “questo prodotto possa essere una leva di odio o di amore”. Perché il legno è estremamente tecnico, dal valore non solo estetico, “va capito, prima di acquistarlo”.
Tantissime le novità che hanno incuriosito il pubblico, come lo stand Desite con le poltrone Varier, dal design accattivante e la comodità ergonomica e quello di Quooker che ha presentato un rubinetto che eroga istantaneamente acqua a 100°, fredda e gasata.
I numeri di Expocasa 2023 confermano il successo del format e al contempo riflettono il peso della filiera dell’arredamento. Solo in Piemonte, infatti, secondo i Consuntivi 2022 a cura del Centro Studi FederlegnArredo, tra imprese del legno, dell’arredo, dei mobili e dell’illuminazione, questa conta 3.255 società, 11.340 addetti e genera un fatturato complessivo pari a quasi 1.500 milioni di euro.
E mentre chiude i battenti di Expocasa, GL events Italia si prepara a ospitare un altro evento del comparto: Restructura a Lingotto Fiere dal 23 al 25 novembre. Mentre Expocasa dà appuntamento dal 28 settembre al 6 ottobre 2024.

La casa deve essere rimessa al centro delle politiche dell’abitare

I costi dell’abitare nelle città lombarde sono in notevole crescita, come dimostrano i dati di ANCE Lombardia e di FIMAA Milano Lodi Monza e Brianza, presentati a Palazzo Pirelli durante il convegno dal titolo “Il Futuro dell’abitare” organizzato dal gruppo regionale del Partito democratico. A fronte di questo occorre un patto di ampio respiro per restituire ai lavoratori la possibilità vivere all’interno dei centri urbani.

“Occorre un patto tra costruttori, produttori, istituzioni e banche per riprodurre nelle nostre città quel patrimonio di decine di migliaia di alloggi a prezzo calmierato, abbordabili per i lavoratori, per dare una risposta al bisogno di casa e rendere le nostre città inclusive”, ha spiegato la consigliera Pd Carmela Rozza, che ha introdotto il convegno. “Oggi il caro casa colpisce anche il ceto medio che viene espulso dalle città, perché non esiste più il patrimonio abitativo che esisteva fino alla fine degli anni ’80, che allora era di proprietà delle banche, delle assicurazioni, delle fondazioni e degli enti previdenziali e che nel frattempo è stato venduto. Si è coltivata l’illusione che il problema casa fosse risolto, ma abbiamo visto che non è così”.

Oggi, secondo i dati di Fimaa diffusi in apertura del convegno, il costo di un appartamento nuovo si attesta, a Milano, sui 6.340 euro al metro quadro (+18% rispetto al 2021), un appartamento recente 5.060 euro (+20,6%) e un appartamento meno recente 3.986 euro (+23,9%). “Nell’ultimo semestre”, scrive Confcommercio sulla base dei dati Fimaa “le quotazioni residenziali a Milano sono cresciute del 3% (4% per gli appartamenti vecchi)”. L’aumento dei costi, accompagnato dalla crescita dei mutui, ha determinato una flessione dell’11% delle compravendite tra il 2022 e il 2023 (confronto dati secondo trimestre).

Anche gli affitti sono cresciuti in modo significativo e in modo particolare nella cerchia dei Bastioni, dove nell’ultimo semestre i monolocali registrano un incremento del canone dell’11% e i trilocali del 6%, mentre nel centro storico il valore è del 4%. Oggi un monolocale in centro a Milano costa 1.300 euro al mese, un bilocale 1.700, a fronte di 600 e 725 euro in periferia.
I costi di costruzione dei fabbricati residenziali, secondo stime Ance, sono aumentati rispetto al 2015, di quasi il 25%, comunque oltre il 20% dal febbraio 2022, data a partire dalla quale si sono impennati i costi energetici e di materie prime come il ferro utilizzato per il cemento armato, per poi riassestarsi su valori comunque superiori all’anno di riferimento.

“Sulle politiche della casa e dell’abitare abbiamo bisogno di un grande salto di qualità – spiega Pierfrancesco Majorino, capogruppo dem e responsabile nazionale per la casa – abbiamo bisogno, come sistema Paese, di un nuovo primato pubblico: la casa va rimessa al centro delle politiche dell’abitare, servono risorse e scelte diverse e in Lombardia abbiamo, purtroppo, un esempio molto negativo sul piano istituzionale. Questo nostro confronto rappresenta l’occasione per mettere intorno a un tavolo più attori istituzionali, pubblici, privati e portatori di punti di vista anche radicalmente diversi, e rispondere a una domanda fondamentale: come fare in modo che la politica abitativa sia meno inefficace – o forse meglio, come renderla più efficace – perché oggi l’emergenza abitativa è un tema enorme e tanti sono i cittadini lombardi che non ce la fanno”.

Comunicato stampa – Gruppo consiliare del Partito Democratico in Consiglio regionale della Lombardia

Enea: agrivoltaico, pubblicata la prassi di riferimento

Individuare i requisiti necessari affinché un impianto fotovoltaico possa essere definito un ‘sistema agrivoltaico’ indicando le condizioni per la sua ottimale integrazione nel paesaggio, in accordo con le linee guida vigenti. Sono questi i contenuti e gli obiettivi della prassi di riferimento sviluppata nell’ambito di una collaborazione tra ENEA, Università Cattolica del Sacro Cuore, REM TEC e UNI (Ente Italiano Normazione) per favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili in linea con le direttive dell’Unione europea, promuovere la produzione agricola e tutelare il paesaggio, riducendo il consumo di suolo.
Grazie al know-how, alle competenze e professionalità pluriennali presenti nei suoi centri di ricerca di Casaccia e Portici, ENEA ha supportato la definizione delle tecnologie degli impianti fotovoltaici, alla luce dei più recenti sviluppi di celle e moduli commerciali, soprattutto in silicio. Per valutare in maniera oggettiva la scelta agrivoltaica rispetto ad altre soluzioni, ENEA è impegnata nell’individuare metodi di monitoraggio dei sistemi agrivoltaici, con particolare attenzione alla produzione e gestione di dati di entrambe le attività produttive. I ricercatori hanno inoltre definito le tecniche per l’integrazione dei sistemi agrivoltaici nel paesaggio, utilizzando le più recenti innovazioni nel settore dell’analisi del territorio.
“L’agrivoltaico rappresenta una soluzione per coniugare la produzione di energia elettrica da fotovoltaico con quella agricola; tuttavia, ad oggi, gli impianti agrivoltaici installati non rispondono a criteri assestati e ciò rende difficile monitorarne nel tempo le prestazioni e valutare costi e benefici”, evidenzia Girolamo Di Francia, responsabile del laboratorio Sviluppo applicazioni digitali, fotovoltaiche e sensoristiche del Centro Ricerche ENEA di Portici. “In questo contesto la nuova prassi UNI/PdR 148 può fornire un valido punto di riferimento richiamandosi alle linee guida ministeriali e, come già accaduto in altri Paesi, suggerire norme e prassi per la realizzazione di impianti agrivoltaici in modo da standardizzarne la realizzazione e consentire, al contempo, il controllo delle produzioni sia di energia elettrica che di prodotti agricoli”.

Comunicato stampa

L’inflazione non risparmia il lavoro domestico

Il 10 ottobre scadono i termini per il versamento dei contributi per il lavoro domestico. Sono chiamati a questo adempimento le famiglie che hanno dei lavoratori che si occupano dei servizi domestici o dei familiari (colf, badanti e baby sitter). Il versamento dei contributi avviene ogni tre mesi e sono relativi al trimestre precedente.

Proprio alla vigilia di questa scadenza, emerge che, conti alla mano, nei primi sei mesi del 2023 si è registrato un aumento medio del costo dei servizi offerti dai collaboratori domestici di 58 euro, che diventano quasi 80 euro netti nel caso di badanti.

Quello dei collaboratori domestici è un settore in crescita esponenziale, se si pensa che dal 2000 al 2022 l’occupazione è cresciuta del 30,5%, contro un dato medio del 10,9%. Ma anche in continua lotta con il lavoro nero, visto che il 35,6% del totale dei rapporti irregolari si concentra nelle collaborazioni domestiche, a fronte di un peso sull’occupazione che vale il 7,8%.

Sono questi alcuni dei risultati dell’indagine contenuta nel del rapporto 2023 “Family (Net) Work – Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico”, presentato da Assindatcolf (Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico), in collaborazione con Fondazione studi consulenti del lavoro.

“Al fine di studiare gli effetti prodotti sui consumi delle famiglie – è scritto nella ricerca – a luglio Assindatcolf ha promosso un’indagine presso i propri associati, da cui risulta che nei primi sei mesi dell’anno la spesa che queste hanno sostenuto per servizi domestici è mediamente aumentata di 58 euro al mese (+7,8%), passando da 733 di gennaio a 791 di luglio”. Nel dettaglio, la retribuzione corrisposta mediamente alla colf è passata da 546 euro netti di gennaio ai 561 di luglio; della baby-sitter da 747 a 859, mentre per le badanti, l’incremento netto si avvicina ai 100 euro, passando da 1.146 a 1.224.

Tale balzo in avanti ha causato ricadute sulla spesa, diventata insostenibile per il 36,9% delle famiglie: a gennaio dello stesso anno la percentuale era del 25,6%. Per quanto riguarda la crescita degli occupati, il + 30,5% si traduce in 2,5 milioni di posti di lavoro in 20 anni, di cui il 13,3% (334 mila) “sorti grazie alle famiglie italiane”. Un dato che deve necessariamente fare i conti, inoltre, con il lavoro sommerso. “Nelle collaborazioni domestiche si concentra il grosso dell’occupazione dipendente irregolare in Italia, pari al 35,6% del totale; un dato eclatante se si considera che il settore pesa, in termini occupazionali, per il 7,8% sul totale dell’economia”.

Se le attività di collaborazione domestiche fossero tutte “in chiaro”, si apprende ancora dalla ricerca, il tasso di irregolarità del lavoro dipendente in Italia passerebbe dall’attuale 11,4% al 7,3%. Nonostante la crescita degli ultimi vent’anni, comunque nel 2022 il settore delle collaborazioni ha registrato una flessione occupazionale di quasi 100 mila occupati. “Oltre al caro vita e ad un fisiologico ridimensionamento successivo alla sanatoria introdotta con il dlgs 52/2020, che aveva prodotto un netto incremento del numero di collaboratori – spiegano gli analisti – pesa anche l’innalzamento dell’età media dei collaboratori. Un fenomeno, quest’ultimo, che determinerà un fabbisogno crescente di nuovi collaboratori nei prossimi anni. Basti pensare che, negli ultimi dieci anni, la quota di collaboratori con più di 50 anni è passata dal 34,6% del 2013 al 52% del 2022. E per quanto riguarda le badanti tocca il 62,2%”.

Expocasa compie sessant’anni

È stata inaugurata sabato 30 settembre la sessantesima edizione di Expocasa, rassegna dedicata alle soluzioni dell’abitare che fino all’8 ottobre animerà, a Torino, gli spazi di Lingotto Fiere, presso l’Oval, con un percorso suddiviso in arredo e area tecnica.
Da sessant’anni Expocasa segue e anticipa l’evolversi del gusto dell’abitare, con l’obiettivo di raccogliere le migliori proposte delle soluzioni dell’arredamento e dell’interior design.
Ma Expocasa non è solo arredamento: l’evento ospita infatti eventi di formazione, d’intrattenimento, show-cooking e workshop sulle principali tematiche contemporanee legate alla casa.
All’interno della rassegna è infatti possibile incontrare aziende che occupano di ristrutturazioni, materiali edili e impiantistica, ma anche associazioni di amministratori di condominio e la Consulta per le Persone in Difficoltà, allo scopo di implementare gli standard di accessibilità per dare a tutti la possibilità di partecipare e vivere il salone dedicato all’abitare.
Un impegno premiato dal grande successo che riscuote edizione dopo edizione, tanto da diventare il punto di riferimento per il pubblico e per il territorio, grazie all’ampia offerta di proposte per tutti gli ambienti della casa a 360°, dall’arredamento alla ristrutturazione: dal living alla cucina, dalla zona notte alle soluzioni per il bagno, ma anche serramenti, condizionamento, smart home e domotica.
L’evento conta oltre 100 aziende e 200 marchi opportunamente selezionati da tutta Italia, che espongono ad Expocasa presentando al grande pubblico tutte le nuove soluzioni dell’abitare, per l’arredamento e le proposte tecniche.