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Bonus edilizi, gli ultimi chiarimenti del Fisco su elettrodomestici, barriere architettoniche e pannelli solari

Le agevolazioni fiscali legate all’edilizia continuano a rappresentare una leva importante per cittadini e imprese, ma la complessità normativa impone attenzione e aggiornamento costante. A fare chiarezza su alcuni aspetti pratici è l’Agenzia delle Entrate, che nella rubrica FiscoOggi ha pubblicato ad agosto una serie di risposte a quesiti frequenti, offrendo indicazioni utili su bonus mobili, ristrutturazioni, barriere architettoniche e impianti solari.

Tra i temi affrontati, spicca quello relativo al bonus mobili e grandi elettrodomestici. Per beneficiare della detrazione sull’acquisto di una lavastoviglie, ad esempio, è necessario conservare la documentazione che attesti il pagamento, come ricevute di bonifico o transazioni con carta, oltre alle fatture che descrivano chiaramente i beni acquistati. Anche lo scontrino fiscale può essere valido, purché riporti il codice fiscale dell’acquirente e i dettagli del prodotto. In mancanza di codice fiscale, la detrazione resta possibile se l’acquisto è riconducibile al contribuente attraverso i dati della transazione.

Un altro chiarimento riguarda la possibilità per il convivente di fatto di accedere alle detrazioni per interventi di ristrutturazione su un immobile che non costituisce l’abitazione principale. Secondo l’Agenzia, la detrazione è ammessa anche in questi casi, purché l’immobile rientri nell’ambito della convivenza. La verifica della stabile convivenza può avvenire tramite registri anagrafici o autocertificazione, come previsto dalla legge sulle unioni civili.

Sul fronte delle barriere architettoniche, il Fisco ha precisato che in caso di decesso del contribuente, le quote residue della detrazione non possono essere trasferite agli eredi. La normativa non contempla il passaggio del beneficio, né in caso di successione né di cessione dell’immobile. Chi ha sostenuto le spese può continuare a usufruire delle rate non ancora utilizzate, anche se l’immobile cambia proprietà. A partire dal 2024, inoltre, le spese devono essere ripartite obbligatoriamente in dieci rate annuali di pari importo.

Infine, per quanto riguarda gli interventi legati all’installazione di pannelli solari, l’Agenzia ha ricordato che le spese devono essere correttamente inserite nel modello 730, seguendo le indicazioni previste per gli interventi di ristrutturazione edilizia. Anche in questo caso, la documentazione deve essere completa e conforme ai requisiti richiesti per accedere alle agevolazioni.

I chiarimenti pubblicati confermano l’importanza di un approccio rigoroso e documentato per accedere ai bonus edilizi, in un contesto normativo che continua a evolversi e che richiede il supporto di professionisti qualificati.

Bonus ristrutturazioni anche senza residenza: quando spetta la detrazione del 50%

Il bonus ristrutturazioni continua a rappresentare una delle agevolazioni fiscali più apprezzate dai contribuenti italiani. Confermato per tutto il 2025, consente di ottenere una detrazione Irpef del 50% per interventi su immobili adibiti ad abitazione principale, e del 36% per le seconde case, su una spesa massima di 96.000 euro.

Ma cosa accade se il proprietario non risiede nell’immobile oggetto dei lavori?

A chiarire la questione è l’Agenzia delle Entrate, che con la circolare 8/E ha confermato la possibilità di accedere al bonus anche in assenza di residenza, purché siano rispettati alcuni requisiti. Non è infatti necessario risultare residenti al momento dell’avvio dei lavori. La condizione fondamentale è che l’immobile venga adibito ad abitazione principale entro la data di presentazione della dichiarazione dei redditi relativa all’anno in cui si intende usufruire della detrazione. In altre parole, il trasferimento della residenza può avvenire anche dopo la fine dei lavori, ma deve essere formalizzato prima di iniziare a detrarre le spese.

La stessa circolare estende il beneficio anche ai casi in cui nell’immobile ristrutturato risiedano i familiari del contribuente, come coniugi, figli o genitori, a patto che il proprietario non possieda un’altra abitazione. In questo modo, il Fisco riconosce come “abitazione principale” anche quella destinata alla famiglia, ampliando la platea dei beneficiari senza rinunciare al principio di unicità dell’immobile.

Attenzione però alle tempistiche: se la residenza non viene trasferita entro la scadenza della dichiarazione dei redditi, il contribuente perde il diritto alla detrazione maggiorata e rientra nel regime previsto per le seconde case, con aliquota al 36%.

Le stesse regole valgono anche per gli immobili in condominio. L’aliquota del 50% può essere applicata solo se l’appartamento è destinato a prima casa, anche se la residenza viene trasferita dopo l’inizio dei lavori. Questo principio si estende anche ai condomìni minimi, parziali o agli edifici interamente di proprietà di un singolo soggetto.

Il bonus ristrutturazioni copre anche gli interventi sulle pertinenze, come cantine e box auto, ma solo se esiste un vincolo diretto con l’abitazione principale. Tale vincolo deve essere già presente al momento dell’avvio dei lavori, pena l’esclusione dall’agevolazione.

Infine, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che il contribuente mantiene il diritto alla detrazione anche in caso di successivo trasferimento della residenza. Se l’immobile ristrutturato non è più adibito ad abitazione principale nei periodi d’imposta successivi, le quote residue della detrazione possono comunque essere portate in dichiarazione, purché i requisiti iniziali siano stati rispettati.

Esenzione Canone Rai per gli anziani over 75: tutto quello che c’è da sapere

televisione anziani

Dal gennaio 2025, l’importo del canone Rai è tornato a 90 euro annui. Una tassa che devono pagare tutti coloro che possiedono una televisione o qualsiasi apparecchio in grado di ricevere il segnale televisivo. Tuttavia, esistono alcune esenzioni, tra cui quella riservata agli anziani con più di 75 anni d’età.
Questa agevolazione permette a migliaia di pensionati di non pagare il canone, offrendo un piccolo ma significativo sollievo sul bilancio familiare. Ma quali sono i requisiti richiesti per ottenere l’esenzione e quali passi bisogna seguire per inviare la domanda?

Chi può ottenere l’esenzione dal pagamento del canone Rai
Come accade ormai da diversi anni, anche nel 2025 gli anziani over 75 possono essere esonerati dal pagamento del canone Rai, a patto di rispettare alcune condizioni. Il beneficio è riservato a chi:
– Ha compiuto almeno 75 anni
– Ha un reddito annuo complessivo inferiore a 8mila euro, considerando non solo quello personale ma anche quello del coniuge
Oltre al requisito economico, è importante tenere presente che l’anziano non deve convivere con altre persone che abbiano un reddito proprio, fatta eccezione per il coniuge. Inoltre, l’esenzione non è concessa a chi ha assunto collaboratori domestici, colf o badanti, poiché la loro presenza implica condizioni economiche più stabili.

Quando presentare la domanda di esonero
Per ottenere l’esenzione del canone Rai 2025, è necessario presentare un’apposita domanda, tenendo conto della data di compimento del 75° anno di età.
– Chi ha compiuto 75 anni entro il 31 gennaio 2025 potrà beneficiare dell’esonero per tutto l’anno;
– Chi raggiunge il requisito anagrafico entro il 31 luglio 2025 avrà diritto all’esonero solo per il secondo semestre;
– Infine, chi compirà 75 anni dopo il 31 luglio, potrà chiedere l’esenzione a partire dall’anno successivo e dovrà inviare la domanda entro il 31 gennaio 2026.
È importante rispettare le scadenze, per evitare di dover pagare il canone e successivamente richiederne il rimborso.

Come inviare la richiesta di esenzione o rimborso
L’Agenzia delle Entrate ha stabilito diverse modalità per presentare la domanda:
– Invio postale, tramite plico raccomandato senza busta, da spedire all’indirizzo: Agenzia delle Entrate – Direzione Provinciale I di Torino – Ufficio Canone TV – Casella postale 22 – 10121 Torino. È necessario allegare una copia di un valido documento di riconoscimento.
– Trasmissione via PEC, firmando digitalmente la richiesta e inviandola all’indirizzo cp22.canonetv@postacertificata.rai.it.
– Consegna diretta presso un qualsiasi ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate.
Per chi ha già inviato la domanda negli anni precedenti, non è necessario ripresentarla, a meno che non siano intervenute variazioni nei requisiti.

Tempi di elaborazione e interruzione dell’addebito in bolletta
Considerati i tempi tecnici necessari per la lavorazione delle dichiarazioni, il canone verrà rimosso dalla bolletta seguendo queste tempistiche:
– Domande inviate entro il 15 del mese: l’esonero sarà applicato a partire dal mese successivo.
– Domande inviate dopo il 15 del mese: la rimozione dell’addebito scatterà due mesi dopo l’invio della richiesta.
Per chi ha già effettuato il pagamento ma rientra nei criteri di esenzione, sarà possibile richiedere il rimborso, seguendo le stesse modalità di presentazione della domanda.

Bonus barriere architettoniche: conto alla rovescia per lo sconto fiscale del 75%

Il tempo stringe per chi vuole approfittare del bonus barriere architettoniche. La maxi detrazione del 75% per gli interventi di abbattimento delle barriere è destinata a scadere il 31 dicembre 2025, lasciando spazio a un regime fiscale meno vantaggioso a partire dal 2026.

Ultimi mesi per accedere al beneficio maggiorato
Introdotto nel 2022 nell’ambito delle misure collegate al Superbonus, il bonus barriere ha rappresentato una delle agevolazioni più generose per chi intende rendere più accessibili gli edifici. Fino alla fine del 2025, sarà possibile ottenere una detrazione del 75% sulle spese sostenute per interventi come scale, rampe, ascensori, servoscala e piattaforme elevatrici.
Dal 2024, però, il perimetro dell’agevolazione è stato ristretto: il beneficio riguarda esclusivamente gli interventi su barriere “verticali”, escludendo quindi lavori su ambienti come bagni e cucine.

Limiti di spesa e vantaggi
Tra i punti di forza del bonus barriere architettoniche c’è senz’altro la generosità della detrazione, che può arrivare fino al 75% delle spese sostenute. Tuttavia, l’agevolazione è soggetta a limiti ben precisi, stabiliti in base alla tipologia dell’immobile.
Per le abitazioni unifamiliari e per le unità immobiliari situate in edifici plurifamiliari ma dotate di accesso autonomo dall’esterno, il tetto massimo di spesa agevolabile è fissato a 50.000 euro. Se invece si tratta di edifici composti da due a otto unità immobiliari, il limite scende a 40.000 euro per ciascuna unità. Nei condomìni più grandi, con più di otto unità, la soglia si abbassa ulteriormente a 30.000 euro per unità.
È importante sottolineare che gli interventi devono rispettare le prescrizioni tecniche stabilite dal decreto ministeriale n. 236 del 14 giugno 1989. Questo documento definisce i criteri necessari per garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici, sia privati che di edilizia residenziale pubblica, con l’obiettivo di superare e rimuovere le barriere architettoniche.

Dal 2026 si torna al bonus ordinario
Salvo proroghe, dal 1° gennaio 2026 il bonus barriere architettoniche sarà assorbito dal più generico bonus ristrutturazioni. La detrazione scenderà al 30%, con possibilità di arrivare al 36% solo per lavori sull’abitazione principale. Il bonus ristrutturazione continuerà a coprire anche interventi tecnologici e robotici volti a favorire la mobilità delle persone con disabilità, ma con un impatto fiscale decisamente ridotto. Tuttavia, come ogni anno, la legge di Bilancio potrebbe introdurre novità anche sul fronte delle detrazioni edilizie. Gli occhi sono puntati sulla prossima Manovra, che potrebbe riservare sorprese per chi punta a rendere più inclusivi gli spazi abitativi.

Ristrutturazioni, il Governo punta alla proroga del Bonus casa al 50% anche nel 2026

ristrutturazione interni

Ristrutturazioni, il Governo punta alla proroga del Bonus casa al 50% anche nel 2026

L’esecutivo lavora per evitare il taglio dell’aliquota al 36% e dimezzare i tempi di recupero della detrazione fiscale. Obiettivo: sostenere famiglie e imprese edili dopo lo stop al Superbonus. Ma resta il nodo delle coperture finanziarie.

Il Governo è al lavoro per scongiurare il ridimensionamento del Bonus Ristrutturazioni previsto dal 2026, quando l’aliquota dovrebbe scendere dal 50% al 36% e il tetto di spesa dimezzarsi da 96.000 a 48.000 euro. Una prospettiva che, secondo gli operatori del settore, rischia di paralizzare il mercato delle riqualificazioni edilizie.

A lanciare il segnale è stata la Viceministra dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Vannia Gava, che ha annunciato l’avvio di un tavolo tecnico con il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, per valutare la proroga dell’aliquota agevolata al 50% anche per il 2026. Ma non solo: l’esecutivo sta studiando anche la possibilità di ridurre da dieci a cinque anni il periodo di recupero della detrazione fiscale, rendendo lo sconto più immediato e accessibile, soprattutto per i contribuenti con minore capienza fiscale.

“Vogliamo evitare il baratro dei bonus edilizi e dare continuità a un settore strategico per l’economia”, ha dichiarato Gava. “Con queste misure intendiamo aiutare le famiglie, sostenere l’edilizia e promuovere la riqualificazione urbana, nel rispetto delle risorse pubbliche”.

La fine del Superbonus al 110% ha lasciato il Bonus Ristrutturazioni come principale strumento per incentivare interventi sul patrimonio edilizio. Ma il “decalage” previsto dalla normativa rischia di compromettere la ripresa del comparto, già provato dalla fine delle maxi agevolazioni.

Il vero ostacolo resta quello delle coperture finanziarie. La proroga dell’aliquota al 50% e la riduzione dei tempi di recupero comporterebbero un impatto significativo sui conti pubblici, che dovrà essere valutato nella prossima Legge di Bilancio. La sfida per il Governo sarà trovare un equilibrio tra il sostegno alla transizione ecologica e la sostenibilità fiscale.

IMU, stretta sulle dichiarazioni tardive: dopo 90 giorni scatta la sanzione piena

Ultima chiamata per i contribuenti in ritardo con la dichiarazione IMU. Entro lunedì 29 settembre sarà ancora possibile sanare le omissioni relative al 2024 beneficiando del ravvedimento operoso, che consente una riduzione significativa delle sanzioni. Ma dopo questa data, il conto sarà più salato.

La novità normativa: addio sconti oltre i 90 giorni
Il decreto Sanzioni (DL 87/2024) ha modificato l’articolo 13 del DLgs 472/1997, introducendo una stretta sui tempi per il ravvedimento. Per le violazioni commesse dal 1° settembre 2024, lo “sconto” sulla sanzione sarà valido solo se la dichiarazione viene presentata entro 90 giorni dalla scadenza originaria. Superato questo termine, la sanzione sarà piena.

Scadenza cruciale: il 29 settembre
Poiché il termine dei 90 giorni dal 30 giugno cade di domenica, la scadenza slitta a lunedì 29 settembre. Dopo questa data, la dichiarazione sarà ancora valida, ma il contribuente dovrà pagare l’intera sanzione, archiviando la precedente interpretazione più flessibile che permetteva il ravvedimento fino all’accertamento.

Dichiarazione valida, ma più costosa
La nuova norma non invalida le dichiarazioni presentate in ritardo. Nei tributi locali, infatti, non esiste una distinzione netta tra “tardiva” e “omessa”. Tuttavia, l’aspetto economico cambia radicalmente: dopo il 90esimo giorno, si perde il diritto alla riduzione della sanzione.

Chi deve presentare la dichiarazione IMU
L’obbligo non riguarda tutti, ma si attiva in caso di variazioni che danno diritto a riduzioni o esenzioni non note al Comune, come nel caso di immobili invenduti o alloggi sociali. Se l’agevolazione azzera l’imposta, la sanzione è fissa (50 euro), ma anche questa non sarà più riducibile dopo il 29 settembre.

Verso una riforma strutturale
All’orizzonte si profila una trasformazione più profonda. Il decreto legislativo di attuazione della delega fiscale sui tributi locali prevede:
– l’obbligo di invio telematico della dichiarazione;
– l’efficacia “costitutiva” della dichiarazione per ottenere agevolazioni.
Se confermato, ciò significherà che la mancata presentazione comporterà la decadenza automatica dal beneficio, rendendo l’adempimento non più solo formale, ma sostanziale.

Il messaggio del Fisco: niente più ritardi
La stretta sui 90 giorni è solo l’inizio. Il nuovo approccio punta a semplificare i controlli dei Comuni, ma impone ai contribuenti maggiore precisione e tempestività. Dimenticare la dichiarazione IMU non sarà più una svista sanabile: potrebbe costare caro, anche in termini di agevolazioni perse.

Bonus tende da sole: tutti i requisiti per accedere alle detrazioni dell’Ecobonus

Anche nel 2025, chi acquista e installa tende da sole può beneficiare di una detrazione fiscale grazie all’Ecobonus, un incentivo destinato agli interventi di riqualificazione energetica.
Non esiste un bonus tende da sole specifico, ma queste schermature solari rientrano tra le spese agevolabili, purché rispettino determinati requisiti tecnici.
La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto alcune novità, differenziando la percentuale di detrazione tra prima casa e seconde abitazioni. Vediamo come funziona, quali sono le spese ammesse e come ottenere il rimborso fiscale.

Quali spese rientrano nel bonus tende da sole 2025
Le tende da sole sono considerate schermature solari, ovvero dispositivi che migliorano l’ efficienza energetica degli edifici riducendo l’irraggiamento solare e il consumo di climatizzazione.
Secondo l’Allegato M del decreto legislativo n. 311/2006, per accedere alla detrazione, le tende devono rispettare i seguenti requisiti tecnici:
• Essere installate in modo solidale con l’involucro edilizio, quindi non devono essere liberamente montabili o smontabili dall’utente.
• Proteggere una superficie vetrata, migliorando l’isolamento termico.
• Essere mobili, ovvero regolabili per adattarsi alle condizioni climatiche.
• Essere schermature tecniche, come tende da sole, veneziane, tende a rullo o tende a bracci.
Inoltre, l’installazione deve rispettare specifici orientamenti:
• Da Est a Ovest, passando per Sud – Agevolabili.
• Nord, Nord-Est e Nord-Ovest – Non ammesse alla detrazione.

Le nuove regole dal 2025: quanto si può detrarre
Dal 1° gennaio 2025, la detrazione varia in base alla tipologia di immobile:
• 50 per cento per la prima casa.
• 36 per cento per seconde case e altri immobili.
Il limite massimo di spesa detraibile è di 60mila euro per unità immobiliare, quindi il rimborso può arrivare fino a:
• 30mila euro per la prima casa.
• 21.600 euro per le seconde case.
La detrazione viene spalmata in 10 anni, suddivisa in 10 quote annuali di pari importo.
Quali spese sono ammesse
Secondo l’art. 5 del decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 6 agosto 2020, rientrano nel bonus:
• Fornitura e installazione delle tende da sole.
• Smontaggio di dispositivi preesistenti.
• Prestazioni professionali necessarie per la progettazione e certificazione dell’intervento.
Il rimborso massimo dipende dal tipo di immobile e dalla spesa sostenuta, e non può comunque superare il tetto di 60.000 euro.

Come ottenere la detrazione e il bonifico parlante
Per accedere al bonus, il pagamento deve essere effettuato tramite bonifico parlante, che deve contenere:
• Causale del versamento, con riferimento alla normativa di detrazione.
• Codice fiscale del beneficiario della detrazione.
• Codice fiscale o partita IVA del destinatario del pagamento.
Inoltre, è obbligatorio trasmettere i dati dell’intervento all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori, tramite l’apposita piattaforma online.

Un’opportunità per migliorare l’efficienza energetica
Il bonus tende da sole 2025 rappresenta un’ottima occasione per chi vuole ridurre i consumi energetici e migliorare il comfort abitativo.
Prima di procedere con l’acquisto e l’installazione, è consigliabile verificare i requisiti tecnici e consultare un esperto per assicurarsi di rispettare le condizioni richieste.

Sostituzione condizionatori e agevolazioni fiscali

climatizzatore

L’Agenzia delle Entrate, rispondendo ad un quesito posto da una contribuente attraverso la “Posta di FiscoOggi”, ha affrontato la tematica relativa alle possibili agevolazioni per la sostituzione dei condizionatori.

Nello specifico, la contribuente si è rivolta al Fisco spiegando che vorrebbe sostituire il condizionatore con uno a più basso consumo energetico, ma il dubbio posto è quello inerente alla possibile fruizione di agevolazioni fiscali, anche in assenza di ulteriori lavori.

In risposta, l’Agenzia delle Entrate ha spiegato che l’agevolazione fiscale per gli interventi che aumentano il livello di efficienza energetica degli edifici è disciplinata dall’articolo 14 del Decreto Legge 63/2013 e dall’articolo 16-bis, lett. h) del TUIR, ai sensi del quale questo tipo di interventi possono essere realizzati anche in assenza di opere edilizie propriamente dette, acquisendo comunque l’idonea documentazione attestante il conseguimento di risparmi energetici in applicazione della normativa vigente in materia.

Il Fisco chiarisce che la Legge di Bilancio 2025 (legge n. 207/2024) all’art. 1, comma 55, ha stabilito che tale detrazione spetta anche per le spese documentate e sostenute nel 2025, ad esclusione delle spese per gli interventi di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con caldaie uniche alimentate a combustibili fossili, nella misura fissa del 36% delle spese sostenute.

La detrazione sale al 50% delle spese sostenute nel caso in cui queste siano sostenute dai titolari del diritto di proprietà o di un diritto reale di godimento per interventi sull’unità immobiliare adibita ad abitazione principale.

In base a quanto stabilito dalla Legge di Bilancio 2025, quindi, la detrazione fiscale spettante per il 2025 è pari al 50% per interventi come la sostituzione del climatizzatore con uno più efficiente, sull’unità immobiliare adibita ad abitazione principale, mentre è pari al 36% per le abitazioni non principali.

Per quanto concerne gli anni 2026 e 2027 la detrazione fiscale spettante per questa tipologia di interventi scenderà al 36% per le abitazioni principali e al 30% per le altre tipologie di immobili.

L’Agenzia delle Entrate ha specificato che per poter fruire dell’agevolazione è necessario che i pagamenti vengano effettuati attraverso bonifico bancario o postale, indicando la causale del versamento, il codice fiscale del beneficiario della detrazione, il numero di partita Iva o il codice fiscale del destinatario delle somme (ditta o professionista che ha effettuato i lavori) e il numero e la data della fattura a cui si riferisce il bonifico.

A tal proposito ricordiamo che è importante anche conservare le varie fatture e l’eventuale documentazione amministrativa inerente all’intervento effettuato, così da poterla esibire in caso di controlli da parte del Fisco.

A cura di Deborah Foti – Ufficio stampa Anapi

Bonus prima casa, più tempo per vendere l’immobile

Buone notizie per chi ha beneficiato del bonus prima casa: la Legge di Bilancio 2025 ha introdotto una proroga per la vendita dell’immobile, che consente ai proprietari di conservare le agevolazioni anche se hanno acquistato prima dell’inizio di quest’anno.
Grazie alla nuova norma sarà possibile vendere l’abitazione entro due anni, anziché uno, a patto che il termine precedente non sia già scaduto al 31 dicembre 2024.
A chiarire la portata di questa estensione è stata l’Agenzia delle Entrate, nell’Interpello numero 127 del 2025.

Più tempo per vendere e mantenere le agevolazioni
Il provvedimento modifica le scadenze previste dall’articolo 1, nota II-bis, comma 4-bis della Tariffa allegata al Testo Unico sull’imposta di registro (TUR), ridefinendo i tempi a disposizione dei contribuenti per la vendita del loro immobile senza perdere le agevolazioni fiscali.
Grazie alla proroga introdotta dalla Legge di Bilancio, chi ha già usufruito del bonus può accedere nuovamente all’agevolazione, versando l’imposta di registro al 2 per cento anche per un nuovo acquisto. Tuttavia, affinché il beneficio rimanga valido, la casa acquistata in precedenza deve essere venduta entro il termine dei due anni.
Ma la novità più interessante è che la proroga non riguarda solo gli acquisti effettuati dal 2025 in poi: la nuova finestra temporale ha effetto retroattivo, consentendo di procedere con la vendita entro 24 mesi anche a chi ha comprato casa prima di quest’anno, purché il termine di un anno non sia già scaduto al 31 dicembre 2024.

Il caso analizzato dall’Agenzia delle Entrate
L’estensione dei tempi di vendita è stata confermata anche in un caso specifico esaminato dall’Agenzia delle Entrate nella risposta all’Interpello numero 127 del 5 maggio 2025.
Nel quesito, un contribuente che aveva effettuato il secondo acquisto con l’agevolazione prima casa il 25 gennaio 2024 ha chiesto chiarimenti sui termini di vendita della prima abitazione. Grazie alle nuove disposizioni, avrà tempo fino al 25 gennaio 2026 per completare l’operazione senza perdere il bonus.
Questo chiarimento conferma che la proroga non si applica solo ai nuovi acquirenti, ma riguarda anche chi ha acquistato casa negli anni precedenti, offrendo maggiore flessibilità per chi deve vendere il proprio immobile.

Una misura vantaggiosa
L’estensione dei termini per la vendita degli immobili acquistati con il bonus prima casa rappresenta un importante vantaggio per i proprietari, dando loro più tempo per gestire la transazione e conservare le agevolazioni fiscali, evitando le pressioni della scadenza originaria di 12 mesi.
La misura offre quindi maggior respiro ai contribuenti e facilita la gestione degli investimenti immobiliari, assicurando più flessibilità nel mercato della compravendita.

Il Decreto Omnibus 2025 è legge: IVA ridotta per l’arte e Superbonus prorogato nelle zone terremotate

Con la conversione in legge del decreto omnibus 2025, il panorama fiscale italiano si arricchisce di nuove misure che spaziano dall’arte alla ricostruzione post-sisma. Tra le novità più rilevanti, spicca la riduzione dell’IVA dal 22% al 5% per le opere d’arte, un intervento pensato per rilanciare il mercato culturale, e la proroga fino al 2026 del Superbonus 110% per gli immobili danneggiati dai terremoti nel Centro Italia.

Durante l’ultimo passaggio parlamentare, il Senato ha ampliato il perimetro dell’agevolazione, includendo anche i comuni colpiti dal sisma del 6 aprile 2009, oltre a quelli già previsti per gli eventi successivi al 24 agosto 2016. La proroga riguarda esclusivamente i territori in cui è stato dichiarato lo stato di emergenza e si applica alle spese sostenute nel 2026, per la parte eccedente il contributo pubblico destinato alla ricostruzione.

Il Superbonus resta accessibile anche attraverso le modalità alternative allo sconto diretto in dichiarazione: sarà possibile optare per lo sconto in fattura o la cessione del credito, grazie alla deroga al blocco prevista dal decreto legge n. 11/2023.

Il provvedimento estende inoltre, fino al 2025 e nel limite di 11,7 milioni di euro, le esenzioni fiscali per imprese e professionisti operanti nella Zona Franca Urbana Sisma Centro Italia, che abbiano subito una significativa riduzione del fatturato a causa degli eventi sismici.

Infine, il decreto proroga fino al 31 dicembre 2025 i lavori del tavolo tecnico istituito presso il Ministero dell’Economia, incaricato di monitorare l’attuazione delle norme sul rimborso delle imposte per i soggetti colpiti dal sisma del 13 e 16 dicembre 1990, che interessò le province di Catania, Ragusa e Siracusa.

Il decreto omnibus 2025 si conferma così uno strumento poliedrico, capace di intervenire su settori diversi con misure mirate e di forte impatto sociale.