Installare il riscaldamento a pavimento consente di accedere alle detrazioni fiscali fino al 65%, grazie alle quali si può ammortizzare fin da subito l’investimento e iniziare a risparmiare.
Il riscaldamento a pavimento, detto anche impianto a pavimento o a pannelli radianti, è un sistema utilizzato per scaldare casa tramite una serie di tubazioni (nel caso di impianto ad acqua a circuito chiuso, il più diffuso) o resistenze elettriche (nel caso di impianto elettrico), sotto il pavimento e appoggiate a pannelli isolanti.
I primi sistemi di riscaldamento a pavimento risalgono a circa 50 anni fa, ma furono accantonati a causa di alcune controindicazioni. La temperatura eccessiva, ad esempio, provocava gonfiore ai piedi, problemi di circolazione alle gambe e forti mal di testa. Da quell’epoca, però, la tecnologia ha compiuto grandissimi passi in avanti, a partire dai materiali utilizzati. Al punto che oggi questo sistema di riscaldamento funziona perfettamente.
Il riscaldamento a pavimento è in grado di trasmettere calore per irraggiamento, che viene quindi distribuito in maniera uniforme dal pavimento fino al soffitto. Non ci sono differenze di temperatura tra una stanza e l’altra, perché il calore viene trasmesso in modo omogeneo.
Il riscaldamento a pavimento comporta anche un considerevole vantaggio energetico, in quanto sia gli impianti ad acqua, sia quelli elettrici, funzionano a basse temperature, entrando in azione con una temperatura dell’acqua pari a 30-40 gradi, la metà rispetto ai tradizionali radiatori, che entrano in funzione quando raggiungono circa 70 gradi.
Il riscaldamento a pavimento idraulico può essere a secco o a umido. In entrambi i casi sfrutta il medesimo sistema di funzionamento dei pannelli radianti, con l’acqua calda a bassa temperatura che circola in un circuito di tubi collegati a una caldaia che riscalda il fluido.
L’impianto di riscaldamento a pavimento a secco viene posato senza utilizzare calcestruzzi, massetti o altre miscele liquide. I tubi, nei quali l’acqua circolerà, vengono posati sulle lastre in polistirene, incollate al pavimento. Il tutto viene coperto da lastre che, a loro volta, sono coperte dal pavimento.
L’impianto a umido, invece, prevede delle serpentine che vengono inserite (annegate) nel massetto di cemento.
C’è poi anche il riscaldamento a pavimento elettrico, che invece è costituito da conduttori flessibili e non da tubazioni. Questo impianto si collega alla corrente elettrica e non alla caldaia. Può essere posato sia a secco, sia a umido, e quindi annegato nel massetto di cemento.
Indicativamente, il costo per l’installazione di un impianto di riscaldamento a pavimento non è economico: in media, per un appartamento di 50 mq può costare intorno ai 4.500 euro, che diventano 11.000 per 120 mq e 40.000 per 150 mq.
I prezzi di un riscaldamento a pavimento, infatti, possono partire dai 30 euro al mq, ma si tratta delle soluzioni più economiche, fino ad arrivare ai 110 euro al mq. Il prezzo medio oscilla dai 70 ai 90 euro al mq, esclusa l’Iva.
Quando si valuta l’acquisto e l’impianto di un riscaldamento a pavimento bisogna quindi considerare il risparmio a lungo raggio. I pannelli radianti, infatti, consentono di risparmiare mediamente il 25% rispetto al riscaldamento tradizionale con i termosifoni.
A causa del caro bollette, sono sempre di più gli italiani che si chiedono come riuscire a risparmiare sulle spese di riscaldamento.
Fondamentale, per non disperdere calore e abbassare un po’ le bollette, è isolare le finestre dal freddo. È infatti inutile alzare al massimo l’impianto di riscaldamento, per proteggersi dal freddo, se gli infissi o i vetri delle finestre non fanno il loro dovere per mantenere il calore e lasciano entrare il freddo dall’esterno. Non solo la casa non si riscalderà come vorremmo, ma la bolletta aumenterà sensibilmente.
Gli infissi delle finestre rappresentano infatti una protezione fondamentale per isolare la casa dal freddo esterno. Sono la componente più importante per garantire l’isolamento termico. Per questo è molto importante controllare periodicamente gli infissi e sostituirli con quelli nuovi ad alta efficienza energetica. Installarli, però, è abbastanza costoso. A meno che non si tratti di un’opera “trainata” dal Superbonus per l’efficientamento energetico.
Per chi non intende intraprendere costosi lavori di ristrutturazione e adeguamento, esiste comunque una soluzione più a buon mercato e molto efficiente: quella di installare i doppi vetri, ormai presenti in tutte le nuove costruzioni. Si tratta di due lastre montate nell’infisso a una certa distanza l’una dall’altra. In mezzo c’è una canalina isolante riempita di gas: quanto più i vetri sono distanziati tra loro, tanto più alto sarà l’isolamento termico.
Altro aspetto da non sottovalutare, per isolare le finestre dal freddo, è il controllo delle guarnizioni. È proprio da loro, infatti, che dipende l’efficienza dell’isolamento termico. Le guarnizioni sono soggette a deterioramento, pertanto hanno bisogno di essere oliate almeno due volte all’anno con spray al silicone o vaselina.
Un altro metodo efficace, ma poco conosciuto, che garantisce un netto miglioramento dell’isolamento termico degli infissi, è quello di applicare sui vetri una pellicola termoisolante. Questo sistema riduce le dispersioni di calore per irraggiamento o convenzione. Ne esistono di due tipi. Il primo è una pellicola trasparente che si applica direttamente sul vetro e riflette la luce solare, trattenendo il calore. Il secondo si applica invece sul telaio della finestra per creare un’intercapedine d’aria tra il vetro e la pellicola, fungendo sostanzialmente da doppio vetro.
FONTE: Pianeta Design
È operativo il bonus acqua potabile, il credito d’imposta del 50% riconosciuto per l’acquisto di sistemi che ne migliorano la qualità, introdotto dalla Legge di Bilancio 2021. Lo comunica l’Agenzia delle Entrate. Fino al 28 febbraio è possibile trasmettere le spese sostenute lo scorso anno, inviando il modello tramite il servizio web disponibile nell’area riservata o i canali telematici dell’Agenzia delle Entrate. Se l’esito è affermativo, il credito d’imposta riconosciuto può essere utilizzato in compensazione tramite F24, oppure nella dichiarazione dei redditi riferita all’anno della spesa e agli anni successivi fino al completo utilizzo del bonus. Per le spese sostenute quest’anno, invece, le comunicazioni andranno inviate nel 2023.
Il bonus acqua potabile
La Legge di Bilancio 2021 ha previsto un credito d’imposta del 50% per le spese sostenute tra il 1° gennaio 2021 e il 31 dicembre 2022 sull’acquisto e l’installazione di sistemi di filtraggio, mineralizzazione, raffreddamento e/o addizione di anidride carbonica alimentare finalizzati al miglioramento qualitativo delle acque per il consumo umano erogate da acquedotti. La legge di Bilancio 2022 ha inoltre prorogato l’agevolazione anche per le spese che verranno sostenute nel 2023. L’obiettivo del bonus è razionalizzare l’uso dell’acqua e ridurre il consumo di bottiglie di plastica. Possono accedere al bonus le persone fisiche, i soggetti esercenti attività d’impresa, arti e professioni e gli enti non commerciali, compresi gli enti del Terzo settore e gli enti religiosi civilmente riconosciuti.
Ottenere l’agevolazione
L’importo delle spese sostenute deve essere documentato da una fattura elettronica o un documento commerciale in cui sia riportato il codice fiscale del soggetto che richiede il credito. Per i privati e in generale i soggetti diversi da quelli esercenti attività d’impresa in regime di contabilità ordinaria, il pagamento va effettuato con versamento bancario o postale o con altri sistemi di pagamento diversi dai contanti. In ogni caso, per le spese sostenute prima del 16 giugno 2021 (data di pubblicazione del provvedimento del direttore dell’agenzia delle Entrate che ha dettato criteri e modalità per accedere al bonus) sono fatti salvi i pagamenti in qualunque modo avvenuti ed è possibile integrare la fattura o il documento commerciale attestante la spesa annotando sui documenti il codice fiscale del soggetto richiedente il credito.
L’ammontare delle spese agevolabili va comunicato all’Agenzia delle Entrate tra il 1° febbraio e il 28 febbraio dell’anno successivo a quello di sostenimento del costo inviando l’apposito modello tramite il servizio web disponibile nell’area riservata o i canali telematici dell’agenzia delle Entrate. Entro 10 giorni dall’invio, nell’area riservata viene rilasciata la ricevuta di presa in carico o di scarto della comunicazione. Dopodiché, il bonus potrà essere utilizzato in compensazione tramite F24, oppure, per le persone fisiche non esercenti attività d’impresa o lavoro autonomo, anche nella dichiarazione dei redditi riferita all’anno della spesa e in quelle degli anni successivi fino al suo completo utilizzo.
A quanto ammonta il credito
Il credito d’imposta è pari al 50% della spesa sostenuta, fino a un massimo di 1.000 euro di spesa per ciascun immobile per le persone fisiche e di 5.000 euro per ogni immobile adibito all’attività commerciale o istituzionale, per gli esercenti attività d’impresa, arti e professioni e gli enti non commerciali. Tuttavia, considerato che per il 2021 il tetto per la spesa complessiva è di 5 milioni di euro, l’Agenzia calcolerà la percentuale rapportando questo importo all’ammontare complessivo del credito d’imposta risultante da tutte le comunicazioni validamente presentate.
FONTE: Agenzia delle Entrate
Le bolle d’aria che talvolta si formano all’interno dei termosifoni impediscono il riscaldamento ottimale dell’ambiente. Non solo. I gorgoglii e gli altri rumori provocati dalla presenza di aria nelle tubature dei termosifoni, oltre a impedire impedisce la distribuzione uniforme di acqua calda per il riscaldamento domestico, sono anche molto fastidiosi. È quindi necessario intervenire “sfiatando” i termosifoni, in modo che tutti i suoi elementi tornino silenziosamente a scaldarsi in modo uniforme.
Per evitare di sporcare o di scottarsi, meglio aspettare che i caloriferi siano freddi. Quindi è opportuno posizionare un secchio sotto la valvola del termosifone, per raccogliere l’acqua che fuoriesce, e un panno per proteggere il muro dagli schizzi d’acqua e asciugare. Quindi si può procedere aprendo la valvola in senso antiorario quanto basta per far fuoriuscire l’aria dal radiatore. Dopo l’aria arriverà l’acqua, e a quel punto si può richiudere la valvola. I termosifoni a questo punto saranno sfiatati e torneranno a scaldarsi in modo uniforme.
Aumentano i contributi dovuti per i lavoratori domestici. L’aggiornamento delle tabelle è stato comunicato dall’Inps, con la circolare 17/2022, che informa dell’incremento dei contributi previdenziali e assistenziali, sulla base dell’adeguamento dei valori dell’inflazione. L’Istat nell’ultimo anno ha registrato un incremento dell’1,9%. Una crescita che ha portato alla rivalutazione e al conseguente aumento degli importi delle pensioni e dei contributi per la generalità dei lavoratori dipendenti. Ma che allo stesso tempo aumenta il costo di cui deve farsi carico una famiglia che si avvale dei servizi resi da colf e badanti.
Nel settore del lavoro domestico, l’ammontare complessivo dell’importo dei contributi previdenziali si calcola in misura convenzionale, in base a quello che è l’orario d’impiego. Nel dettaglio, si applica un determinato calcolo per la parte di orario settimanale pari o inferiore alle 24 ore settimanali, e un altro nei confronti di coloro che invece superano questo monte orario.
Rispetto alle altre categorie di lavoratori dipendenti, l’aliquota di contribuzione di colf e badanti è decisamente più bassa. È infatti pari al 17,4275% per i lavoratori domestici, contro il 33% per la generalità dei lavoratori dipendenti. Aggiungendo le quote dovute per il contributo ASPI, per la tutela INAIL e per il Fondo per il TFR, si arriva a un totale del 19,9675%. Questa è la percentuale da applicare alla retribuzione convenzionale oraria. Nei rapporti di lavoro a tempo determinato si deve aggiungere anche il finanziamento dell’ASPI, a pieno carico del datore di lavoro, la cui misura è pari all’1,40%.
Il contributo previdenziale dovuto per i lavoratori domestici regolarmente assunti garantisce, dunque, non solo copertura assicurativa per la pensione, ma va a finanziare anche altri istituti, come può essere la maternità, la disoccupazione, l’assicurazione contro infortuni e malattie professionali e – fino allo scorso anno – gli assegni al nucleo familiare.
La scadenza per il versamento dei contributi dovuti ai lavoratori domestici con regolare contratto è trimestrale e deve essere effettuato entro il 10° giorno del mese successivo a quello in cui si conclude il trimestre. In caso di conclusione del rapporto di lavoro, invece, il versamento della contribuzione deve verificarsi entro 10 giorni dalla cessazione.
È stata istituita con decreto del ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, la Banca dati nazionale sull’abusivismo edilizio. Vi saranno raccolte e rese disponibili le informazioni sugli immobili e le opere realizzate in violazione di legge.
Lo annuncia il Mims specificando che lo schema di decreto è stato oggetto di una informativa alla Conferenza Unificata del 2 febbraio scorso. “Con la banca dati avremo finalmente a disposizione uno strumento informativo che ci consentirà di mettere a sistema le informazioni sulle opere abusive nel Paese e rafforzare le azioni di contrasto contro un fenomeno illegale che ha arrecato gravi danni alla vivibilità delle città e all’ambiente”, afferma il ministro Enrico Giovannini.
“L’iniziativa richiede un’azione congiunta di diversi ministeri e la collaborazione di Regioni e di enti locali. Abbiamo così avviato un percorso virtuoso per proteggere e tutelare meglio i territori”. Nella prima fase la banca dati sarà alimentata con le informazioni sugli immobili e le opere abusive oggetto delle segnalazioni effettuate dai Comuni.
Le successive estensioni avverranno con la collaborazione dei ministeri dell’Interno, della Giustizia, della Transizione ecologica, della Cultura, dell’Economia e delle Finanze, dell’Agenzia delle Entrate, delle Regioni e dei Comuni. Il sistema consentirà di agevolare la programmazione e il monitoraggio degli interventi di demolizione delle opere abusive da parte dei Comuni. E proprio per sostenere i Comuni negli interventi di demolizione delle opere abusive è istituito al ministero un fondo di 15 milioni di euro, rifinanziato con la legge di bilancio per il 2022.
FONTE: Ansa
In inverno le case tendono ad accumulare più umidità, creando l’ambiente ideale per la comparsa di macchie di muffa. Se poi l’immobile si trova al piano terra, sotto terrazzi o balconi, riceve poco sole, ha un’elevata umidità e una scarsa ventilazione, è più probabile che si formino muffe sui muri. Si tratta di un fungo che, oltre ad essere dannoso per la struttura e l’estetica della casa, è molto dannoso per la salute e può causare problemi respiratori.
L’umidità dell’ambiente non deve superare il 55%. La muffa può diffondersi molto rapidamente se non viene rimossa, da qui l’importanza di trattare questo problema il prima possibile.
Bicarbonato, o aceto bianco, oppure candeggina, rappresentano soluzioni casalinghe ed economiche per eliminare le macchie muffa. Per prevenire il fastidioso fungo, è necessario arieggiare gli spazi e aprire ogni giorno le finestre per far entrare la luce; non lasciare asciugamani bagnati in bagno; controllare l’isolamento di porte e finestre; utilizzare un deumidificatore nelle stanze più problematiche.
Per quanto riguarda le aste immobiliari, il 2021 è stato un anno particolare, dietro i cui numeri, comunque alti, si nasconde in realtà una consistente flessione. Nel 2021 sono infatti state registrate 185.555 aste immobiliari in tutta Italia, riferite a 126.425 lotti in vendita: un valore apparentemente positivo, ma che nasconde una grave perdita per tutto il settore. Sono infatti 206.367 mila le aste registrate in meno da inizio pandemia, con un valore stimato delle vendite mancate di 8 miliardi di euro.
Dunque, è vero che l’aumento del numero delle aste è stato del 58% rispetto al 2020, anno in cui per diversi mesi i tribunali hanno sospeso le attività di vendita. Ma è anche vero che, rispetto al 2019, il settore ha perso circa il 27%. È inoltre cambiata la natura degli immobili in asta: ora il 38,7% degli immobili in asta è di tipo non residenziale. Si tratta quindi di laboratori, uffici, locali commerciali, alberghi, etc., generi ben più complessi da vendere.
Sintetizzando i dati, nel 2019 il ribasso dei prezzi aveva bruciato 3,4 miliardi, con una svalutazione media del 29%. Nel 2021, invece, la svalutazione complessiva è stata più bassa: 2,5 miliardi. A livello di percentuali, però, gli immobili si sono svalutati del 30%. E questo significa che le procedure hanno cercato di standardizzare dei ribassi più marcati.
Secondo gli esperti del settore, dal 2023, dovrebbero ricominciare ad aumentare le procedure iscritte, frutto anche dei nuovi default. Dovrebbe quindi vedersi un maggior numero di immobili in asta. Ma affinché il settore torni a regime dovranno essere adeguati gli asset tecnologici per industrializzare i processi e permettere alle risorse umane di focalizzarsi solo sulle attività di alto valore. Inoltre sarà necessario migliorare le competenze e gli strumenti di marketing per far sì che, di fronte a una nuova offerta, non scendano le vendite e di conseguenza i prezzi.
Per il momento ci si aspetta che nel 2022 si ritorni a volumi vicini a quelli del 2019. Gli ultimi due mesi del 2021 hanno infatti visto un volume di aste fissate molto vicino agli ultimi due mesi del 2019, cosa che fa ben sperare nell’avvicinarsi di una “nuova normalità”.
Il futuro delle aste, infine, sarà telematico: dall’inizio della pandemia, infatti, è stato registrato un aumento medio del +185% di aste svolte in modalità telematica o mista, rispetto alle aste in presenza fisica. Un dato che fotografa chiaramente la tendenza al lavoro da remoto, che ha avuto un forte sprint durante la pandemia, nonostante il settore sia ancora molto burocratizzato.
Non sempre si è disposti a sacrificare l’estetica ai rigidi criteri della sicurezza. Però i complementi d’arrendo sono spesso la causa degli incidenti domestici più frequenti.
Ci sono alcune regole che possono aiutare a scongiurare alcuni dei più frequenti incidenti domestici, in particolare se in casa ci sono anziani, disabili o bambini. Evitare spigoli aguzzi a vista: se ci sono bisognerebbe applicare paraspigoli o protezioni adeguate. Subito dopo, Evitare letti troppo alti o troppo bassi (per gli adulti) e preferire quelli con le sponde imbottite. Attenzione a testiera e piedi del letto che non devono essere sporgenti. Usare le retine antiscivolo sotto i tappeti è molto utile per evitare di inciampare. Posizionare gli interruttori della luce vicini dall’accesso alle stanze, in modo da non dover percorrere dei tratti al buio. L’illuminazione deve inoltre essere adeguata agli spazi per fornire luce sufficiente. L’entrata della doccia è da preferire con porta scorrevole e il piatto doccia a pavimento (non rialzato). Fissare alla parete i mobili alti e pesanti come ad esempio cassettiere e librerie. Quando si sistemano i libri, posizionare i volumi pesanti sui ripiani bassi e quelli più leggeri in alto. Il telefono fisso deve essere raggiungibile facilmente. Puoi dotarti di un cordless in modo da averlo sempre con te e non dover correre a rispondere, rischiando di cadere. Se ci sono bambini eliminare dai balconi, e dalle zone nei pressi delle finestre, sedie, tavoli, sgabelli e tutto ciò che potrebbe essere “scalato”. Sistemare tutti gli elettrodomestici in modo da non lasciare fili elettrici volanti o pendenti. Evitare di collocare oggetti pesanti in alto, come ad esempio scatole sugli armadi o sui pensili della cucina.
Nonostante la maggior parte degli agenti immobiliari continui a registrare una sostanziale stabilità delle quotazioni, torna a crescere, dopo oltre un decennio, la percentuale di chi rileva un aumento dei prezzi di vendita delle case rispetto.
Questo fenomeno viene accompagnato da una diminuzione dei tempi medi di vendita e da un aumento dei canoni di locazione. Mentre lo sconto medio sul prezzo di acquisto finale, rispetto alle richieste iniziali del venditore, è lievemente cresciuto.
Questi i principali risultati del sondaggio condotto dalla Banca d’Italia, in collaborazione con Tecnoborsa e con l’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle entrate, che ha analizzato l’andamento delle attività nelle agenzie nel terzo trimestre del 2021.
L’indagine ha coinvolto 1.425 operatori. Il sondaggio ha analizzato una serie di informazioni di tipo qualitativo provenienti dagli agenti immobiliari in merito alle compravendite, alle locazioni, all’andamento dei prezzi, all’attività dell’agenzia, alle caratteristiche degli acquirenti, dei venditori e degli immobili, oltre ai giudizi sull’andamento generale del mercato di riferimento, e di quello nazionale, nel breve e medio periodo.
Per quanto riguarda i prezzi, per il 67,2% degli intervistati i prezzi del mercato delle abitazioni rimangono stabili. Il 16,7% dei venditori segnala però un aumento dei prezzi di vendita. Anche per quanto riguarda i canoni di locazione vengono dichiarati valori stabili o in aumento: il 67,8% degli intervistati si mantiene sulla sostanziale stabilità, il 17,9% dichiara che i canoni degli affitti sono aumentati, mentre per il 14,3% sono diminuiti.
All’aumento dei prezzi di vendita non corrisponde, però, un’intensificazione delle attività nelle agenzie.
Secondo le statistiche, per vendere un’abitazione sono necessari, in media, 6,4 mesi, in calo rispetto ai 7,2 mesi del trimestre precedente. Si vende più velocemente nelle aree nel nord-est (5,8 mesi) e del nord-ovest (6,1), mentre qualche giorno in più è necessario al centro (6,7 mesi) e al sud e nelle isole (7,6 mesi).
Infine, circa un terzo degli operatori che hanno preso parte all’indagine ha ritenuto che l’introduzione del cosiddetto Superbonus 110% abbia avuto un’influenza abbastanza o molto positiva sulla domanda potenziale nel corso dell’ultimo anno, soprattutto per le abitazioni indipendenti.
FONTE: Agenzia delle Entrate