.

L’Italia peggiora in sostenibilità ambientale e sociale

Il Rapporto di “Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile” (ASviS 2022), presentato al Festival dello Sviluppo Sostenibile, grazie ai più recenti dati statistici disponibili, elabora 33 diversi indicatori di sostenibilità permettendo, per la prima volta, di confrontare la situazione dell’Italia e dell’Unione Europea dal 2019 al 2021, gli anni precedente e successivo a quello della prima ondata di pandemia da Covid-19, che ha sconvolto tutti i trend statistici mondiali.
Durante il Festival dello Sviluppo Sostenibile è stato presentato il Rapporto annuale “L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” dell’ASviS.

IL RAPPORTO ASVIS
Dal 2016, Il Rapporto annuale “L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” dell’ASviS fa il punto della situazione italiana rispetto all’Agenda 2030 grazie al contributo degli esperti provenienti dagli oltre 300 Aderenti all’Alleanza. Tra gli strumenti statistici innovativi che caratterizzano la pubblicazione ci sono le quattro “frecce” della sostenibilità, infografiche sulle quattro dimensioni dello sviluppo sostenibile (ambientale, economica, istituzionale e sociale). Il Rapporto contiene inoltre dieci proposte sugli ambiti prioritari in cui bisogna intervenire, fornendo una visione d’insieme sulla sostenibilità nel nostro Paese, in Europa e nel mondo.
Dal Rapporto 2022 emerge, in particolare, che l’Italia ha registrato nell’ultimo biennio dei passi avanti soltanto per due Goal (7 e 8), mentre per altri due (2 e 13) viene confermato il livello del 2019. Per tutti i restanti Goal dell’Agenda 2030 (1, 3, 4, 5, 6, 9, 10, 15, 16 e 17) il livello registrato nel 2021 è al di sotto di quello del 2019, a conferma del fatto che il Paese non ha ancora superato gli effetti negativi causati dalla crisi pandemica. A causa della mancanza di dati, i Goal 11, 12 e 14 non sono analizzati fino al 2021. Nel documento si ribadisce l’allarme per i numerosi ritardi e problemi che l’attuazione dell’Agenda 2030 sta avendo in Italia e nel mondo. Il tempo a disposizione per cambiare passo sta finendo.

UN PAESE IN RITARDO
Lo scenario che emerge dal settimo Rapporto annuale presentato dall’ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, oggi al Palazzo delle Esposizioni di Roma nella giornata inaugurale del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2022 – in programma dal 4 al 20 ottobre, con oltre 900 eventi in tutta Italia e online – è chiaro: l’Italia è in ritardo nel raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 Onu. La crisi sistemica del modello di sviluppo dominante accelerata dalla pandemia, dalla guerra in Ucraina e dai cambiamenti climatici sta aumentando le disuguaglianze sociali.

LE PROPOSTE DELL’ASVIS
Le proposte trasversali contenute nel Rapporto per accelerare la transizione dell’Italia verso un modello di sviluppo sostenibile coerente con l’impegno assunto nel 2015 da tutti i 193 Paesi dell’Onu con la sottoscrizione dell’Agenda 2030 sono quelle formulate durante la campagna elettorale quando l’ASviS ha consegnato alla forze politiche ”Dieci idee per un Italia sostenibile” da realizzare nella prossima legislatura.
In sintesi: assicurare la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile; disegnare il futuro partendo dal presente; promuovere giustizia, trasparenza e responsabilità; integrare la sostenibilità nel funzionamento del Parlamento; rendere più sostenibili ed equi i territori; impegnarsi per la giusta transizione ecologica; ridurre tutte le disuguaglianze; non lasciare indietro nessuno; tutelare la salute con un approccio integrato; garantire diritti e pace, rafforzare cooperazione e democrazia. Oltre al coinvolgimento delle forze politiche, i contenuti del decalogo sono stati promossi anche tramite una campagna di sensibilizzazione con una raccolta firme su Change.org (https://chng.it/nWJjTZZCQ9) che prosegue durante il Festival dello Sviluppo Sostenibile.

MALLEN: INDICATORI SOCIALI E AMBIENTALI IN PEGGIORAMENTO
“Nonostante la ripresa registrata nell’ultimo biennio, caratterizzato dalla caduta e dal rimbalzo dell’economia causati dalla pandemia, gli indicatori di sostenibilità dell’Italia, in particolare quelli sociali e ambientali, sono in peggioramento”, ha affermato in una nota la Presidente dell’ASviS Marcella Mallen. “Per sottolineare questa situazione di emergenza abbiamo rappresentato i dati del Rapporto usando quattro frecce, relative alle quattro dimensioni della sostenibilità, ambientale, economica, istituzionale e sociale. Dal 2019 al 2021 registriamo un aumento delle disuguaglianze di reddito, una crescente difficoltà del sistema sanitario di rispondere alle esigenze dei cittadini, specialmente dei più deboli e un arretramento degli indicatori ambientali, in particolare quelli sul consumo di suolo e sulla gestione delle risorse idriche. L’urgenza di costruire un modello di sviluppo realmente sostenibile ci impone di dare una svolta radicale al nostro modo di abitare la Terra e ad impegnarci per diffondere un benessere condiviso e durevole, come indicato dall’Agenda 2030”.

STEFANINI: SIAMO IN EMERGENZA
“Il Rapporto conferma che stiamo superando la soglia tra un periodo storico in cui la crescita di produzioni e consumi, seppur con molte contraddizioni, generava un’analoga diffusione del benessere, dei diritti e della giustizia sociale a un nuovo periodo in cui la generazione della ricchezza economica porta benefici a una fascia di popolazione progressivamente più ristretta – ha dichiarato in una nota il Presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini – la frattura della pandemia, le guerre e gli scenari geopolitici mondiali, insieme al nuovo corso politico che si apre in Italia ci impongono di ripensare e cambiare passo. Le ‘quattro frecce’ lampeggiano, siamo in emergenza. Per ripartire bisogna prendere con decisione la strada della sostenibilità perseguendo i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030. Occorre un grande cambiamento, anche culturale, che deve essere innescato dalla politica e dalle istituzioni, realizzando tra l’altro le proposte del decalogo promosso dall’ASviS”.

L’Italia peggiora in sostenibilità ambientale e sociale. Il Rapporto ASviS 2022

Bollette: 4,7 milioni di italiani non le hanno pagate

Negli ultimi nove mesi, a causa dell’aumento dei prezzi energetici, 4,7 milioni di italiani avrebbero saltato il pagamento di una o più bollette di luce e gas. Il dato arriva dall’indagine commissionata da Facile.it, che mette in luce anche come il numero di morosi sia destinato ad aumentare se i prezzi continueranno a crescere. L’analisi – si legge – ha individuato in 3,3 milioni il numero di individui che potrebbero trovarsi nell’impossibilità di pagare le prossime fatture. Un fenomeno che riguarda anche le spese condominiali: infatti sarebbero oltre 2,6 milioni gli italiani che hanno saltato una o più rate del condominio. Secondo l’indagine, quindi, quasi 2 morosi su 3 (62%) hanno affermato come è la prima volta che saltano il pagamento delle bollette. E guardando i numeri più da vicino si scopre che se a livello nazionale la percentuale di chi ha dichiarato di non aver pagato una o più bollette negli ultimi 9 mesi è pari al 10,7%. Il fenomeno è più diffuso nelle regioni del Centro Italia (11,5%) e al Sud e nelle Isole (11,2%).

Fonte: Agenzia ansa

Tar Liguria, niente balconi se influiscono sull’armonia del palazzo

E’ legittimo il divieto di realizzare balconi in un palazzo, se le norme urbanistiche del Comune ritengono che un complesso immobiliare “dai tratti uniformi perderebbe l’armonia raggiunta”.
È la motivazione con cui la quale il Tar della Liguria ha respinto il ricorso di una società che si riteneva lesa dal diniego opposto dal comune di Varazze (in provincia di Savona) alla richiesta di autorizzazione per la realizzazione di sei piccoli balconi sulla facciata dell’immobile di proprietà.
La lite riguardava la legittimità dell’atto con cui il Comune di Varazze ha negato il necessario assenso alle modifiche proposte dalla società ricorrente. Modifiche che prevedevano l’ampliamento dell’immobile destinato all’attività ricettiva, con l’aggiunta di alcuni piccoli balconi posti sulla facciata della proprietà.
“Si tratta di un fabbricato ubicato nella zona di edificazione medioevale dell’abitato di Varazze, sul quale sono stati di recente realizzati degli interventi di rilievo per la sua ristrutturazione, che a tenore dell’atto impugnato hanno dato luogo ad una palazzata dai tratti uniformi che perderebbe l’armonia raggiunta ove fossero inseriti i sei balconi di cui all’istanza – spiega il Tar – Lo strumento urbanistico suddivide il territorio comunale in sub-ambiti, l’immobile in questione rientra in quello definito tra quelli per i quali in relazione al tessuto storico consolidato di impianto originario, riguardo ad edifici con linguaggio architettonico funzionale di semplici facciate intonacate, è espressamente previsto il divieto della realizzazione di balconi, pensiline o aggetti in genere”.

Fonte: Agenzia Ansa

Guida al Bonus Facciate

L’Agenzia delle Entrate ha aggiornato la Guida al Bonus Facciate nel mese di settembre 2022.
L’ultimo aggiornamento risaliva al mese di luglio. La Guida in oggetto fornisce indicazioni e informazioni utili e aggiornate per poter richiedere il Bonus Facciate, una delle tante agevolazioni messe in campo dal Governo.
Per poter fruire di tale agevolazione è importante che i lavori siano finalizzati al recupero o al restauro della facciata esterna di edifici già esistenti, di qualsiasi categoria catastale, compresi quelli strumentali e inoltre, sono inclusi nell’agevolazione anche gli interventi di pulitura o tinteggiatura esterna.
A tal proposito, la cosa più importante è che gli edifici in oggetto siano siti nelle zone A e B indicate nel decreto ministeriale n. 1444/1968 oppure in zone assimilabili a queste in base ai regolamenti edilizi comunali o alla normativa regionale.
Tra le novità introdotte con l’ultimo aggiornamento di settembre, una importante riguarda il fatto che dal 2022 il Bonus Facciate spetta con una detrazione di imposta che dal 90% è scesa al 60% delle spese sostenute sino al 31 dicembre 2022.
Chiaramente, però, coloro che hanno sostenuto le spese nel 2020 e nel 2021 hanno diritto ad una detrazione di imposta pari al 90%. La detrazione va poi ripartita in dieci quote annuali di pari importo nell’anno in cui sono state sostenute le spese e in quelli successivi.
La parte più rilevante dell’ultimo aggiornamento della Guida fatto dall’Agenzia delle Entrate riguarda le alternative alla detrazione, ovvero sconto in fattura o cessione del credito, poiché per cedere il credito o richiedere lo sconto in fattura, dal 12 novembre del 2021, è previsto l’obbligo per il contribuente di richiedere:
• visto di conformità dei dati relativi alla documentazione, così da attestare la sussistenza dei presupposti richiesti per fruire dell’agevolazione;
• attestazione della congruità delle spese sostenute da parte dei tecnici abilitati.
I sopracitati documenti non sono necessari se il contribuente utilizza la detrazione nella dichiarazione dei redditi e se si tratta di comunicazioni inviate all’Agenzia prima dell’11 novembre 2021 per le quali è stata rilasciata una regolare ricevuta di corretta ricezione della comunicazione.
Per maggiori approfondimenti, cliccare sul seguente link: https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/documents/20143/233439/Guida_Bonus_Facciate_2022.pdf/b6adbc6b-b57e-0fb8-7d90-99f18e14bd2e

A cura di Deborah Maria Foti, Ufficio Stampa ANAPI

Canone Rai: nel 2023 non più nella bolletta della luce

Nella bolletta della luce, dal 2023, non ci sarà più il canone Rai, nel rispetto del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Il Governo uscente ha infatti dato parere favorevole alla richiesta della Commissione europea, che considera un onere improprio questa voce, se inserita nelle bollette. Tra le questioni che il nuovo Governo dovrà affrontare nell’immediato c’è pertanto anche quella del canone RAI, una tassa pagata controvoglia dalla maggior parte degli italiani.

CANONE RAI: CHI DEVE PAGARLO E QUANTO
Il canone RAI è un’imposta sulla detenzione di apparecchi in grado di ricevere i programmi televisivi. In pratica, chiunque possieda un apparecchio televisivo che riceve il segnale digitale terrestre o satellitare è obbligato a pagare il canone. Sono invece esclusi dall’obbligo i vecchi televisori analogici e i computer.
Chi non vuole pagare deve dichiarare per iscritto di non possedere, né a titolo personale né attraverso familiari conviventi, alcun apparecchio tv o similare (col rischio di forti sanzioni in caso di dichiarazioni prive di fondamento).
Dal 2016, è la titolarità di un’utenza domestica residente di fornitura elettrica a far presumere la detenzione dell’apparecchio televisivo, comportando l’addebito dell’importo del canone direttamente nella bolletta dell’elettricità, 90 euro suddivisi in 10 rate. Contro questa modalità di riscossione della tassa, introdotta dal governo Renzi, si è però scagliata l’UE sostenendo che è contro il principio di trasparenza verso gli utenti.

CANONE RAI E RIFORMA DEL MERCATO DELL’ENERGIA
Il canone RAI dovrà quindi sparire dalla bolletta elettrica a partire dal 1° gennaio 2023, come previsto dal Decreto Energia dello scorso aprile, che dà attuazione all’impegno preso dal governo con l’UE a margine dell’approvazione del PNRR. L’imposta sarà dunque svincolata dall’utenza elettrica per rendere più trasparente la bolletta, che non potrà più contenere oneri non legati al settore di mercato.

COME POTREBBE CAMBIARE NEL 2023
Con l’eliminazione dalla bolletta elettrica, il canone tornerà a essere gestito in autonomia. Quando fu introdotto il pagamento del canone in bolletta venne registrato un incremento del 41% degli incassi rispetto all’anno precedente. Il ritorno alla precedente modalità di pagamento potrebbe quindi determinare un’impennata del tasso di evasione, che attualmente si attesta al 3%, mentre fino al 2016 aveva raggiunto il 27%.
Una delle ipotesi più accreditate per il pagamento del canone Rai è quella di inserirlo all’interno della dichiarazione dei redditi, tramite Modello 730 o Modello Redditi PF. Altre proposte prevedono di affidare la riscossione alle Regioni, come già accade per le Province Autonome e le Regioni a Statuto Speciale, e ad altri modelli in vigore all’estero. Ad esempio, in Francia l’imposta TV è legata alla tassa sulla casa, in Israele alla tassa sull’auto, mentre nel Regno Unito e in Svizzera la riscossione è affidata a società di recupero crediti. Spagna, Belgio, Ungheria, Norvegia, Svezia, Finlandia e Turchia hanno invece eliminato il canone TV è stato eliminato, almeno formalmente, lasciando allo Stato il compito di distribuire fondi alle reti pubbliche, e quindi finanziando la spesa con le tasse dei contribuenti.

PER IL CODACONS VA ABOLITO
A sostenere l’abolizione del canone RAI è il Codacons, convinto che la TV pubblica possa fare a meno dei 1,8 miliardi di euro versati ogni anno dai contribuenti, tagliando qualche spreco e autofinanziandosi attraverso la raccolta pubblicitaria, come fanno le altre reti radiotelevisive.
Da rilevare, però che dai dati del Bilancio di sostenibilità RAI 2021, la componente di ricavi proveniente dalla pubblicità ammonta a soli 680 milioni di euro, pari a un quarto delle entrate totali. Un importo che da solo non copre i costi operativi. Sarà pertanto difficile che il canone venga totalmente abolito, ma è più probabile che sia individuato un nuovo metodo di pagamento.

L’ESONERO DAL PAGAMENTO
Sono esonerati dal versamento gli over 75 con reddito annuo non superiore a 8.000 euro e senza conviventi titolari di un reddito proprio (esclusi collaboratori domestici, colf e badanti); diplomatici e militari stranieri; funzionari stranieri di organizzazioni internazionali; personale civile e militare di cittadinanza non italiana appartenente alla NATO.

Toscana, contributi per i canoni d’affitto

indagine affitti

Oltre 20 milioni di euro. E’ questo il budget proveniente dal Fondo nazionale per l’integrazione canoni di locazione anno 2022, che la Regione mette prontamente a disposizione dei Comuni per l’erogazione dei contribuiti a sostegno del pagamento dei canoni di locazione, sostenendo così le famiglie a basso reddito.
Il provvedimento, si spiega in una nota, è stato approvato dalla giunta regionale nella sua ultima seduta su proposta dell’assessora regionale alle Politiche sociali Serena Spinelli.
Le risorse stanziate (esattamente 20 milioni e 986 mila euro) serviranno ad alleviare l’onere del pagamento mensile per le famiglie che hanno determinati requisiti di reddito. Per raggiungere questo obiettivo i fondi saranno trasferiti dalla Regione ai Comuni che, attraverso bandi, li erogheranno alle famiglie titolari di un contratto di locazione regolarmente registrato, ma con un rapporto canone/reddito tale da non consentire il regolare pagamento dell’affitto.
Secondo il presidente della Toscana, Eugenio Giani “l’intervento conferma, per qualità e dimensione, la forte e centrale attenzione del governo regionale alla tutela di quella parte di società toscana che con maggior pesantezza ha subito gli effetti della pandemia e della difficile situazione economica. Difendere il diritto alla casa è per la Regione un obiettivo prioritario ed è fondamentale in questo impegno il rapporto e la collaborazione con gli enti locali”.
“Questi contributi attenuano per molte persone e famiglie il peso di una delle voci di spesa più significative e inevitabili – ha sottolineato Spinelli -. La cifra disponibile quest’anno è in assoluto la più alta sin qui erogata, ma si inserisce anche in una fase della vita economica e sociale estremamente difficile in cui il costo dell’affitto diventa in molti casi ancora più difficile da sostenere, che rende questi strumenti ancora più necessari”.

Fonte: Agenzia Ansa

Il costo medio dei servizi delle imprese di pulizie

Con il decreto direttoriale n. 25 del 6.6.2022, il ministero del lavoro ha fornito le tabelle del costo medio orario per il personale dipendente da imprese di servizi di pulizia, disinfestazione, servizi integrati e multiservizi.
Nel decreto viene precisato che: “Il costo del lavoro determinato dal decreto è suscettibile di oscillazioni in relazione:
– a) ad eventuali benefici (contributivi, fiscali od altro) previsti da disposizioni normative di cui l’impresa può usufruire;
– b) ad eventuali oneri derivanti dall’applicazione di accordi integrativi aziendali, nonché specifici costi inerenti ad aspetti logistici (indennità di trasferta, lavoro notturno, ecc.);
– c) ad oneri derivanti da specifici adempimenti connessi alla normativa in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (ai sensi del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81)”.
Si ricorda che il “costo medio orario del lavoro” è il frutto dell’attività di elaborazione del Ministero del lavoro con l’analisi e dall’aggregazione di dati inerenti a molteplici istituti contrattuali e che non rappresenta pertanto un limite inderogabile per gli operatori economici partecipanti a procedure di affidamento di contratti pubblici, ma solo un parametro di valutazione della congruità dell’offerta, con la conseguenza che lo scostamento da esse, specie se di lieve entità, non legittima di per sé un giudizio di anomalia (Consiglio di Stato, V, 6 febbraio 2017, n. 501; altresì, sez. III, 13 marzo 2018, n. 1609; III, 21 luglio 2017 n. 3623; 25 novembre 2016, n. 4989). I costi medi della manodopera, indicati nelle tabelle (ministeriali), del resto, svolgono una funzione indicativa, suscettibile di scostamento in relazione a valutazioni statistiche ed analisi aziendali come specificato in molte sentenze dei tribunali amministrativi regionali (. T.A.R. Lazio, Roma, II bis, 19 giugno 2018, n. 6869).

dd-costo-lavoro-multiservizi-2022-con-tabelle

Fonte:
https://www.fiscoetasse.com/normativa-prassi/13155-costo-medio-lavoro-imprese-pulizie-e-servizi-decreto-25-2022.html?smclient=eb02ab19-e7b9-4d33-b50a-543656cc384b&utm_campaign=RSL&utm_medium=email_mn_fet&utm_source=Rassegna+Lavoro&utm_content=RSL+2022-06-13

I nuovi Criteri Ambientali Minimi per l’Edilizia

Sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dello scorso 8 agosto i decreti che aggiornano i CAM, i Criteri minimi ambientali nel campo dell’Edilizia, dei rifiuti urbani e degli arredi per interni e uffici. Si tratta di tre distinti decreti, uno per ciascun ambito di applicazione. Serviranno a garantire un migliore efficientamento energetico e rispetto ambientale, riducendo i consumi e razionalizzando le spese. Entreranno in vigore il 3, 4 e 6 dicembre 2022
I nuovi criteri saranno adeguati alle indicazioni UE e applicabili al settore degli appalti pubblici e degli enti erogatori dei servizi di trasporto, energia e acqua.
I CAM in ambito edilizio si applicano agli edifici di nuova costruzione, in caso di ristrutturazione/manutenzione e per la gestione dei cantieri. Gli indicatori “ambientali e socio-economici” si applicano anche per:
– apparecchiature elettriche negli uffici e negli ambienti pubblici;
– arredo urbano e d’ufficio;
– prodotti per l’igiene e la pulizia personale;
– illuminazione urbana e gestione dei rifiuti;
– ristorazione.
Nello specifico serviranno a conseguire “gli obiettivi ambientali previsti dal Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione attraverso l’inserimento nella documentazione progettuale e di gara almeno delle specifiche tecniche e delle clausole contrattuali contenute nei criteri ambientali minimi adottati con decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare”.
Dall’entrata in vigore, sulle stazioni appaltanti graveranno nuovi obblighi:
– inserire nelle documentazioni di gara le specifiche tecniche indicate;
– indicare i “criteri premianti” nelle gare aggiudicate con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.
Nello specifico, i decreti sono relativi a:
– Criteri ambientali minimi per l‘affidamento del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti urbani, della pulizia e spazzamento e altri servizi di igiene urbana, della fornitura di contenitori e sacchetti per la raccolta dei rifiuti urbani, della fornitura di veicoli, macchine mobili non stradali e attrezzature per la raccolta e il trasporto di rifiuti e per lo spazzamento stradale. (22A04306) (GU Serie Generale n.182 del 05-08-2022);
– Criteri ambientali minimi per l‘affidamento del servizio di progettazione di interventi edilizi, per l’affidamento dei lavori per interventi edilizi e per l’affidamento congiunto di progettazione e lavori per interventi edilizi. (22A04307) (GU Serie Generale n.183 del 06-08-2022);
– Criteri ambientali minimi per l’affidamento del servizio di fornitura, noleggio ed estensione della vita utile di arredi per interni. – 22A04308 (GU Serie Generale n.184 del 08-08-2022).
L’intervento del MITE adegua i criteri applicabili all’edilizia per perseguire diverse finalità, in primis il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente, ridurre lo spreco energetico e favorire lo smaltimento dei rifiuti.
Nello specifico:
– massimizzare la raccolta differenziata, migliorandone qualità e quantità;
– prevenire e ridurre la produzione di rifiuti edili, provenienti dalla costruzione/demolizione e classificati come rifiuti speciali (richiedono uno speciale procedimento di raccolta e smaltimento);
– promuovere materiali riciclabili come legno, acciaio, cemento, asfalto, cartone e carta;
– promuovere veicoli e attrezzature di ultima generazione.
Per quanto riguarda, invece, gli “arredi interni”, questi si applicano per:
– l’affidamento della fornitura di arredi per interni;
– per l’affidamento del servizio noleggio di arredi per interni
– per l’affidamento del servizio di estensione della vita utile di arredi per interni.

Fonte: https://www.infobuild.it/approfondimenti/cam-gazzetta-nuovi-criteri-ambientali-minimi-edilizia/

Piemonte, in arrivo contributi per il sostegno all’affitto

Casa e soldi

Varato il rifinanziamento delle Agenzie sociali per la locazione inserendo un principio di premialità per chi ha impiegato meglio le precedenti risorse assegnate. Allargata anche la platea: chi non ce la fa a pagare l’affitto potrà essere aiutato anche con 8 rate non consecutive. L’esponente della giunta: «Provvedimento fondamentale in questo periodo. L’auspicio è di individuare nuove risorse per sostenere i più fragili».
Una fondamentale boccata di ossigeno da due milioni e mezzo di euro per i tanti cittadini piemontesi alle prese con il caro bollette, reduci dalla crisi post pandemia e che ogni mese devono pagare l’affitto della propria abitazione e che abitano nei Comuni più «virtuosi».
La Regione, su proposta dell’assessore regionale alla Casa, Chiara Caucino, ha deciso di rifinanziare le Agenzie sociali per la locazione e assegnare, nel 2022, maggiori risorse ai comuni che hanno presentato dal 2014 al 2021 una maggiore percentuale di spesa sulle risorse assegnate dall’Ente di piazza Castello nello stesso periodo, distribuendo le risorse regionali a disposizione per il 2022 con un criterio di ripartizione premiante per le Città che abbiamo raggiunto, fino al 2 settembre 2022, una maggiore percentuale di risorse a sostegno dei nuclei familiari in condizioni di svantaggio economico e sociale.

Non solo: la giunta, sempre su proposta di Caucino, ha deciso di prevedere un ampliamento della platea dei beneficiari stabilendo che le risorse possano essere utilizzate dai Comuni, in via sperimentale, anche per il pagamento delle mensilità nel caso una famiglia non ce la faccia a pagare l’l’affitto: si tratta di 8 mensilità che verranno anticipate.

Tra i beneficiari figurano anche i genitori legalmente separati o divorziati che, per effetto della sentenza o accordo omologato ai sensi della normativa vigente, non abbiano la disponibilità della casa coniugale di cui sono proprietari.

«L’aggravarsi della crisi internazionale e il caro bollette – spiega Caucino – rischiano di innescare una vera e propria bomba sociale. Provvedimenti come questo dimostrano come il mio assessorato, nei limiti del bilancio disponibile, stia facendo tutto il possibile per aiutare i più fragili, con l’auspicio di individuare presto nuova liquidità in grado di aumentare l’elargizione». «Fondamentale – prosegue Caucino – anche il principio di premialità, che valorizza i Comuni più virtuosi, stimolando tutti, in questo modo, a sfruttare al meglio le risorse che la Regione mette a disposizione. L’obiettivo è sempre lo stesso: difendere i più fragili e sostenere le situazioni di oggettiva, incolpevole, difficoltà».

Comunicato Stampa Regione Piemonte

Verso l’autonomia energetica: quali sfide per le Regioni

“Verso l’autonomia energetica: quali sfide per le Regioni”, questo il titolo del convegno, moderato da Sandro Baraggioli, presidente di Confservizi Piemonte e Valle d’Aosta, organizzato da Regione Piemonte, che si è svolto nel pomeriggio di lunedì 3 ottobre a Torino, presso Combo, e che ha visto la partecipazione dell’assessore all’energia di Regione Piemonte, Matteo Marnati, gli interventi dell’assessore all’Ambiente della Regione Friuli Venezia Giulia, Fabio Scoccimarro e di Vesa Terävä, Capo Unità European Green Deal, Segretariato Generale della Commissione Europea, del Direttore Ambiente Energia e Territorio di Regione Piemonte, Stefania Crotta e a seguire l’intervento del professor Fabrizio Pirri, del Politecnico di Torino e del Direttore Ambiente Energia e Territorio di Regione Piemonte, Stefania Crotta.
Obiettivo del convegno analizzare le politiche di investimento e declinare gli interventi possibili, con uno sguardo alle politiche europee.
«Oggi per noi è un momento molto importante – ha esordito l’assessore all’Energia e Innovazione della Regione Piemonte, Matteo Marnati – per delineare gli scenari, che ci mettono di fronte a sfide complesse, con gli obiettivi al 2030 e al 2050. Quando si parla di ambiente non ci si riferisce ad un unico ambito ma a qualcosa di complesso e complessivo. Dobbiamo trovare soluzioni che coniughino ambiente, economia e aspetto sociale, e per fare questo dobbiamo lavorare insieme. La tecnologia ha fatto passi da gigante, ma la transizione ecologica richiede tempo e lavoro di squadra. Dobbiamo dunque puntare sulla ricerca e sul trasferimento tecnologico. Abbiamo una realtà industriale importante, siamo pronti con progetti e stiamo aspettando la pubblicazione dei decreti da parte del Governo. Fondamentale resta il confronto costruttivo con le altre regioni perché dalla collaborazione e dal confronto possono nascere nuove idee».
«La rivoluzione culturale avviata qualche anno fa è giunta all’apice del proprio moto e la sostenibilità ambientale è ormai alla base di qualsiasi decisone politica e amministrativa – ha dichiarato Fabio Scoccimarro, Assessore Protezione Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – Il compito delle regioni deve essere proprio il coordinamento tra gli attori in campo e le categorie sociali. In questo senso il Friuli-Venezia Giulia ha messo in atto un programma di attività e iniziative con l’ambizioso obiettivo del raggiungimento della neutralità del Green Deal europeo con almeno 5 anni di anticipo rispetto al 2050. Ma questi obiettivi hanno bisogno della condivisione dei territori adiacenti, perché l’ambiente non conosce confini ed è per questo che prossimamente organizzeremo gli Stati Generali dello Sviluppo sostenibile dell’Alto Adriatico ed Europa Centrale al fine di avviare una sempre più forte collaborazione con gli stati e regioni vicine».
Le politiche energetiche dell’Unione Europea sono state delineate da Vesa Terävä, Capo Unità European Green Deal, Segretariato Generale della Commissione Europea, che ha illustrato le azioni messe in campo, dall’adozione della commissione europea del pacchetto “Fit for 55” al REPower Eu, ovvero il piano della Commissione Europea per risparmiare energia, produrre energia pulita, diversificare il nostro approvvigionamento energetico.
Una panoramica sul sistema energetico regionale e sulle principali politiche e azioni regionali è stata fatta dal Direttore Ambiente Energia e Territorio di Regione Piemonte, Stefania Crotta. I finanziamenti del Programma Regionale Fesr 21-27 ha come priorità la transizione ecologica e la resilienza, cui sono dedicati 435 milioni di euro di cui 263 milioni riguardano interventi di efficienza energetica e promozione dell’utilizzo di fonti rinnovabili a beneficio di soggetti pubblici e imprese. La sfida alla transizione ecologica richiede il raggiungimento di target connessi a obiettivi: promuovere l’efficienza energetica e ridurre le emissioni di gas effetto serra; parimenti promuovere le energie rinnovabili, sviluppare sistemi, reti e impianti di stoccaggio energetici intelligenti al di fuori della rete transeuropea dell’energia, promuovere l’adattamento ai cambiamenti climatici e la resilienza. E ancora promuovere la transizione verso un’economia circolare ed efficiente sotto il profilo delle risorse e rafforzare la protezione e la preservazione della natura, la biodiversità e le infrastrutture verdi anche nelle aree urbane e ridurre tutte le forme di inquinamento.
Il professor Fabrizio Pirri docente presso il Politecnico di Torino e Direttore del Centro per le Tecnologie Sostenibili per il Futuro dell’Istituto Italiano di Tecnologia ha sottolineato che «la crescita della popolazione mondiale a oltre sette miliardi di persone ha aumentato il consumo di energia e ci ha portato ad un quasi esaurimento delle risorse naturali. Le tecnologie per la produzione di energia rinnovabile da sole, acqua e vento, per la produzione di idrogeno e di biocombustibili sono diventate strategiche per il futuro, soprattutto in un continente come l’Europa povero di materie prime. Queste tecnologie sono già ad un buon stadio di sviluppo nei laboratori di ricerca e in alcune aziende. Ci aspettiamo adesso uno sforzo congiunto di pubblico e privato per portare le soluzioni ad un livello sostenibile dal punto di vista economico per un ingresso massiccio sul mercato».
La giornata di lavori è proseguita con tre sessioni tematiche sui temi – “L’autonomia energetica nelle comunità sostenibili”, “L’idrogeno verde come driver della transizione energetica” e “La transizione energetica per la competitività del sistema produttivo”, sui quali si sono confrontati i vari portatori di interesse sia del mondo privato che delle istituzioni e della ricerca.

Comunicato stampa – Daniela Fornara – Ufficio Stampa Regione Piemonte