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Bonus Sicurezza 2025: quali sono gli incentivi e come richiederlo

Il bonus sicurezza 2025 è un’agevolazione fiscale mirata ad offrire degli incentivi per l’installazione di sistemi di sicurezza, come ad esempio videocamere e sistemi di allarmi utilizzati per prevenire furti e aumentare la sicurezza delle abitazioni.

Con questo tipo di agevolazione fiscale il Governo consente ai cittadini di detrarre una percentuale delle spese sostenute per l’installazione di sistemi di sicurezza e dispositivi volti a migliorare la protezione della proprietà.

La Legge di Bilancio 2025 ha confermato il bonus sicurezza con una detrazione pari al 36% delle spese sostenute, da ripartire in 10 quote annuali di pari importo, su un tetto massimo di spesa di 48.000 euro.

Tale agevolazione è cumulabile con altre detrazioni fiscali a condizione che le spese siano separate e riferite a interventi distinti, inoltre, per poter usufruire del bonus sicurezza non è necessario che siano avviati lavori di ristrutturazione edilizia.

Nello specifico, gli interventi per i quali si può fruire del bonus sicurezza sono:
• rafforzamento, sostituzione e installazione di recinzioni murarie o cancellati;
• installazione o sostituzione di grate sulle finestre;
• porte blindate o rinforzate di classe 4 o superiori;
• tapparelle metalliche con sistema di bloccaggio, nonché installazioni di saracinesche;
• vetri antisfondamento;
• casseforti a muro;
• installazione di videocamere di sorveglianza, videocitofoni e spioncini elettronici;
• installazione di sistemi di antifurto e allarme con relative centraline.

Nell’agevolazione non rientrano i costi relativi ai servizi di sicurezza, come ad esempio il canone pagato all’istituto di vigilanza o i canoni mensili per impianti di allarme in comodato.

Possono accedere al bonus sicurezza tutti i contribuenti soggetti al pagamento Irpef, senza limiti di reddito, inoltre, possono richiederlo non solo i proprietari degli immobili ma anche gli inquilini o i comodatari che sostengono le spese per gli interventi.

Per poter usufruire del bonus sicurezza non è necessario presentare alcuna richiesta specifica, ma bisogna effettuare il pagamento delle spese tramite bonifico parlante, contenente tutti i dati che servono per dimostrare che la spesa è inerente ad uno degli interventi sopracitati. Il bonifico parlante deve contenere la causale del versamento con riferimento alla normativa (articolo 16-bis del Dpr 917/1986), i dati della fattura e i codici fiscali di chi emette la fattura e del soggetto beneficiario.

L’agevolazione si richiede tramite la dichiarazione dei redditi con presentazione del Modello 730 o del Modello Redditi Persone Fisiche. Infine, i soggetti interessati potranno beneficiare del bonus sicurezza fino al 31 dicembre 2025.

A cura di Deborah Maria Foti – Ufficio Stampa ANAPI

Bonus porte 2025: come rinnovare casa risparmiando

Se hai sempre rimandato la sostituzione delle porte interne di casa per paura di affrontare una spesa troppo alta, il Bonus Ristrutturazione 2025 è l’opportunità perfetta per rinnovarle senza svuotare il portafoglio.
Questo incentivo fiscale permette di detrarre parte delle spese sostenute per la manutenzione straordinaria, il restauro e la ristrutturazione edilizia, includendo anche la sostituzione delle porte. Vediamo come funziona e come richiederlo.

Come funziona il Bonus porte
La detrazione è attiva dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2025 e copre fino a 96.000 euro per unità abitativa. Le aliquote di detrazione fiscale diretta sono:
– 50% per le prime case (fino a 48.000 euro recuperabili).
– 36% per le seconde case (fino a 34.560 euro recuperabili).
bonus è attivo dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2025 .
La sostituzione delle porte interne è ammessa solo se parte di un intervento più ampio, che richieda autorizzazioni comunali come CILA, SCIA o permesso di costruire.

Quali spese sono detraibili
– Costo delle porte interne, se incluse in lavori autorizzati.
– Spese di posa in opera (l’aliquota agevolata al 10% si applica solo sulla manodopera e sui materiali fino al valore del costo totale della prestazione; la parte eccedente è soggetta a IVA al 22%).

Chi può richiedere il bonus
– Proprietari e nudi proprietari.
– Titolari di diritti reali sugli immobili.
Il Superbonus 110% è stato ridimensionato e ora prevede una detrazione del 65% solo per demolizione e ricostruzione avviate entro il 15 ottobre 2024. La sostituzione delle porte può rientrare solo se collegata a interventi di efficientamento energetico o sismico, con CILA presentata entro la data limite.

Quali documenti servono per ottenere il bonus
– Autorizzazioni comunali → CILA, SCIA o permesso di costruire (se richiesti).
– Fatture e ricevute → Devono essere intestate al richiedente e contenere la descrizione degli interventi.
– Bonifico parlante → Deve includere:
– Causale del versamento.
– Codice fiscale del beneficiario della detrazione.
– Partita IVA o codice fiscale del fornitore.
– Certificazioni tecniche → Obbligatorie per interventi con migliorie energetiche o isolamento termico.
– Dichiarazione dei redditi → Necessaria per ottenere la detrazione.

Condizionatori: si può accedere al bonus fiscale anche in assenza di opere edilizie

climatizzatore

La Legge di Bilancio 2025, all’articolo 1, comma 55, ha previsto che la detrazione per gli interventi che aumentano il livello di efficienza energetica degli edifici spetta anche per le spese documentate sostenute nel 2025, ad esclusione di quelle per gli interventi di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con caldaie uniche alimentate a combustibili fossili, nella misura fissa pari al 36% delle spese sostenute.

A ricordarlo è la rivista online dell’Agenzia delle Entrate con una risposta pubblicata il 28 aprile 2025.

Tali interventi possono essere realizzati anche in assenza di opere edilizie propriamente dette, acquisendo idonea documentazione attestante il conseguimento di risparmi energetici in applicazione della normativa vigente in materia e inviando la comunicazione ad ENEA.

La detrazione è elevata al 50% nel caso in cui le spese siano sostenute dai titolari del diritto di proprietà o di un diritto reale di godimento per interventi sull’unità immobiliare adibita ad abitazione principale.

Per fruire dell’agevolazione occorre effettuare i pagamenti con bonifico bancario o postale indicando la causale del versamento, il codice fiscale del beneficiario della detrazione, il numero di partita Iva o il codice fiscale del destinatario delle somme (cioè, della ditta o del professionista che ha effettuato i lavori), il numero e la data della fattura a cui il bonifico si riferisce.

Superbonus 110 per cento variazione della rendita catastale

In relazione alla variazione della rendita catastale, per chi ha usufruito del Sperbonus 110 per cento, in caso di omissioni ci sarà il ravvedimento operoso.

Mentre, se il comportamento è stato corretto, andranno presentati i propri conteggi, supportati da una perizia tecnica.

L’agenzia delle Entrate sta verificando se sia stata presentata, ove prevista, la dichiarazione Docfa per i lavori di superbonus, per aggiornare, se necessario, la rendita dell’immobile riportata negli atti del catasto dei fabbricati.

Per arrivare alle lettere, le informazioni derivanti dalle comunicazioni di opzione saranno confrontate con le risultanze delle banche dati catastali.

All’esito di questo controllo, qualora si rilevasse l’assenza di una richiesta di adeguamento della rendita catastale, l’Agenzia invierà al contribuente una comunicazione, la cosiddetta lettera di compliance, per informarlo sugli elementi e le informazioni a suo carico, consentendogli di rimediare a eventuali omissioni.

A questo punto, il contribuente avrà diverse opzioni a disposizione.

La prima, in ordine cronologico, è quella di rivolgersi a un professionista tecnico qualificato (generalmente lo stesso che lo ha assistito nei lavori) che lo affianchi in questa prima fase di verifica.

Con l’aiuto del tecnico, o avvalendosi dell’assistenza dello sportello comunale, ove istituito, il contribuente dovrà accertare l’esistenza o meno dell’obbligo di aggiornamento del classamento catastale.

Nel caso in cui, all’esito della verifica, si condivida quanto indicato nella comunicazione ricevuta dall’Agenzia delle Entrate, il contribuente (o il suo delegato) dovrà correggere spontaneamente l’omissione, presentando la dichiarazione di variazione catastale e avvalendosi del ravvedimento operoso.

Diversamente, se la verifica confermasse la correttezza del comportamento tenuto dal contribuente e, di conseguenza, l’assenza di un obbligo di aggiornamento catastale, sarà necessario fornire chiarimenti e precisazioni utilizzando gli appositi canali messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.

Gli esiti delle verifiche effettuate e i relativi conteggi, eventualmente supportati da una perizia tecnica, permetteranno di dimostrare all’ufficio l’assenza di omissioni da parte del contribuente.

In caso di mancata risposta (inerzia del contribuente), l’Agenzia delle Entrate potrebbe notificare un avviso di accertamento, attribuendo d’ufficio la nuova rendita catastale.

Qualora l’avviso fosse ritenuto non corretto, si potrà valutare l’opportunità di presentare un ricorso in autotutela.

Tuttavia, è importante ricordare che questo ricorso non sospende i termini (60 giorni dalla notifica dell’atto di accertamento) per la presentazione del ricorso formale presso la Corte di Giustizia Tributaria competente per territorio.

Bonus prima casa under 36: cosa è cambiato nel 2025 e chi può richiederlo

Nel 2025 il bonus prima casa per gli under 36 ha subito importanti modifiche. La nuova legge di Bilancio ha eliminato le agevolazioni fiscali previste fino al 31 dicembre 2024, mentre ha prorogato fino al 31 dicembre 2027 la possibilità di richiedere la copertura del Fondo di garanzia per i mutui.

Le restrizioni introdotte non hanno scoraggiato le banche, che continuano a concedere mutui agli under 36 con la copertura del Fondo di garanzia, garantendo finanziamenti fino all’80% del valore dell’immobile.

Il bonus prima casa fino al 2024
Fino al 31 dicembre 2024, i giovani acquirenti potevano beneficiare di:
– Esenzione dalle imposte catastali, ipotecarie e di registro per atti di acquisto e costituzione di diritti reali.
– Credito d’imposta pari all’IVA pagata sull’acquisto di immobili soggetti a questo tributo.
– Azzeramento delle imposte sostitutive per i mutui prima casa.
Questi vantaggi, ora eliminati, si applicavano esclusivamente agli atti stipulati prima del 1° gennaio 2025.

Chi può ancora beneficiare delle agevolazioni
Gli sconti fiscali e la garanzia del Fondo restano validi per:
– Gli atti stipulati tra il 26 maggio 2021 e il 31 dicembre 2023.
– I contratti definitivi firmati entro il 31 dicembre 2024, purché il preliminare sia stato registrato entro la fine del 2023.
– Gli atti di compravendita firmati tra il 1° gennaio e il 29 febbraio 2024, con possibilità di richiedere credito d’imposta sulle imposte già versate.

Quali agevolazioni restano nel 2025
Anche se le agevolazioni fiscali sono state eliminate, i giovani possono ancora beneficiare del Fondo di garanzia per i mutui prima casa, attivo fino al 31 dicembre 2027.
Questa misura offre una garanzia fino all’80% del valore dell’immobile, facilitando l’accesso al finanziamento.

Requisiti per accedere al Fondo di garanzia
– Età inferiore a 36 anni nell’anno del rogito.
– ISEE inferiore a 40.000 euro.
– L’immobile acquistato deve essere prima casa.
La domanda si presenta direttamente alla banca, che valuterà l’accesso al fondo e le condizioni del mutuo.

Acquisto abitazione con preliminare nel 2024 e rogito nel 2025

Nel mese di aprile del 2024 ho stipulato un preliminare d’acquisto per un immobile in fase di ristrutturazione (50 per cento su 96.000 euro) direttamente con l’impresa. Il preliminare è stato registrato e ho versato un importo superiore ai 96.000 euro con assegno bancario e a titolo di caparra confirmatoria. In caso di rogito nel 2024, con versamento dell’intera somma dovuta, non ci sarebbero problemi per il recupero del 50 per cento in 10 anni. Ma se il rogito sarà stipulato nell’anno 2025 potrò godere in ogni caso del credito? Per quanto riguarda la registrazione del preliminare non ci sono problemi, il dubbio mi sorge in quanto ho versato una caparra confirmatoria e non, per esempio un acconto per stato avanzamento lavori.

La risposta è affermativa. La detrazione spetta al futuro acquirente, nel rispetto di tutte le altre condizioni previste, se è stato stipulato un contratto preliminare di vendita dell’immobile regolarmente registrato.

Più in generale, il promissario acquirente di un box pertinenziale o di un immobile facente parte di un edificio interamente ristrutturato – di cui all’art. 16-bis, comma 3, del TUIR – o di un immobile sul quale intende effettuare i lavori di recupero del patrimonio edilizio, può beneficiare della detrazione per gli importi versati in acconto sull’acquisto dell’immobile o versati per i lavori di ristrutturazione, a condizione che alla data di presentazione della dichiarazione dei redditi – nella quale il contribuente si avvale della detrazione – siano stati registrati il preliminare di acquisto o il rogito.

Occorre, altresì, che il promissario acquirente sia stato immesso nel possesso dell’immobile ed esegua gli interventi a proprio carico.

Non è richiesta l’autorizzazione ad eseguire i lavori da parte del promittente venditore, che può ritenersi implicitamente accordata in conseguenza dell’anticipata immissione nel possesso dell’immobile.

La detrazione spetta al futuro acquirente, alle condizioni sopra precisate, anche nelle ipotesi in cui non si perfezioni l’acquisto.

Sostanzialmente, quando l’immobile è venduto o trasferito per atto tra vivi prima che sia terminato il periodo per fruire dell’agevolazione, il diritto alle quote rimanenti del beneficio fiscale è trasferito, salvo diversi accordi tra le parti, all’acquirente dell’unità immobiliare.

Non rileva che quanto pagato abbia la forma giuridica della caparra confirmatoria e non, ad esempio, dell’acconto sul prezzo.

Detrazioni fiscali per la porta blindata

Installare una porta blindata non è solo una scelta di sicurezza, ma può anche rappresentare un vantaggio fiscale. Il Fisco riconosce infatti la possibilità di detrarre una parte delle spese sostenute, purché l’intervento rientri tra quelli finalizzati alla prevenzione di atti illeciti, come previsto dall’articolo 16-bis del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR).
L’agevolazione fiscale consente di detrarre il 36% delle spese documentate, fino a un massimo di 48.000 euro, suddiviso in 10 rate annuali di pari importo.
Nel 2025, però, l’aliquota è stata elevata al 50% se l’intervento riguarda un’abitazione principale di proprietà o con un diritto reale di godimento.
L’agevolazione si può richiedere nella dichiarazione dei redditi, presentando il modello 730 o il modello Redditi persone fisiche e fornendo la documentazione delle spese sostenute.
Installare una porta blindata, quindi, non solo migliora la sicurezza dell’immobile, ma consente anche un risparmio grazie alle detrazioni fiscali. Se stai valutando questo intervento, assicurati di seguire le procedure corrette per beneficiare del bonus sicurezza.

Impianto di irrigazione agevolato con il bonus verde

L’Agenzia delle Entrate, tramite il portale istituzionale “FiscoOggi”, ha risposto a un quesito posto da un contribuente riguardo alla possibilità di accedere al Bonus verde per le spese sostenute nel 2024 per l’installazione di un impianto di irrigazione.

Nel suo chiarimento, il Fisco ha ricordato che, ai sensi dei commi da 12 a 15 dell’articolo 1 della Legge 205/2017, rientrano tra gli interventi agevolabili tutte le opere finalizzate alla sistemazione a verde delle aree scoperte di pertinenza di edifici residenziali, compresi gli impianti di irrigazione.

Pertanto, chi nel corso del 2024 ha sostenuto spese per installare un impianto di irrigazione, può beneficiare del Bonus verde, ottenendo una detrazione del 36% su un importo massimo di 5.000 euro per ciascuna unità abitativa.

Il Bonus verde è un’agevolazione fiscale introdotta dalla Legge di Bilancio 2018 e prorogata fino al 2024 dalla Legge di Bilancio 2022 (art. 1, comma 38, Legge 234/2021). Consente una detrazione IRPEF del 36% sulle spese documentate, sostenute per interventi di sistemazione a verde di aree scoperte private di edifici esistenti, inclusi giardini, terrazze, recinzioni, pozzi, coperture a verde e giardini pensili. Il limite massimo di spesa detraibile è pari a 5.000 euro per unità immobiliare ad uso residenziale, per un massimo di 1.800 euro di detrazione. L’incentivo può essere richiesto dai proprietari o detentori dell’immobile, anche in affitto, nonché dai familiari conviventi. La detrazione va suddivisa in 10 quote annuali di pari importo.

Superbonus e variazione della rendita catastale

Un numero chiave: il 15 per cento. La variazione catastale in seguito a lavori con il Superbonus, salvo rari casi, va sempre presentata quando vi è modifica anche solo interna della pianta dell’unità. Ma vi sono casi nei quali anche a planimetria invariata c’è necessità di produrre la variazione, per effetto di lavori eseguiti.

La regola catastale ordinaria prevede, infatti, l’obbligo di presentazione nel caso in cui il rapporto tra importo dei lavori (sulla singola unità immobiliare + la quota condominiale) e valore immobiliare originario supera il 15 per cento.

Ma il calcolo è complicato, perché fra l’altro nel conteggio bisogna tenere conto del valore a nuovo di eventuali impianti sostituiti, e quindi la verifica può essere effettuata solo da un tecnico.

Per fare qualche esempio, in un edificio condominiale ordinariamente l’esecuzione di un semplice cappotto termico sull’edificio e la sostituzione della caldaia condominiale non comporta il superamento del 15 per cento.

Se poi a questo intervento si aggiungono l’impianto fotovoltaico, l’adeguamento sismico, la climatizzazione sulle parti comuni condominiali, si potrebbe sforare il 15%, soprattutto in presenza di lavori nelle singole unità, come la sostituzione degli infissi.

Allo stesso modo, anche nelle costruzioni unifamiliari il semplice cappotto termico e la sostituzione della caldaia potrebbero rientrare nella soglia del 15%, come pure l’impianto fotovoltaico insieme alla sola caldaia, mentre se gli interventi si eseguono contemporaneamente, magari anche con la sostituzione di infissi, è facile sforare il 15 per cento.

Poi ci possono essere casi particolari, ad esempio gli impianti di riscaldamento a pavimento, onerosi perché necessitano di demolizioni e rifacimento di pavimenti.

Nel rispetto di quanto previsto dalla legge 213/2023, e alla luce di questi elementi, sta comunque iniziando la spedizione delle lettere di compliance per i beneficiari del superbonus edilizio che non abbiano al termine dei lavori presentato la dichiarazione di variazione in catasto, ove dovuta, ai fini di eventuale effetto sulla rendita dell’unità immobiliare.

La comunicazione preventiva dovrebbe permettere ai destinatari di presentare controdeduzioni, sia per sostenere la non necessità di presentazione della dichiarazione di variazione, sia per dimostrare l’avvenuto adempimento o per potersi ravvedere.

Il ravvedimento operoso permette di ridurre la sanzione (172 euro anziché 1.032 euro a unità immobiliare) per l’adempimento tardivo.

Diversamente, l’Agenzia in un secondo momento potrà intimare la presentazione della variazione catastale con invito a provvedere entro 90 giorni e, in caso di inadempimento, procedere in surroga addebitando anche le spese di accatastamento e sanzioni.

Bonus ristrutturazioni: la sostituzione del cancello elettrico

Tra le varie agevolazioni fiscali pensate per la casa, sarà possibile anche quest’anno beneficiare del bonus cancello elettrico 2025, già presente in quelli passati.

In realtà non esiste una misura pensata appositamente per la sostituzione o l’installazione del cancello elettrico. L’intervento rientra però nell’ampio ventaglio di quelli previsti dal bonus ristrutturazioni.

Nel dettaglio, sarà possibile detrarre in 10 rate annuali dello stesso importo, il 50% delle spese fino a un massimo di 96.000 euro nel caso dell’abitazione principale, mentre per le case diverse dalla prima la detrazione sarà inferiore, pari al 36%, con lo stesso tetto di spesa fissato a 96.000 euro.

Le detrazioni e i limiti di spesa appena indicati saranno validi solo nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2025, visto che a partire dal prossimo anno saranno in vigore nuove regole, meno favorevoli di quelle attualmente in vigore.

Il bonus cancello elettrico 2025 rientra nel più ampio bonus ristrutturazioni, come spiegato chiaramente dall’Agenzia delle Entrate.

Il bonus cancello elettrico 2025 spetta a chi è assoggettato all’Irpef ed è proprietario o detiene, sulla base di un titolo idoneo, l’immobile oggetto degli interventi e ne sostiene le relative spese.

Ecco i beneficiari della detrazione:
• il proprietario o il nudo proprietario;
• il titolare di un diritto reale di godimento, quale usufrutto, uso, abitazione o superficie;
• l’inquilino o il comodatario;
• i soci di cooperative a proprietà divisa e indivisa;
• gli imprenditori individuali, per gli immobili che non rientrano fra i beni strumentali o i beni merce;
• i soggetti che producono redditi in forma associata, alle stesse condizioni previste per gli imprenditori individuali;
• i familiari conviventi, vale a dire il coniuge (a cui è equiparata la parte dell’unione civile), i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado;
• il convivente di fatto;
• il coniuge separato assegnatario dell’immobile intestato all’altro coniuge;
• il promissario acquirente.

L’Agenzia delle Entrate ha fornito in diverse guide le indicazioni relative alle agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie. Tra gli interventi che possono fruire della detrazione Irpef del 50%, nell’elenco di quelli relativi alle singole unità abitative, l‘Agenzia delle Entrate parla dei cancelli esterni e in particolare di “nuova realizzazione o sostituzione con altri aventi caratteristiche diverse (materiali, dimensioni e colori) da quelle preesistenti.

Con riferimento, invece, agli interventi sulle parti condominiali, è ammessa la “riparazione o sostituzione cancelli o portoni, conservando caratteristiche (sagoma e colori) uguali a quelle preesistenti”.

Il bonus cancello elettrico 2025 rientra quindi tra le agevolazioni contemplate dal bonus ristrutturazioni, visto che quest’ultimo è ammesso anche per la manutenzione straordinaria per singole unità abitative.

Tra i lavori che sono ammessi in questa tipologia c’è anche la “realizzazione di recinzioni, muri di cinta e cancellate”, come esplicitamente indicato sul portate dell’Agenzia delle Entrate.

Per beneficiare della detrazione del 50% sulle spese relative all’installazione o sostituzione di un cancello elettrico è necessario seguire alcuni passaggi. Dopo aver verificato di essere in possesso dei requisiti richiesti per l’accesso al bonus, bisogna fare attenzione a pagare le spese secondo modalità ben precise.

Dunque, è necessario documentare i pagamenti con mezzi tracciabili, ricorrendo in particolare al bonifico bancario o postale “parlante”.

Nella causale bisogna indicare chiaramente il riferimento al bonus ristrutturazioni, inserendo al contempo il codice fiscale del beneficiario della detrazione e la partita IVA della ditta o del professionista che ha effettuato i lavori, oltre alla data e al numero della fattura.

In seguito si dovrà richiedere la detrazione tramite la dichiarazione dei redditi, nella quale si indicheranno i dati catastali identificativi dell’immobile e gli estremi di registrazione dell’atto di comodato o di locazione, qualora sia stato il detentore a effettuare i lavori.