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Sempre più insoddisfatti delle nostre case

Abitiamo in case delle quali non siamo soddisfatti. Per migliorarle facciamo piccoli aggiustamenti, più che radicali cambiamenti. È quanto emerge dal sondaggio realizzato da YouGov per ManoMano, l’e-commerce europeo del fai da te, giardinaggio e arredo casa.
Negli ultimi due anni, causa la pandemia, il modo di vivere la propria casa è radicalmente cambiato per due italiani su tre. E oggi soltanto un italiano su quattro, ovvero il 26%, dichiara di vivere nella casa dei
Nonostante questo, il 58% degli intervistati non ha apportato cambiamenti sostanziali alla propria abitazione tra marzo 2020 e oggi. La maggior parte delle persone che si sono dedicate a migliorare la propria casa ha scelto di cambiare alcuni pezzi di arredamento (44%) o di spostare i mobili per ottenere una nuova disposizione (43%). L’aggiunta di nuove piante, che permette di creare un ambiente più naturale e pulito, è un’altra delle attività preferite durante i rinnovi (40%). E oltre un terzo di essi (38%) ha dipinto le pareti, dando un nuovo tocco di colore e cambiando l’atmosfera degli ambienti.
Ma come è, oggi, la casa dei sogni? Uno su due (49%), vorrebbe un terrazzo con la zona barbecue, il tavolo per mangiare insieme ai propri cari e delle sdraio per rilassarsi all’aperto. Anche un’ampia cabina armadio con gli opportuni spazi dedicati a vestiti, borse e scarpe è desiderata da quasi una persona su due (46%), soprattutto le donne, che raggiungono una percentuale del 58% rispetto al 32% degli uomini.
Se fino al 2020 si privilegiavano le uscite tra locali, bar e ristoranti, adesso che la casa è diventata uno spazio multifunzione gli italiani sembrano orientati verso un intrattenimento fai da te. Tra le soluzioni dei sogni spiccano una sala cinema con maxischermo e comode poltrone (28%) oppure una sala giochi con tavolo da biliardo/da carte o per fare giochi di società (21%). O ancora la creazione di una stanza segreta, come quelle che siamo abituati a vedere nei film, nascosta dietro una libreria per avere del tempo per sé stessi e le proprie passioni (24%). Sono uomini e giovani (18-35 anni) a prediligere le stanze dedicate e progettate per svago e intrattenimento.
Gli italiani si dimostrano molto attenti alla cura del proprio corpo: per il 40% degli italiani, di cui il 45% sono donne e il 35% uomini, infatti, sarebbe un vero e proprio sogno ad occhi aperti poter dedicarsi a sessioni di relax nella spa con sauna, idromassaggio e bagno turco in casa proprio come al centro benessere.
Il tempo trascorso in casa e l’impossibilità di praticare attività sportiva all’aperto ha spinto i giovani tra i 18 e i 35 anni a desiderare dentro casa una palestra attrezzata con tapis roulant e tutto il necessario per allenarsi (33%) e tornare in forma dopo il lockdown.
Ma nella casa dei sogni non c’è solo divertimento e relax. Infatti oltre una persona su quattro (27%) vorrebbe un ufficio/studio, chiaro segno di come didattica a distanza e smart working abbiano influito sulla riorganizzazione degli spazi abitativi.
Tutti questi desideri sono in parte il frutto dell’impatto della pandemia sul modo di abitare la propria casa. In particolare, l’uso della cucina è aumentato per una persona su tre (33%), soprattutto tra chi ha oltre 55 anni (42%). Così come è aumentato il tempo che si trascorre nelle zone all’aperto della propria casa: balcone, terrazzo o giardino (29%).

Barriere architettoniche: detrazioni per eliminarle

disabile e ascensore

Per eliminare le barriere architettoniche è possibile beneficiare di detrazioni. Quali sono gli interventi agevolabili? A fornire le indicazioni è il Fisco. Infatti a Fisco Oggi, la rivista telematica dell’Agenzia delle Entrate, un contribuente ha posto una domanda in merito. La risposta fornita diventa così una preziosa guida per tutti gli utenti interessati al tema.
Il contribuente ha domandato: “Si chiede se per usufruire della detrazione del 50% in dieci anni, prevista dall’articolo 16-bis del Tuir per gli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche, è necessario che nell’immobile ristrutturato abiti una persona disabile”.
Nel rispondere alla domanda, il Fisco ha innanzitutto ricordato che gli interventi finalizzati all’eliminazione delle barriere architettoniche rientrano tra i lavori di recupero del patrimonio edilizio, previsti dall’articolo 16-bis del Tuir.
Per le spese relative agli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche sostenute entro il 31 dicembre 2024, è riconosciuta una detrazione del 50%. Tale detrazione è da ripartire in dieci quote annuali di pari importo e da calcolare su un importo massimo di 96.000 euro. A partire dal 2025 la percentuale di detrazione scenderà al 36% e si calcolerà su un importo massimo di spesa di 48.000 euro.
Il Fisco ha poi ricordato che l’Agenzia delle Entrate ha più volte precisato che la detrazione spetta anche se l’intervento per l’eliminazione delle barriere architettoniche è effettuato in assenza di persone con disabilità nell’unità immobiliare o nell’edificio oggetto dei lavori. Ricordando tuttavia che gli interventi che non presentano le caratteristiche tecniche previste dal decreto ministeriale n. 236/1989 non possono essere qualificati come interventi di abbattimento delle barriere architettoniche e quindi non sono agevolabili come tali.

Fonte: FiscoOggi

Fibra ottica nei condomini

AGCOM, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ha pubblicato il documento ufficiale per la realizzazione delle reti in fibra ottica nei condomini. L’Authority chiarisce che scopo primario di tali linee guida, è quello di agevolare il perseguimento di un obiettivo di cablatura stilato a livello nazionale.
Tali linee guida forniscono infatti indicazioni circa il corretto svolgimento di tutte le attività correlate alla realizzazione della rete in fibra ottica nei condomini, comprese le condotte da tenere in fase di richiesta di accesso, i prezzi per l’accesso all’eventuale infrastruttura esistente, la gestione delle attività di attivazione e migrazione, nonché le modalità di risoluzione in caso di controversie.
Uno degli obiettivi del Governo italiano è infatti quello di garantire una connettività FTTH da 1 Gbps a tutti i cittadini entro il 2026 (il cosiddetto Piano Italia a 1 Giga). Le linee guida sono state scritte proprio per velocizzare la realizzazione delle reti in fibra ottica nei condomini, evitando ritardi dovuti a incomprensioni e/o contenziosi di vario genere tra vicini.
Sulla base di quanto stabilito dall’AGCOM, vige l’auspicio di una mutua collaborazione in modo tale da assicurare la massima rapidità ed economicità dei lavori in atto. L’art. 2, nello specifico, parla di:
“facilitare l’interazione tra operatore e condominio, dettando tempi certi per il sopralluogo ed assicurando la massima partecipazione del condominio nella fase della predisposizione del progetto da parte dell’operatore anche attraverso la formulazione di proposte, alternative e ragionevoli, per la posa dei cavi, compreso l’uso delle infrastrutture di posa esistenti, laddove utili a ridurre gli interventi sull’immobile ed evitare inutili duplicazioni”.
Nelle linee guida vengono riportate le principali disposizioni normative, tra cui quella che consente all’operatore di accedere alle parti comuni degli edifici per installare (a proprie spese) tutti gli elementi necessari (come cavi, tubi, supporto), senza andare ad alterare l’estetica. Il ripristino dello stato originario dovrà essere effettuato a spese dell’operatore, il quale sarà chiamato a rimborsare in caso di eventuali danni.
Per evitare una inutile duplicazione, gli operatori potranno utilizzare l’impianto multiservizio già realizzato (obbligatorio negli edifici costruiti a partire da luglio 2015), concordando con il condominio il prezzo di accesso. L’operatore acquisirà così i diritti d’uso pluriennali con gestione e manutenzione.
L’amministratore dovrà consentire il sopralluogo da parte dell’operatore nel giorno concordato almeno con 6 giorni di preavviso. Durante il sopralluogo, sarà inoltre possibile suggerire all’operatore soluzioni alternative per la posa dei cavi. Al termine dovrà essere redatto un verbale che l’operatore invierà successivamente unitamente al progetto e alla documentazione tecnica.

Fonte: Comunicazione AGCOM

Case occupate, lo sfregio degli abusivi ai proprietari

Case occupate, lo sfregio degli abusivi ai proprietari, nell’ultima inchiesta portata avanti dal giornalista Mario Giordano alla trasmissione “Fuori dal coro”.
Al centro della vicenda, un ragazzo che, insieme alla compagna, abita abusivamente un appartamento. Il proprietario dell’alloggio è un pensionato di La Spezia. Si tratta dell’ennesimo locatore doppiamente sotto scacco: con casa occupata e affitto non corrisposto da dieci mesi.
Sì, perché come spesso accade, gli accordi che dovrebbero regolarizzare affitti contrattualizzati con tanto di canone mensile, a causa dell’arbitrio e dell’arroganza degli affittuari abusivi, diventano carta straccia. E al danno della casa occupata, il proprietario deve aggiungere anche la beffa del mancato introito.
Nel caso trattato nella trasmissione “Fuori dal coro”, il proprietario ha subito, oltre al danno e alla beffa, anche l’aggressione fisica: la violenza di un pugno sferrato all’improvviso dall’inquilino abusivo, in stato di ubriachezza. Un colpo inferto con violenza, che ha portato la vittima in ospedale, da cui è uscito con una prognosi di 10 giorni e un referto di trauma cranico.
Colpi che, per tutti i proprietari di immobili defraudati da occupanti abusivi, arrivano da tutte le parti: dagli inquilini morosi e illegittimi. E dall’impotenza di uno Stato che, anche a fronte di condanne e decreti di sfratto, difficilmente riesce a liberare i cittadini dalla morsa della prepotenza di questi abusi.
Quello denunciato da Mario Giordano a Fuori dal Coro è soltanto l’ultimo dei tanti casi di proprietari di case “sfrattati” da occupanti abusivi o defraudati da inquilini morosi. Un fenomeno drammatico, sempre più diffuso, contro il quale ad oggi lo Stato non ha ancora mosso un dito.

La sostenibilità piace, ma a costi ragionevoli

Quando si tratta di acquistare un prodotto, per il 53% degli europei il fattore decisionale è il prezzo. Mentre solo al 32% interessa la sostenibilità. È quanto rileva un’indagine che Grohe ha commissionato alla società internazionale di ricerca YouGov realizzata in sette nazioni europee, Italia inclusa.
Gli italiani sono in linea con la media europea, con il 47% che si è dichiarato attento al prezzo, mentre per il 36% la priorità è la sostenibilità. È tra gli over 55 si concentra una maggiore sensibilità verso un acquisto eco friendly (40%), mentre nella fascia 18-34 l’attenzione maggiore viene data al prezzo (55%). Allo stesso modo gli abitanti nelle aree urbane sono più attenti al prezzo (52%) rispetto a quelli delle aree rurali (42%). Se i più sensibili al costo sono i russi con ben il 70% delle preferenze, il Paese più virtuoso è la Francia, con il 49% di preferenze per l’aspetto sostenibile. Plastica (54%), rifiuti generici (53%) energia (51%), acqua (37%) ed emissioni di CO2 (40%): sono questi i principali fattori di risparmio di risorse e rifiuti a cui prestano attenzione gli europei quando acquistano un nuovo prodotto.
In Italia, in particolare, l’attenzione maggiore è verso la plastica (58%), l’energia (57%) e i rifiuti generici (55%). Il 46% dimostra attenzione verso la riduzione di emissioni di CO2, mentre il risparmio idrico è il fattore meno rilevante (34%). Diverso l’atteggiamento in Danimarca, dove il 53% del campione si dimostra sensibile al tema delle emissioni. La Francia rimane in prima posizione in termini di risparmio energetico e idrico in relazione ai nuovi acquisti: Il 58% presta attenzione al basso consumo di energia il 47% tiene d’occhio il consumo di acqua. In coda rispetto a quasi tutti i parametri c’è la Russia.

Riscaldare la seconda casa

I metodi per riscaldare la seconda casa, molto spesso, non seguono le stesse logiche impiegate per le abitazioni principali. Riscaldare un immobile in città, infatti, impone priorità diverse rispetto a una proprietà in montagna o in campagna durante l’inverno.
Per riscaldare una seconda casa, in campagna o in montagna, la soluzione ideale è puntare su caldaie che richiedono combustibili economici e non funzionino a gas o metano. È il caso delle caldaie a biomassa, alimentate da composti provenienti da coltivazioni agricole, dalla deforestazione e da scarti di origine biologica.
Nello specifico, le biomasse ricavate dalla legna rappresentano una scelta in grado di guardare sia al risparmio sia all’ambiente, perché rappresentano una fonte energetica rinnovabile e hanno bassi costi di acquisto.
Caldaia a legna
La caldaia a legna rappresenta dunque un’ottima opzione per chi deve riscaldare una seconda casa. La temperatura tra le mura domestiche aumenta infatti molto in fretta, con questo tipo di combustibile. Inoltre ha un rendimento può arrivare fino al 90% e le emissioni nell’atmosfera sono ridotte al minimo.
Le caldaie a legna negli ultimi anni hanno fatto molti passi in avanti dal punto di vista tecnologico e hanno lo stesso principio di una qualsiasi caldaia a gas: l’energia termica prodotta dalla combustione della legna viene ceduta all’acqua attraverso uno scambiatore di calore e, quindi, diffusa nell’abitazione.
La tipologia di caldaia a legna a fiamma inversa è tra le più diffuse e preferite per riscaldare la seconda casa, anche perché ha la camera di combustione posta al di sotto del vano di carico della legna. Per questo la biomassa brucia in maniera graduale, così da avere una combustione controllata. Per quanto riguarda l’installazione è necessario avere a disposizione almeno 10 metri quadri da adibire a locale caldaia.
Caldaia a pellet
La scelta di una caldaia a pellet, invece, è particolarmente consigliata per riscaldare l’abitazione principale. Il pellet è formato da piccoli cilindri ottenuti dalla pressatura della segatura e dagli scarti essiccati della lavorazione del legno. Ha proprietà calorifiche tra le più alte sul mercato, oltre a costi molto più economici rispetto ai combustibili fossili. La caldaia a pellet può sostituire integralmente una vecchia caldaia. La sua installazione è molto semplice: è sufficiente collegare i tubi già presenti e montare il silos nelle vicinanze. Anche la caldaia a pellet, come quella a legna, ha bisogno di uno spazio dedicato di almeno 10 metri quadri complessivi.

Risparmiare sulle spese di riscaldamento con il cappotto termico

In tempi di caro-bollette, risparmiare sulle spese del riscaldamento domestico è un traguardo importante, che in molti si prefiggono. E in epoca di bonus per l’edilizia sono in tanti a guardare con favore il cappotto termico, intervento che consente concretamente di contenere i costi per il riscaldamento della casa.
Il cappotto termico rappresenta infatti uno degli strumenti più efficaci per migliorare le prestazioni energetiche di un edificio. Numerosi sono i suoi pregi in termini di efficientamento. Ottimizza i consumi energetici e migliora il comfort abitativo, garantendo coibentazione termica, isolamento dal caldo e dal freddo e, di fatto, aumentando anche il valore dell’immobile stesso.
Inoltre, il cappotto termico rientra tra gli interventi agevolabili dai bonus casa prorogati dalla legge di Bilancio 2022. Nel dettaglio, possono beneficiarne i condomini, le persone fisiche per abitazioni in condominio e indipendenti, professionisti e imprese, gli istituti autonomi case popolari e le cooperative di abitazione.
Il cappotto termico può essere installato sulla facciata esterna o all’interno della struttura dell’abitazione. La scelta della tipologia dipende dal luogo e dagli effetti che si vogliono ottenere. A seconda dei materiali utilizzati, il costo oscilla tra i 50 e gli 80 euro al mq.
Uno studio dell’Enea ha misurato quanto si risparmia con il cappotto termico. Secondo il report, il risparmio medio annuo si assesta intorno al 20% per i costi in bolletta. Questo vuol dire che una famiglia che annualmente spende 1000/1200 euro per il riscaldamento a gas, può arrivare a risparmiare circa 400 euro l’anno. A questo risparmio, vanno aggiunte le agevolazioni fiscali previste dai bonus casa per l’efficientamento energetico degli edifici.

Piemonte, tre milioni di euro per eliminare le barriere architettoniche

Più di 3 milioni di euro per l’abbattimento delle barriere architettoniche negli stabili privati.

La giunta regionale, su proposta dell’assessore regionale al Welfare, Chiara Caucino ha deciso di destinare 3.296.057,72 euro di risorse statali per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati.

I fondi stanziati

Tali fondi serviranno a soddisfare il fabbisogno relativo agli invalidi totali e parziali relativi alle richieste pervenute fino a marzo 2021, pari a 1.383.479,87 euro e 13.428,68 euro comunicati dai Comuni alla Regione successivamente ai tempi stabiliti relativi al fabbisogno dal 2018 al 2021, per un totale di 1.396.908,55 euro.

La somma restante, pari a euro 1.899.149,17 euro, varrà utilizzata per soddisfare il fabbisogno comunicato dai Comuni entro marzo 2022.

Confermati anche i criteri di riparto e la quota massima di contributo concedibile ai richiedenti, pari a euro 8.147,00: il che significa che con il totale delle risorse messe in campo sarà possibile finanziare circa 600 interventi in tutto il Piemonte.

L’attuazione della delibera è stata quindi affidata al Settore Politiche di Welfare Abitativo della direzione regionale Sanità e Welfare.
I destinatari del contributo sono persone disabili con menomazioni o limitazioni funzionali di carattere motorio e i non vedenti che sostengono direttamente le spese per la rimozione degli ostacoli alla mobilità nella propria abitazione; condomìni ove risiedono disabili per le spese di adeguamento relative alle parti comuni e genitori o tutori che hanno a carico persone con disabilità permanente.
Il contributo è concesso per l’accessibilità all’immobile o alla singola unità immobiliare, per opere da realizzarsi su parti comuni di un edificio o immobili o porzioni degli stessi in esclusiva proprietà o in godimento al disabile.

Fonte: Comunicato Stampa Regione Piemonte

Bonus per la sostituzione degli infissi

Le agevolazioni per rinnovare il patrimonio edilizio riguardano anche gli infissi. Per rinnovare finestre e serramenti si possono infatti utilizzare il superbonus 110%, il bonus ristrutturazione e l’ecobonus.
All’interno del superbonus 110% è possibile procedere anche con la sostituzione degli infissi. Il rimborso della spesa sostenuta, in questo caso, è però possibile solo se in contemporanea sono stati effettuati i cosiddetti lavori trainanti. Questo vuol dire che, prima degli infissi, si è provveduto all’isolamento termico delle superfici opache verticali, orizzontali e inclinate che interessano l’involucro degli edifici. Oppure alla sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti. O, ancora, sono previsti interventi antisismici. In base alle ultime disposizioni, per usufruire del superbonus la scadenza è fissata al 31 dicembre 2025.
È possibile procedere alla sostituzione degli infissi anche nell’ambito del bonus ristrutturazione. In questo caso, però, il massimo rimborso ottenibile è pari al 50% delle spese, con un tetto di 48mila euro, ripartito in 10 quote annuali di pari importo. La scadenza, per beneficiare di questa agevolazione, è fissata al 31 dicembre 2024. Inoltre, nel caso dell’opzione per la detrazione nella dichiarazione dei redditi, la sostituzione degli infissi non deve far parte di interventi più complessi. Mentre se l’opzione scelta è la cessione del credito o lo sconto in fattura, è possibile beneficiare della detrazione fiscale per la sostituzioni degli infissi solo se l’immobile viene ristrutturato.
La spesa per la sostituzione degli infissi può essere agevolata al 50% anche nell’ambito dell’ecobonus, con un tetto di spesa di 60mila euro. Gli interventi, però, devono comportare un miglioramento energetico dell’edificio e i nuovi infissi devono delimitare volumi riscaldati o verso l’esterno o verso vani non riscaldati, con un valore di conduzione termica non superiore al tetto fissato per la fascia climatica in cui si trova l’immobile. Come per il bonus ristrutturazione, anche per l’ecobonus la scadenza è fissata al 31 dicembre 2024.

Scende ancora la fiducia delle famiglie

A febbraio, per il secondo mese consecutivo, scende la fiducia dei consumatori, che arriva a toccare il minimo da maggio 2021. Risale un pochino, invece, dopo il calo di gennaio, la fiducia delle imprese.
Lo rivela l’Istat, che fotografa un andamento altalenante di famiglie e imprenditori, tra pessimismo e ottimismo. Attese e giudizi potrebbero però peggiorare a breve, sulla scia del conflitto in Ucraina e sugli effetti ancora da fronteggiare del caro prezzi, bollette e carburanti in testa.
L’Istat, intanto, rileva che a febbraio l’indice di fiducia delle imprese torna ad aumentare dopo il deciso calo registrato lo scorso gennaio (passando da 105,3 a 108,2). Il recupero si deve ad un miglioramento della fiducia nel comparto dei servizi e in quello delle costruzioni, mentre al contrario diminuisce nel settore manifatturiero e nel commercio al dettaglio.
A calare è invece l’indice di fiducia dei consumatori, passato in un mese da 114,2 a 112,4. A determinare la diminuzione è il peggioramento dei giudizi sia sulla situazione economica generale, sia su quella personale. I dati sulla fiducia di famiglie e imprese sono “destinati a peggiorare nelle prossime settimane, a seguito del conflitto tra Russia e Ucraina. Una situazione incandescente” che insieme “all’emergenza bollette, all’allarme sui prezzi e alla crisi dell’energia potrebbe avere conseguenze pesanti” sui consumi e sull’economia, afferma il Codacons.
Dello stesso avviso l’Unione nazionale consumatori, secondo cui pesa “l’effetto caro bollette, caro benzina e carovita”, e per questo chiede al Governo di intervenire ancora per tagliare i costi di luce e gas e di ridurre le accise sui carburanti: “Gli italiani vedevano già un futuro buio prima dell’invasione dell’Ucraina, figurarsi cosa succederà a marzo”.
Il clima di fiducia registrato a febbraio “riflette in misura abbastanza puntuale le difficoltà dell’economia italiana”, afferma Confcommercio. L’Associazione evidenzia in particolare i “segnali di sofferenza” che arrivano dal manifatturiero e dal commercio al dettaglio tradizionale, con i negozi ed i piccoli esercizi che faticano a tenere il passo delle vendite online e della grande distribuzione. Difficoltà anche per gli operatori del turismo, tra i più colpiti dalla crisi pandemica.