.
televisione anziani

Esenzione Canone Rai per gli anziani over 75: tutto quello che c’è da sapere

Dal gennaio 2025, l’importo del canone Rai è tornato a 90 euro annui. Una tassa che devono pagare tutti coloro che possiedono una televisione o qualsiasi apparecchio in grado di ricevere il segnale televisivo. Tuttavia, esistono alcune esenzioni, tra cui quella riservata agli anziani con più di 75 anni d’età.
Questa agevolazione permette a migliaia di pensionati di non pagare il canone, offrendo un piccolo ma significativo sollievo sul bilancio familiare. Ma quali sono i requisiti richiesti per ottenere l’esenzione e quali passi bisogna seguire per inviare la domanda?

Chi può ottenere l’esenzione dal pagamento del canone Rai
Come accade ormai da diversi anni, anche nel 2025 gli anziani over 75 possono essere esonerati dal pagamento del canone Rai, a patto di rispettare alcune condizioni. Il beneficio è riservato a chi:
– Ha compiuto almeno 75 anni
– Ha un reddito annuo complessivo inferiore a 8mila euro, considerando non solo quello personale ma anche quello del coniuge
Oltre al requisito economico, è importante tenere presente che l’anziano non deve convivere con altre persone che abbiano un reddito proprio, fatta eccezione per il coniuge. Inoltre, l’esenzione non è concessa a chi ha assunto collaboratori domestici, colf o badanti, poiché la loro presenza implica condizioni economiche più stabili.

Quando presentare la domanda di esonero
Per ottenere l’esenzione del canone Rai 2025, è necessario presentare un’apposita domanda, tenendo conto della data di compimento del 75° anno di età.
– Chi ha compiuto 75 anni entro il 31 gennaio 2025 potrà beneficiare dell’esonero per tutto l’anno;
– Chi raggiunge il requisito anagrafico entro il 31 luglio 2025 avrà diritto all’esonero solo per il secondo semestre;
– Infine, chi compirà 75 anni dopo il 31 luglio, potrà chiedere l’esenzione a partire dall’anno successivo e dovrà inviare la domanda entro il 31 gennaio 2026.
È importante rispettare le scadenze, per evitare di dover pagare il canone e successivamente richiederne il rimborso.

Come inviare la richiesta di esenzione o rimborso
L’Agenzia delle Entrate ha stabilito diverse modalità per presentare la domanda:
– Invio postale, tramite plico raccomandato senza busta, da spedire all’indirizzo: Agenzia delle Entrate – Direzione Provinciale I di Torino – Ufficio Canone TV – Casella postale 22 – 10121 Torino. È necessario allegare una copia di un valido documento di riconoscimento.
– Trasmissione via PEC, firmando digitalmente la richiesta e inviandola all’indirizzo cp22.canonetv@postacertificata.rai.it.
– Consegna diretta presso un qualsiasi ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate.
Per chi ha già inviato la domanda negli anni precedenti, non è necessario ripresentarla, a meno che non siano intervenute variazioni nei requisiti.

Tempi di elaborazione e interruzione dell’addebito in bolletta
Considerati i tempi tecnici necessari per la lavorazione delle dichiarazioni, il canone verrà rimosso dalla bolletta seguendo queste tempistiche:
– Domande inviate entro il 15 del mese: l’esonero sarà applicato a partire dal mese successivo.
– Domande inviate dopo il 15 del mese: la rimozione dell’addebito scatterà due mesi dopo l’invio della richiesta.
Per chi ha già effettuato il pagamento ma rientra nei criteri di esenzione, sarà possibile richiedere il rimborso, seguendo le stesse modalità di presentazione della domanda.

Bonus barriere architettoniche: conto alla rovescia per lo sconto fiscale del 75%

Il tempo stringe per chi vuole approfittare del bonus barriere architettoniche. La maxi detrazione del 75% per gli interventi di abbattimento delle barriere è destinata a scadere il 31 dicembre 2025, lasciando spazio a un regime fiscale meno vantaggioso a partire dal 2026.

Ultimi mesi per accedere al beneficio maggiorato
Introdotto nel 2022 nell’ambito delle misure collegate al Superbonus, il bonus barriere ha rappresentato una delle agevolazioni più generose per chi intende rendere più accessibili gli edifici. Fino alla fine del 2025, sarà possibile ottenere una detrazione del 75% sulle spese sostenute per interventi come scale, rampe, ascensori, servoscala e piattaforme elevatrici.
Dal 2024, però, il perimetro dell’agevolazione è stato ristretto: il beneficio riguarda esclusivamente gli interventi su barriere “verticali”, escludendo quindi lavori su ambienti come bagni e cucine.

Limiti di spesa e vantaggi
Tra i punti di forza del bonus barriere architettoniche c’è senz’altro la generosità della detrazione, che può arrivare fino al 75% delle spese sostenute. Tuttavia, l’agevolazione è soggetta a limiti ben precisi, stabiliti in base alla tipologia dell’immobile.
Per le abitazioni unifamiliari e per le unità immobiliari situate in edifici plurifamiliari ma dotate di accesso autonomo dall’esterno, il tetto massimo di spesa agevolabile è fissato a 50.000 euro. Se invece si tratta di edifici composti da due a otto unità immobiliari, il limite scende a 40.000 euro per ciascuna unità. Nei condomìni più grandi, con più di otto unità, la soglia si abbassa ulteriormente a 30.000 euro per unità.
È importante sottolineare che gli interventi devono rispettare le prescrizioni tecniche stabilite dal decreto ministeriale n. 236 del 14 giugno 1989. Questo documento definisce i criteri necessari per garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici, sia privati che di edilizia residenziale pubblica, con l’obiettivo di superare e rimuovere le barriere architettoniche.

Dal 2026 si torna al bonus ordinario
Salvo proroghe, dal 1° gennaio 2026 il bonus barriere architettoniche sarà assorbito dal più generico bonus ristrutturazioni. La detrazione scenderà al 30%, con possibilità di arrivare al 36% solo per lavori sull’abitazione principale. Il bonus ristrutturazione continuerà a coprire anche interventi tecnologici e robotici volti a favorire la mobilità delle persone con disabilità, ma con un impatto fiscale decisamente ridotto. Tuttavia, come ogni anno, la legge di Bilancio potrebbe introdurre novità anche sul fronte delle detrazioni edilizie. Gli occhi sono puntati sulla prossima Manovra, che potrebbe riservare sorprese per chi punta a rendere più inclusivi gli spazi abitativi.

Ristrutturazioni, il Governo punta alla proroga del Bonus casa al 50% anche nel 2026

ristrutturazione interni

Ristrutturazioni, il Governo punta alla proroga del Bonus casa al 50% anche nel 2026

L’esecutivo lavora per evitare il taglio dell’aliquota al 36% e dimezzare i tempi di recupero della detrazione fiscale. Obiettivo: sostenere famiglie e imprese edili dopo lo stop al Superbonus. Ma resta il nodo delle coperture finanziarie.

Il Governo è al lavoro per scongiurare il ridimensionamento del Bonus Ristrutturazioni previsto dal 2026, quando l’aliquota dovrebbe scendere dal 50% al 36% e il tetto di spesa dimezzarsi da 96.000 a 48.000 euro. Una prospettiva che, secondo gli operatori del settore, rischia di paralizzare il mercato delle riqualificazioni edilizie.

A lanciare il segnale è stata la Viceministra dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Vannia Gava, che ha annunciato l’avvio di un tavolo tecnico con il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, per valutare la proroga dell’aliquota agevolata al 50% anche per il 2026. Ma non solo: l’esecutivo sta studiando anche la possibilità di ridurre da dieci a cinque anni il periodo di recupero della detrazione fiscale, rendendo lo sconto più immediato e accessibile, soprattutto per i contribuenti con minore capienza fiscale.

“Vogliamo evitare il baratro dei bonus edilizi e dare continuità a un settore strategico per l’economia”, ha dichiarato Gava. “Con queste misure intendiamo aiutare le famiglie, sostenere l’edilizia e promuovere la riqualificazione urbana, nel rispetto delle risorse pubbliche”.

La fine del Superbonus al 110% ha lasciato il Bonus Ristrutturazioni come principale strumento per incentivare interventi sul patrimonio edilizio. Ma il “decalage” previsto dalla normativa rischia di compromettere la ripresa del comparto, già provato dalla fine delle maxi agevolazioni.

Il vero ostacolo resta quello delle coperture finanziarie. La proroga dell’aliquota al 50% e la riduzione dei tempi di recupero comporterebbero un impatto significativo sui conti pubblici, che dovrà essere valutato nella prossima Legge di Bilancio. La sfida per il Governo sarà trovare un equilibrio tra il sostegno alla transizione ecologica e la sostenibilità fiscale.

IMU, stretta sulle dichiarazioni tardive: dopo 90 giorni scatta la sanzione piena

Ultima chiamata per i contribuenti in ritardo con la dichiarazione IMU. Entro lunedì 29 settembre sarà ancora possibile sanare le omissioni relative al 2024 beneficiando del ravvedimento operoso, che consente una riduzione significativa delle sanzioni. Ma dopo questa data, il conto sarà più salato.

La novità normativa: addio sconti oltre i 90 giorni
Il decreto Sanzioni (DL 87/2024) ha modificato l’articolo 13 del DLgs 472/1997, introducendo una stretta sui tempi per il ravvedimento. Per le violazioni commesse dal 1° settembre 2024, lo “sconto” sulla sanzione sarà valido solo se la dichiarazione viene presentata entro 90 giorni dalla scadenza originaria. Superato questo termine, la sanzione sarà piena.

Scadenza cruciale: il 29 settembre
Poiché il termine dei 90 giorni dal 30 giugno cade di domenica, la scadenza slitta a lunedì 29 settembre. Dopo questa data, la dichiarazione sarà ancora valida, ma il contribuente dovrà pagare l’intera sanzione, archiviando la precedente interpretazione più flessibile che permetteva il ravvedimento fino all’accertamento.

Dichiarazione valida, ma più costosa
La nuova norma non invalida le dichiarazioni presentate in ritardo. Nei tributi locali, infatti, non esiste una distinzione netta tra “tardiva” e “omessa”. Tuttavia, l’aspetto economico cambia radicalmente: dopo il 90esimo giorno, si perde il diritto alla riduzione della sanzione.

Chi deve presentare la dichiarazione IMU
L’obbligo non riguarda tutti, ma si attiva in caso di variazioni che danno diritto a riduzioni o esenzioni non note al Comune, come nel caso di immobili invenduti o alloggi sociali. Se l’agevolazione azzera l’imposta, la sanzione è fissa (50 euro), ma anche questa non sarà più riducibile dopo il 29 settembre.

Verso una riforma strutturale
All’orizzonte si profila una trasformazione più profonda. Il decreto legislativo di attuazione della delega fiscale sui tributi locali prevede:
– l’obbligo di invio telematico della dichiarazione;
– l’efficacia “costitutiva” della dichiarazione per ottenere agevolazioni.
Se confermato, ciò significherà che la mancata presentazione comporterà la decadenza automatica dal beneficio, rendendo l’adempimento non più solo formale, ma sostanziale.

Il messaggio del Fisco: niente più ritardi
La stretta sui 90 giorni è solo l’inizio. Il nuovo approccio punta a semplificare i controlli dei Comuni, ma impone ai contribuenti maggiore precisione e tempestività. Dimenticare la dichiarazione IMU non sarà più una svista sanabile: potrebbe costare caro, anche in termini di agevolazioni perse.

Bonus tende da sole: tutti i requisiti per accedere alle detrazioni dell’Ecobonus

Anche nel 2025, chi acquista e installa tende da sole può beneficiare di una detrazione fiscale grazie all’Ecobonus, un incentivo destinato agli interventi di riqualificazione energetica.
Non esiste un bonus tende da sole specifico, ma queste schermature solari rientrano tra le spese agevolabili, purché rispettino determinati requisiti tecnici.
La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto alcune novità, differenziando la percentuale di detrazione tra prima casa e seconde abitazioni. Vediamo come funziona, quali sono le spese ammesse e come ottenere il rimborso fiscale.

Quali spese rientrano nel bonus tende da sole 2025
Le tende da sole sono considerate schermature solari, ovvero dispositivi che migliorano l’ efficienza energetica degli edifici riducendo l’irraggiamento solare e il consumo di climatizzazione.
Secondo l’Allegato M del decreto legislativo n. 311/2006, per accedere alla detrazione, le tende devono rispettare i seguenti requisiti tecnici:
• Essere installate in modo solidale con l’involucro edilizio, quindi non devono essere liberamente montabili o smontabili dall’utente.
• Proteggere una superficie vetrata, migliorando l’isolamento termico.
• Essere mobili, ovvero regolabili per adattarsi alle condizioni climatiche.
• Essere schermature tecniche, come tende da sole, veneziane, tende a rullo o tende a bracci.
Inoltre, l’installazione deve rispettare specifici orientamenti:
• Da Est a Ovest, passando per Sud – Agevolabili.
• Nord, Nord-Est e Nord-Ovest – Non ammesse alla detrazione.

Le nuove regole dal 2025: quanto si può detrarre
Dal 1° gennaio 2025, la detrazione varia in base alla tipologia di immobile:
• 50 per cento per la prima casa.
• 36 per cento per seconde case e altri immobili.
Il limite massimo di spesa detraibile è di 60mila euro per unità immobiliare, quindi il rimborso può arrivare fino a:
• 30mila euro per la prima casa.
• 21.600 euro per le seconde case.
La detrazione viene spalmata in 10 anni, suddivisa in 10 quote annuali di pari importo.
Quali spese sono ammesse
Secondo l’art. 5 del decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 6 agosto 2020, rientrano nel bonus:
• Fornitura e installazione delle tende da sole.
• Smontaggio di dispositivi preesistenti.
• Prestazioni professionali necessarie per la progettazione e certificazione dell’intervento.
Il rimborso massimo dipende dal tipo di immobile e dalla spesa sostenuta, e non può comunque superare il tetto di 60.000 euro.

Come ottenere la detrazione e il bonifico parlante
Per accedere al bonus, il pagamento deve essere effettuato tramite bonifico parlante, che deve contenere:
• Causale del versamento, con riferimento alla normativa di detrazione.
• Codice fiscale del beneficiario della detrazione.
• Codice fiscale o partita IVA del destinatario del pagamento.
Inoltre, è obbligatorio trasmettere i dati dell’intervento all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori, tramite l’apposita piattaforma online.

Un’opportunità per migliorare l’efficienza energetica
Il bonus tende da sole 2025 rappresenta un’ottima occasione per chi vuole ridurre i consumi energetici e migliorare il comfort abitativo.
Prima di procedere con l’acquisto e l’installazione, è consigliabile verificare i requisiti tecnici e consultare un esperto per assicurarsi di rispettare le condizioni richieste.

Sostituzione condizionatori e agevolazioni fiscali

climatizzatore

L’Agenzia delle Entrate, rispondendo ad un quesito posto da una contribuente attraverso la “Posta di FiscoOggi”, ha affrontato la tematica relativa alle possibili agevolazioni per la sostituzione dei condizionatori.

Nello specifico, la contribuente si è rivolta al Fisco spiegando che vorrebbe sostituire il condizionatore con uno a più basso consumo energetico, ma il dubbio posto è quello inerente alla possibile fruizione di agevolazioni fiscali, anche in assenza di ulteriori lavori.

In risposta, l’Agenzia delle Entrate ha spiegato che l’agevolazione fiscale per gli interventi che aumentano il livello di efficienza energetica degli edifici è disciplinata dall’articolo 14 del Decreto Legge 63/2013 e dall’articolo 16-bis, lett. h) del TUIR, ai sensi del quale questo tipo di interventi possono essere realizzati anche in assenza di opere edilizie propriamente dette, acquisendo comunque l’idonea documentazione attestante il conseguimento di risparmi energetici in applicazione della normativa vigente in materia.

Il Fisco chiarisce che la Legge di Bilancio 2025 (legge n. 207/2024) all’art. 1, comma 55, ha stabilito che tale detrazione spetta anche per le spese documentate e sostenute nel 2025, ad esclusione delle spese per gli interventi di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con caldaie uniche alimentate a combustibili fossili, nella misura fissa del 36% delle spese sostenute.

La detrazione sale al 50% delle spese sostenute nel caso in cui queste siano sostenute dai titolari del diritto di proprietà o di un diritto reale di godimento per interventi sull’unità immobiliare adibita ad abitazione principale.

In base a quanto stabilito dalla Legge di Bilancio 2025, quindi, la detrazione fiscale spettante per il 2025 è pari al 50% per interventi come la sostituzione del climatizzatore con uno più efficiente, sull’unità immobiliare adibita ad abitazione principale, mentre è pari al 36% per le abitazioni non principali.

Per quanto concerne gli anni 2026 e 2027 la detrazione fiscale spettante per questa tipologia di interventi scenderà al 36% per le abitazioni principali e al 30% per le altre tipologie di immobili.

L’Agenzia delle Entrate ha specificato che per poter fruire dell’agevolazione è necessario che i pagamenti vengano effettuati attraverso bonifico bancario o postale, indicando la causale del versamento, il codice fiscale del beneficiario della detrazione, il numero di partita Iva o il codice fiscale del destinatario delle somme (ditta o professionista che ha effettuato i lavori) e il numero e la data della fattura a cui si riferisce il bonifico.

A tal proposito ricordiamo che è importante anche conservare le varie fatture e l’eventuale documentazione amministrativa inerente all’intervento effettuato, così da poterla esibire in caso di controlli da parte del Fisco.

A cura di Deborah Foti – Ufficio stampa Anapi

Bonus prima casa, più tempo per vendere l’immobile

Buone notizie per chi ha beneficiato del bonus prima casa: la Legge di Bilancio 2025 ha introdotto una proroga per la vendita dell’immobile, che consente ai proprietari di conservare le agevolazioni anche se hanno acquistato prima dell’inizio di quest’anno.
Grazie alla nuova norma sarà possibile vendere l’abitazione entro due anni, anziché uno, a patto che il termine precedente non sia già scaduto al 31 dicembre 2024.
A chiarire la portata di questa estensione è stata l’Agenzia delle Entrate, nell’Interpello numero 127 del 2025.

Più tempo per vendere e mantenere le agevolazioni
Il provvedimento modifica le scadenze previste dall’articolo 1, nota II-bis, comma 4-bis della Tariffa allegata al Testo Unico sull’imposta di registro (TUR), ridefinendo i tempi a disposizione dei contribuenti per la vendita del loro immobile senza perdere le agevolazioni fiscali.
Grazie alla proroga introdotta dalla Legge di Bilancio, chi ha già usufruito del bonus può accedere nuovamente all’agevolazione, versando l’imposta di registro al 2 per cento anche per un nuovo acquisto. Tuttavia, affinché il beneficio rimanga valido, la casa acquistata in precedenza deve essere venduta entro il termine dei due anni.
Ma la novità più interessante è che la proroga non riguarda solo gli acquisti effettuati dal 2025 in poi: la nuova finestra temporale ha effetto retroattivo, consentendo di procedere con la vendita entro 24 mesi anche a chi ha comprato casa prima di quest’anno, purché il termine di un anno non sia già scaduto al 31 dicembre 2024.

Il caso analizzato dall’Agenzia delle Entrate
L’estensione dei tempi di vendita è stata confermata anche in un caso specifico esaminato dall’Agenzia delle Entrate nella risposta all’Interpello numero 127 del 5 maggio 2025.
Nel quesito, un contribuente che aveva effettuato il secondo acquisto con l’agevolazione prima casa il 25 gennaio 2024 ha chiesto chiarimenti sui termini di vendita della prima abitazione. Grazie alle nuove disposizioni, avrà tempo fino al 25 gennaio 2026 per completare l’operazione senza perdere il bonus.
Questo chiarimento conferma che la proroga non si applica solo ai nuovi acquirenti, ma riguarda anche chi ha acquistato casa negli anni precedenti, offrendo maggiore flessibilità per chi deve vendere il proprio immobile.

Una misura vantaggiosa
L’estensione dei termini per la vendita degli immobili acquistati con il bonus prima casa rappresenta un importante vantaggio per i proprietari, dando loro più tempo per gestire la transazione e conservare le agevolazioni fiscali, evitando le pressioni della scadenza originaria di 12 mesi.
La misura offre quindi maggior respiro ai contribuenti e facilita la gestione degli investimenti immobiliari, assicurando più flessibilità nel mercato della compravendita.

Il Decreto Omnibus 2025 è legge: IVA ridotta per l’arte e Superbonus prorogato nelle zone terremotate

Con la conversione in legge del decreto omnibus 2025, il panorama fiscale italiano si arricchisce di nuove misure che spaziano dall’arte alla ricostruzione post-sisma. Tra le novità più rilevanti, spicca la riduzione dell’IVA dal 22% al 5% per le opere d’arte, un intervento pensato per rilanciare il mercato culturale, e la proroga fino al 2026 del Superbonus 110% per gli immobili danneggiati dai terremoti nel Centro Italia.

Durante l’ultimo passaggio parlamentare, il Senato ha ampliato il perimetro dell’agevolazione, includendo anche i comuni colpiti dal sisma del 6 aprile 2009, oltre a quelli già previsti per gli eventi successivi al 24 agosto 2016. La proroga riguarda esclusivamente i territori in cui è stato dichiarato lo stato di emergenza e si applica alle spese sostenute nel 2026, per la parte eccedente il contributo pubblico destinato alla ricostruzione.

Il Superbonus resta accessibile anche attraverso le modalità alternative allo sconto diretto in dichiarazione: sarà possibile optare per lo sconto in fattura o la cessione del credito, grazie alla deroga al blocco prevista dal decreto legge n. 11/2023.

Il provvedimento estende inoltre, fino al 2025 e nel limite di 11,7 milioni di euro, le esenzioni fiscali per imprese e professionisti operanti nella Zona Franca Urbana Sisma Centro Italia, che abbiano subito una significativa riduzione del fatturato a causa degli eventi sismici.

Infine, il decreto proroga fino al 31 dicembre 2025 i lavori del tavolo tecnico istituito presso il Ministero dell’Economia, incaricato di monitorare l’attuazione delle norme sul rimborso delle imposte per i soggetti colpiti dal sisma del 13 e 16 dicembre 1990, che interessò le province di Catania, Ragusa e Siracusa.

Il decreto omnibus 2025 si conferma così uno strumento poliedrico, capace di intervenire su settori diversi con misure mirate e di forte impatto sociale.

Superbonus, Enea ribalta la narrazione: le villette non sono il vero salasso

Per anni sono state additate come il simbolo degli sprechi, ma ora i dati parlano chiaro: le villette non hanno drenato le casse dello Stato. A dirlo è l’ultimo rapporto Enea, che smonta uno dei miti più radicati attorno al Superbonus 110%. Su oltre 160 miliardi di euro di spesa complessiva, solo il 10% è stato assorbito dai villini. Il vero peso? I grandi cantieri condominiali.

Secondo l’analisi, gli interventi sulle abitazioni in categoria catastale A/7 – i classici villini – hanno generato circa 13 miliardi di detrazioni fiscali. Una cifra tutt’altro che trascurabile, ma ben lontana dai 82,3 miliardi spesi per i condomini. Enea distingue per la prima volta le villette dalle altre case unifamiliari (categoria A/3), che da sole hanno generato 27 miliardi di investimenti. Il quadro che emerge è chiaro: le villette non sono state il motore della spesa pubblica.

Al 31 dicembre 2023, le unità unifamiliari di tipo “villino” ristrutturate con il Superbonus erano circa 106mila, su oltre un milione di edifici beneficiari. Una quota minoritaria, che smentisce la narrazione dominante. La gran parte degli interventi è stata agevolata al 110%, ma il loro impatto sul bilancio statale resta contenuto.

Molto più incisivi, invece, i lavori condominiali. Due terzi della spesa totale sono stati assorbiti da interventi su edifici plurifamiliari, con cifre che restano provvisorie ma difficilmente soggette a variazioni significative. E non è tutto: restano da contabilizzare circa 27 miliardi di euro, destinati a immobili indipendenti con accesso autonomo, spesso presenti in contesti condominiali o urbani, come le palazzine monofamiliari diffuse nei piccoli centri e in alcune zone delle grandi città.

La geografia del Superbonus racconta un’Italia a più velocità. La Lombardia guida per numero assoluto di villette ristrutturate (24.672), seguita da Lazio e Veneto. Ma se si guarda al rapporto tra interventi e abitazioni, il primato spetta al Friuli-Venezia Giulia. Anche per valore degli investimenti, la gerarchia resta stabile: Lombardia in testa con 2,8 miliardi, poi Lazio (1,6) e Veneto (1,4).

Il Superbonus, dunque, non ha premiato solo le villette. Anzi, i dati Enea dimostrano che il grosso delle risorse è andato altrove. Una verità che cambia prospettiva e invita a rileggere con più attenzione il bilancio di una delle misure più discusse degli ultimi anni.

Superbonus 110% confermato per il 2026 nelle aree colpite dai terremoti

Il cosiddetto Decreto Omnibus (Dl 95/2025) ha superato l’esame di Camera e Senato ed è stato convertito nella Legge n. 118, pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 8 agosto 2025 ed entrata in vigore il 10 agosto.

Il provvedimento contiene vari punti che mirano a rilanciare, su più fronti, l’economia del nostro Paese e tra questi punti un’importante novità riguarda l’estensione del Superbonus 110% per tutto il 2026 nelle aree del Centro Italia colpite dagli eventi sismici nel 2009 e nel 2016.

Tale beneficio riguarda più precisamente i Comuni delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria e il prolungamento della maxi agevolazione, che spetta nelle aree in cui è stato dichiarato lo stato di emergenza, è stato esteso agli eventi sismici risalenti al 6 aprile 2009, in aggiunta a quelli già previsti nella precedente stesura della normativa avvenuti a partire dal 24 agosto 2016.

Nei Comuni indicati dalla norma, i cittadini anche nel 2026 potranno continuare a richiedere il Superbonus al 110% sull’importo eccedente il contributo di costruzione e potranno scegliere se optare per la cessione del credito o lo sconto in fattura.

Attraverso questa legge le zone terremotate potranno, quindi, usufruire del Superbonus al 110% con cessione del credito o sconto in fattura, anche nel 2026, misura che senza l’intervento di tale normativa sarebbe scaduta il 31 dicembre 2025.

È importante chiarire che la proroga della maxi agevolazione per tutto il 2026 riguarda solo l’incentivo fiscale fruito sotto forma di sconto in fattura e cessione del credito, perciò non mediante la dichiarazione dei redditi, che resta comunque ammissibile per le spese sostenute per interventi edilizi di ripristino, eccedenti il contributo di ricostruzione e sostenute entro il 31 dicembre 2025.

Inoltre, è necessario evidenziare che il Decreto Omnibus riguarda solo i Comuni e le Regioni citate, difatti la normativa non è intervenuta in merito a tutti gli altri territori colpiti da eventi sismici come ad esempio Molise, Campania, Sicilia ed Emilia Romagna per i quali il Superbonus al 110% resta confermato fino alla fine del 2025.

Per queste ultime Regioni il cosiddetto Decreto Agevolazioni fiscali (Dl 39/2024), successivamente convertito nella Legge n. 67/2024, ha eliminato le opzioni di sconto in fattura o cessione del credito dal 30 marzo 2024, stanziando al contempo un fondo pari a 35 milioni di euro per il 2025 per finanziare gli interventi relativi agli immobili danneggiati da eventi sismici avvenuti in tali aree, fondo che però non è ancora del tutto operativo.

A cura di Deborah Maria Foti – Ufficio Stampa ANAPI