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Fisco: commissione Camera voterà legge delega dal 18 gennaio

Entrerà nel vivo a gennaio, in commissione Finanze alla Camera, l’esame della delega fiscale: si inizierà a votare il testo il 18.
Lo ha stabilito ieri mattina l’ufficio di presidenza della commissione, guidata da Luigi Marattin, definendo il calendario per l’esame della legge delega per la riforma delle tasse, che interviene anche sul catasto.
Il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato a lunedì 10 gennaio alle 15, mentre mercoledì 12 gennaio saranno dichiarate le ammissibilità e subito dopo saranno esaminati eventuali ricorsi.
L’inizio delle votazioni è previsto per martedì 18 gennaio.
L’andamento dei lavori della commissione, viene fatto notare da fonti parlamentari, potrebbe comunque essere condizionato dal calendario, che sarà ufficializzato nei primi giorni di gennaio, per l’elezione in seduta comune del nuovo presidente della Repubblica.

FONTE: ANSA

“Rapporto sulle nuove periferie lombarde”: la rigenerazione riguarda 67.300 edifici


La rigenerazione urbana è la sfida dei prossimi anni e in Lombardia può essere motore l’economia con oltre 200 miliardi di investimenti.
Le aree degradate, dismesse o a rischio degrado “coprono una superficie territoriale complessiva di circa 22,6 chilometri quadrati, e 67.300 edifici (98% residenziali) sono da riqualificare”, secondo quanto emerge dal “Rapporto sulle nuove periferie lombarde” realizzato da Scenari Immobiliari in collaborazione con Urban Up|Gruppo Unipol, presentato oggi a Milano in occasione del convegno FUTURE CITIES secondo cui il territorio interessato potrebbe essere ben più ampio e arrivare a “circa 250 chilometri quadrati di superficie territoriale e una superficie lorda edificabile di 91 milioni di metri quadrati”.
“La trasformazione di questi territori può attivare investimenti per oltre duecento miliardi di euro fino al 2050 – ha affermato Mario Breglia, Presidente di Scenari Immobiliari, in apertura del convegno – E’ una occasione unica per intervenire sulle diseguaglianze, dando abitazioni alle fasce più disagiate e anche consentendo un più facile accesso ai servizi”.
Più in generale il mercato immobiliare della Lombardia nel 2021 ha visto compravendite in crescita del 14,2% a fronte di una media italiana dell’11,1% con prezzi medi in crescita, dopo la contrazione del 2020 “Le previsioni per il 2022 indicano un incremento dei volumi transati sul mercato residenziale lombardo di circa il tredici per cento, con una pressione lievemente meno intensa di quella attuale, a fronte di una crescita a livello nazionale dell’8,3 per cento” si legge in una nota.
FONTE: Ansa

Dietrofront Ue sulla casa: no al divieto di affitto e vendita, anche se non sono green

Nessun “burocrate di Bruxelles confischerà la vostra casa se non è ristrutturata”. Con queste parole pronunciate in italiano il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, ha voluto sgombrare il campo da possibili equivoci sul secondo pacchetto clima dell’anno, che completa le iniziative per tagliare entro il 2030 il 55% delle emissioni di gas serra rispetto al 1990.
Una frase per “affrontare le preoccupazioni specifiche” italiane, ha sottolineato Timmermans, e certificare la marcia indietro fatta da Bruxelles rispetto a una prima bozza del documento dove si paventava l’idea che dal 2030 in poi, prima di vendere un immobile, un proprietario fosse obbligato a compiere interventi di riqualificazione energetica.
“La proposta lascia agli Stati membri la libertà di decidere come far rispettare lo standard minimo di performance energetica”, ha chiarito Timmermans.
Gli edifici nuovi dovranno essere a zero emissioni, per gli altri ci sarà l’introduzione graduale di requisiti minimi di efficienza, come già accade in Paesi come Francia e Olanda.
Con l’esclusione delle case di vacanza e dei palazzi storici, gli Stati membri saranno chiamati a identificare il 15% del parco immobiliare più problematico, che sarà classificato come G, e a promuovere politiche per la sua riqualificazione portandolo al grado F della scala entro il 2030, e al grado E nel 2033. Per gli edifici pubblici le scadenze sono state fissate rispettivamente al 2027 e al 2030.
“Abbiamo risorse Ue e nuove linee guida sugli aiuti di Stato per aiutare i paesi e le famiglie ad aumentare il valore della propria casa e a ridurre la bolletta”, ha spiegato Timmermans.
Secondo le stime della Commissione, tra finanziamenti per la ripresa e fondi Ue, il contributo del bilancio dell’Unione potrebbe arrivare a 150 miliardi tra oggi e la fine del decennio.

Il caro bollette prosegue la sua corsa al rialzo

Il Governo avrebbe fino a questo momento stanziato 3,8 miliardi di euro contro il caro bollette. Una cifra insufficiente per far fronte al vertiginoso innalzamento dei prezzi dell’energia elettrica e del gas naturale. Le previsioni degli esperti dicono infatti che i numeri reali saliranno ancora, e che la bolletta del gas crescerà del 50 per cento, mentre quella della luce tra il 17 e il 25 per cento circa.
Per aiutare gli italiani a sostenere il caro bollette, il Governo è intenzionato a riproporre la formula già utilizzata nei mesi scorsi, ovvero limitare l’impatto dei rincari sulle fasce più vulnerabili della popolazione, utilizzando il tetto del reddito per gli aiuti. Probabilmente potrebbe essere ampliata la platea dei destinatari delle agevolazioni attraverso un fondo apposito.
Ma non è certo una misura sufficiente per risolvere il problema, che sta mettendo in ginocchio le industrie energivore, ossia quelle che utilizzano grandi quantità di energia per le loro attività produttive.
Oltre alle misure di aiuto economico alle fasce sociali ed, eventualmente, ai settori economici più in difficoltà, il governo sta pensando anche a una soluzione di lungo termine, strutturale, che potrebbe consistere in una riforma della bolletta stessa, e nello specifico della voce degli oneri di sistema.
Il presidente di ARERA (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente), Stefano Besseghini, ritiene che per limitare l’impatto economico dell’aumento dei prezzi dell’energia nel primo trimestre del 2022 si potrebbe procedere con una “replica degli interventi” già effettuati dal Governo nei mesi scorsi. La misura avrà però un costo “assai significativo” ma dovrà essere finanziata “adeguatamente, in particolare per le famiglie più vulnerabili”.
Altri esperti del settore ritengono che la situazione di crisi dei prezzi dell’energia – dovuta principalmente all’aumento del costo del gas naturale, utilizzato anche per generare elettricità – potrebbe risolversi una volta conclusa la stagione fredda. Il rischio è però quello di ritrovarsi ad affrontare il medesimo problema il prossimo autunno.
Per risolvere il problema sarebbe necessario intervenire sulle sue cause, riducendo l’esposizione al mercato spot del gas (quello che prevede una compravendita immediata), più volatile, e puntando invece sui contratti a lungo termine, dove i prezzi vengono definiti con chiarezza. Trovare, insomma, un sistema più equilibrato per i consumatori finali, che attraverso legami ai nuovi contratti a lungo termine, riduca la volatilità dei prezzi al consumo ed eviti, in periodi di shortage come l’attuale – che potrebbero però diventare strutturali – di pagare prezzi assurdamente elevati.
C’è anche chi auspica, da parte del governo Draghi, una misura simile a quella decisa in Spagna: attingere ai profitti delle società energetiche, giudicati eccessivi, per procurare risorse da destinare al contenimento dei costi dell’energia per cittadini e imprese, imponendo un limite massimo ai prezzi del gas naturale e abbassando la tassa sull’elettricità.
Tutte ipotesi, per ora. E mentre il Governo decide, le bollette continuano ad aumentare.

Agenti immobiliari: sì alla consultazione telematica dei dati catastali


La Federazione italiana mediatori agenti d’affari, aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia, accoglie con soddisfazione le proposte emendative presentate da tutte le forze politiche al DL PNRR e Semplificazioni, che chiedono di consentire anche agli agenti immobiliari di poter consultare online le banche dati catastali.

Presso la commissione Bilancio della Camera, gli onorevoli D’Attis (FI), Giacometto (FI), Lucaselli (FDI), Martinciglio (M5S), Pagano (PD), Pettarin (CI), Prestigiacomo (FI), Rampelli (FDI), Torto (M5S) e Trancassini (FDI), hanno presentato alcuni emendamenti identici al DL 152/2021 sull’attuazione del PNRR, che chiedono di consentire anche agli agenti immobiliari di accedere alle banche dati catastali, senza doversi recare fisicamente presso gli sportelli dell’Agenzia delle Entrate.

Da più di dieci anni oltre 45.000 agenti immobiliari chiedono di poter consultare online le banche dati catastali, al pari degli altri professionisti del settore immobiliare, senza doversi recare, ancora, fisicamente presso gli sportelli degli uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate per consultare le planimetrie.

Gli emendamenti 27.6 Pagano (PD); 27.10 Torto, Martinciglio (M5S); 27.13 Pettarin (CI); 27.18 Giacometto, D’Attis, Prestigiacomo (FI) e 27.22 Trancassini, Lucaselli, Rampelli (FDI) presentati al DL PNRR vanno esattamente in questa direzione e, con l’emergenza sanitaria da Covid-19 in corso, tutelano non solo la salute degli agenti immobiliari ma anche quella delle loro famiglie, dei dipendenti degli uffici territoriali e dei rispettivi utenti.

“È assurdo che nel XXI secolo e con un’emergenza sanitaria globale ancora in corso ci si debba recare ancora fisicamente presso un ufficio pubblico per farsi stampare un documento quando lo si potrebbe fare comodamente online senza rischi per la salute propria e degli altri, con un notevole risparmio di tempo e a vantaggio dell’ambiente”, ha dichiarato il Presidente nazionale Fimaa Santino Taverna.

“Per questo chiediamo agli Onorevoli D’Attis, Giacometto, Lucaselli, Martinciglio, Pagano, Pettarin, Prestigiacomo, Rampelli, Torto e Trancassini e ai relatori gli onorevoli Dal Moro e Pella di continuare a sostenere le proposte per gli agenti immobiliari che rappresentano, senza dubbio, un atto di civiltà a tutela di tutta la categoria e non solo. L’auspicio è che il Governo possa dare parere favorevole e accogliere questa proposta di buon senso, in linea con tutti gli obiettivi assunti con il PNRR” ha concluso il Presidente.

FONTE: Ufficio Stampa FIAIP

Digitale terrestre: la svolta è incominciata

antenna tv

antenna tv

Con un po’ di ritardo rispetto alle previsioni iniziali, è incominciata la “rivoluzione televisiva”: la “svolta del digitale” che consentirà la fruizione di trasmissioni migliori sotto il profilo della qualità e della nitidezza delle immagini, un audio di livello superiore e una risoluzione elevata, oltre a rendere possibile la trasmissione di un numero ancora maggiore di canali rispetto ad oggi. Ma non tutti i televisori presenti nelle case degli italiani sono in grado di supportare il nuovo standard. Il Governo ha quindi individuato due diverse formule di “Bonus” per andare incontro alle esigenze delle famiglie.
Annunciato per il primo settembre del 2021, è slittato in data da definirsi “a partire dal primo gennaio 2023” lo “switch off”, il passaggio dallo standard di trasmissione Mpeg2 al più evoluto Mpeg4, a cui seguirà la transizione dal Dvb-T al Dvb-T2, vero emblema della tv digitale terrestre di nuova generazione. Intanto, dal 15 ottobre sono incominciate le prime operazioni per il graduale passaggio al nuovo segnale, che consentirà la riorganizzazione complessiva delle frequenze.
Infatti, mano a mano che gli operatori tv abbandoneranno le frequenze sulla banda 700 MHz, su quest’ultima incominceranno ad operare le compagnie di telefonia mobile per la tecnologia 5G. La “rivoluzione televisiva”, il cui obiettivo è quello di inserire in una porzione di spettro più ristretta la miriade di canali televisivi adottando sistemi di trasmissione video più avanzati (come l’HEVC, che permette una migliore qualità dell’immagine con minore occupazione di banda), nasce infatti dall’esigenza di assegnare maggiore spazio alle comunicazioni mobili cellulari.
La graduale liberazione della banda dei 700MHz non comporterà, almeno inizialmente, disagi per gli utenti, ma soltanto una risintonizzazione dell’apparecchio tv: probabilmente le antenne dovranno essere riorientate e gli amplificatori o i filtri condominiali ritarati, ma in questa fase non è comunque necessario adeguare apparecchi e infrastrutture esistenti. Dopo lo “switch off”, invece, non tutti i televisori presenti nelle case degli italiani saranno in grado di supportare il nuovo standard. Secondo le stime sono 17,8 milioni le famiglie che hanno in casa TV con standard DVB-T, per un totale di 35 milioni di apparecchi. Di questi, 13,3 milioni non supportano nemmeno la codifica Mpeg-4. In molti, quindi, si vedranno costretti ad acquistare un nuovo televisore o un decoder di ultima generazione, per continuare ad usufruire dell’enorme offerta televisiva del panorama italiano. Ma prima di precipitarsi nella corsa all’acquisto è bene verificare se il proprio televisore è in grado di supportare il passaggio alla nuova tecnologia.
Nella prima fase del passaggio, i canali DTT abbandoneranno lo standard MPEG-2 per usare esclusivamente l’MPEG-4 (attualmente impiegato solo dai canali HD, quelli dal 500 in su). La transizione definitiva invece avverrà a luglio del 2022 con il passaggio allo standard HEVC.
Regione per regione, ecco quando avverrà il passaggio al nuovo digitale terrestre:
– Dal 15 novembre 2021 al 18 dicembre 2021: Sardegna (Area A1). Dal 3 al 10 gennaio 2022 la Rai attiverà nuove frequenze in Sardegna per i Mux Rai. Vedi qui tutte le date e i comuni nel dettaglio.
– Dal 3 gennaio 2022 al 15 marzo 2022: Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, tranne la provincia di Mantova, provincia di Piacenza, provincia di Trento, provincia di Bolzano (Area 2), Veneto, provincia di Mantova, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, tranne la provincia di Piacenza (Area 3).
– Dal 1° marzo al 15 maggio 2022: Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise, Marche (Area 4).
– Dal 1° maggio al 30 giugno 2022: Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Campania (Area 1B).

Elettricità: tornano a ridursi numero e durata delle interruzioni per i consumatori

Nel 2020 sono di nuovo in calo la durata e il numero delle interruzioni senza preavviso, lunghe e brevi di elettricità. Grazie alla regolazione premi/penalità dell’ARERA e a un anno meteorologicamente meno severo dei precedenti, la durata delle interruzioni per utente in
bassa tensione è tornata a ridursi, scendendo a 66 minuti (dagli 86 del 2019), ripartita tra 25 minuti (39 nel 2019) per cause non di responsabilità dei distributori (in prevalenza cause di forza maggiore a seguito di eventi eccezionali) e i restanti 41 minuti di responsabilità dei distributori, la parte soggetta alla regolazione, in miglioramento rispetto ai 47 minuti nel 2019.
Pur in un contesto di netto miglioramento (-19%) rispetto ai 69 minuti registrati nel 2019, le performance peggiori sono ancora al Sud con 56 minuti, contro i 29 del Nord e i 43 del Centro (entrambi di poco migliori rispetto ai dati 2019), (erano 2,39 nel 2019), così come quelle brevi (meno di 3 minuti), 1,90 (contro le 2,25 interruzioni del 2019).
Ancora presenti, ma in riduzione, le interruzioni (registrate a parte) dovute al fenomeno dei furti di rame negli impianti di distribuzione.
Il bilancio 2020 del meccanismo premi/penalità della durata e del numero delle interruzioni senza
preavviso, lunghe e brevi – con cui ARERA da 20 anni incentiva il miglioramento della continuità
del servizio di distribuzione dell’energia elettrica – registra così un generale miglioramento.
È infatti ripreso quel trend positivo, avuto dal 2000 al 2016, anche per merito dei recenti strumenti regolatori introdotti per incrementare la resilienza della rete in relazione alle diverse minacce climatiche e alla riduzione delle interruzioni con preavviso.
Grazie alla regolazione sono oltre 9 i milioni di euro che verranno restituiti dagli operatori ai
consumatori come penalità per i disservizi.
Nel dettaglio alle 27 imprese distributrici soggette a questa regolazione (quelle con almeno 15 mila
utenti connessi in bassa tensione) sono stati assegnati premi netti (differenza tra premi e penalità) pari a 38,4 milioni di euro, mentre i 9,2 milioni di euro di penalità si dividono tra i 2,5 milioni delle interruzioni senza preavviso “lunghe” (durata >3 minuti) e 6,7 milioni per regolazione del numero di interruzioni senza preavviso “lunghe e “brevi” (durata compresa tra 1 secondo e 3 minuti).
A livello societario E-Distribuzione rappresenta la quasi totalità delle penalità con 8,4 milioni di euro e 2,6 milioni di penalità associate al mancato rispetto dei livelli di mantenimento per la regolazione sperimentale delle interruzioni con preavviso (unica società aderente), ma al contempo incassa il premio netto maggiore di 33,5 milioni di euro. A questo proposito si segnala che Areti e, parzialmente, E-Distribuzione restano al momento fuori dal meccanismo standard di premi/penalità perché partecipanti ai nuovi esperimenti regolatori e a loro vengono applicati specifici meccanismi e obiettivi che, se non raggiunti, prevedono il ricalcolo dei premi/penalità nel 2024 per tutto il triennio 2020-2023 con i parametri standard.
Sono in fase di pubblicazione sul sito dall’Autorità www.arera.it tutti i dati comparati tra distributori, con gli indicatori di numero e durata delle interruzioni sulle reti di distribuzione dell’energia elettrica.

Agevolazioni per le spese condominiali per disabili con legge 104

Le spese condominiali sostenute per le parti comuni dell’edificio possono essere detratte se riguardano l’anno in cui l’Amministratore di Condominio ha sostenuto questi costi. Difatti la detrazione è fruibile per ogni condomino in relazione alla quota di spesa a lui spettante ed è fissata in specifiche percentuali in base alla tipologia di intervento.
Generalmente le spese condominiali si riferiscono alla manutenzione dell’immobile e devono essere assolte da tutti i comproprietari e nello specifico sono: spese generali e o speciali.
Durante l’assemblea generale vengono presentate, approvate e votate.
In riferimento alla legge 104 le disposizioni vigenti e le agevolazioni ammissibili in base alle norme per assistenza, integrazione sociale e i diritti delle persone disabili, contemplano detrazioni per le Spese condominiali di vario tipo.
A norma di legge, il disabile presenta minorazione fisica, psichica o sensoriale, progressiva o stabilizzata, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale, economico o di emarginazione.
La stessa legge 104 prevede il diritto alle prestazioni stabilite in suo favore in relazione alla natura e alla minorazione, alla capacità complessiva individuale residua e alla efficacia delle terapie riabilitative.
Così, le spese condominiali possono essere detratte se riguardano parti comuni dell’edificio come da disposizioni in vigore. In ogni caso sono previste solo all’anno in cui l’amministratore di condominio ha effettivamente sostenuto i relativi costi. La detrazione è fruibile per ogni condomino in base alla sua quota di spesa e fissata in percentuali specifiche correlate alla tipologia di intervento.
Sono considerati accessibili alla detrazione delle spese condominiali, tutti gli interventi di riqualificazione energetica del condominio, di manutenzione ordinaria e o straordinaria, di restauro e risanamento conservativo effettuati sulle parti comuni condominiali e quelli di ristrutturazione edilizia effettuati sulle parti comuni condominiali.
Spese condominiali di vario tipo per agevolazioni e detrazioni
Quando si parla di spese condominiali, si fa innanzitutto riferimento a oneri generali relativi all’amministrazione, manutenzione e conservazione dell’immobile.
Esempi sono gli onorari dell’amministratore di condominio, i costi relativi all’organizzazione dell’assemblea generale, la pulizia delle aree comuni, la rimozione dei rifiuti, il rifacimento delle facciate e il rifacimento dei tetti. Le spese generali sono distribuite equamente tra i comproprietari in proporzione alla loro quota. Gli oneri speciali sono quelli corrispondenti ai servizi collettivi e alle attrezzature comuni, come le spese di sicurezza e pulizia, manutenzione della caldaia collettiva o dell’ascensore.
La ripartizione degli oneri speciali è subordinata all’utilizzo da parte dei comproprietari di servizi e strutture collettive. Le quote di comproprietà sono votate in assemblea generale nel quadro del bilancio provvisorio. L’obiettivo del bilancio di previsione è quello di prevedere la spesa per l’anno relativa alle parti comuni e alle attrezzature. Tutti gli oneri relativi alle spese di natura corrente figurano nel bilancio di previsione. Il bilancio provvisorio viene votato in una volta sola.
Per le spese eccezionali, come l’installazione di un ascensore, le cose sono diverse. Non compaiono nel bilancio provvisorio e vengono votati uno per uno contemporaneamente all’opera. Gli oneri condominiali previsti nel bilancio preventivo sono finanziati dai comproprietari mediante il versamento delle provvigioni all’amministratore di condominio.
Fonte: Agenzia delle Entrate

Giustizia: violato il principio della ragionevole durata

Il principio costituzionale della durata ragionevole dei processi continua ad essere violato. Lo conferma la nuova indagine sul processo penale in Italia di Eurispes e dell’Unione delle Camere penali.
L’indagine ha preso in esame 32 Tribunali distribuiti in modo omogeneo sul territorio nazionale ed ha monitorato 13.755 processi. Dai risultati emerge che dei processi penali monitorati in primo grado solo un quinto (20,7%) arriva a sentenza. Nel 78,7% dei casi, il procedimento termina con il rinvio ad altra udienza. E la durata media del rinvio si attesta intorno ai 5 mesi per i procedimenti in Aula monocratica e 4 mesi per quelli davanti al Tribunale collegiale.
Rispetto al 2008, data della precedente indagine sul processo penale di Eurispes e dell’Unione delle Camere penali, la ricerca evidenzia un aumento della percentuale dei rinvii ad altra udienza (+9,4%: nel 2008 la quota era del 69,3%). L’incidenza delle sentenze è scesa dal 29,5% al 20,7%. Per quanto concerne i procedimenti terminati in sentenza, le assoluzioni rappresentano poco meno del 30%: di questi, il 3,7% è rappresentato da assoluzioni per non punibilità per particolare tenuità del fatto. Le condanne incidono per il 40,4% delle sentenze; percentuale nettamente più bassa di quella rilevata nel 2008 (60,6%). Al contrario, risulta molto più elevata la quota relativa all’estinzione del reato: 24,5%, a fronte del 14,9% del 2008.
“La ragionevole durata del processo come diritto dell’imputato, ma anche delle vittime, rappresenta un principio costituzionale, purtroppo costantemente violato nel nostro Paese”, ha detto intervenendo alla conferenza stampa di presentazione della ricerca il presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara. ” La lunghezza abnorme dei processi – ha proseguito- rappresenta un ostacolo per la competitività del Paese, ma anche per il suo livello di civiltà complessiva. Quello della giustizia è un problema di funzionalità generale di un essenziale servizio che va reso ai cittadini. Un sistema di giustizia rispettoso dei princìpi costituzionali deve tenere insieme l’indipendenza della magistratura e del singolo magistrato, l’efficacia della risposta giudiziaria rispetto ai diritti che reclamano tutela, l’efficienza del servizio intesa come rapporto corretto fra risorse e risultati, questioni, purtroppo, ancora irrisolte”.

FONTE: Agenzia Ansa

Fuga di gas a Ravanusa: morti, dispersi e sfollati. Sventrato un intero isolato, centinaia di sfollati

Cosa ha provocato la rottura della tubatura del metano? La rete di distribuzione del gas, installata nel 1984, era a norma? La manutenzione ordinaria e straordinaria è stata fatta? Come e da chi? E a quando risalgono gli ultimi interventi? C’erano state perdite segnalate nelle settimane scorse sulle quali non si è intervenuto? E’ stato sottovalutato il pericolo? Con le ricerche dei dispersi ancora in corso, inquirenti ed investigatori hanno già pronta la lista di domande alle quali tentare di dare risposte per spiegare come sia stato possibile che una fuga di gas abbia provocato il crollo di quattro palazzine e il danneggiamento di altre quattro, facendo una strage a Ravanusa.
Il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio ha aperto un fascicolo per disastro e omicidio colposo e nei prossimi giorni acquisirà tutta la documentazione relativa alla rete di distribuzione del gas, al sequestro dell’area interessata dall’esplosione – al momento 10mila metri quadrati, ma lo stesso procuratore ha detto che potrebbe diventare più ampia – e, con ogni probabilità, all’iscrizione nel registro degli indagati dei primi nomi di tecnici e amministratori che a vario titolo possano avere responsabilità in merito alla rete del gas, anche per dare loro la possibilità di partecipare a tutti gli accertamenti irripetibili.
Uno dei temi che dovranno affrontare i magistrati è se c’è stata una qualche sottovalutazione del pericolo, se si poteva fare qualcosa e non è stato fatto.
Uno dei sopravvissuti alla strage, Calogero Bonanno, che si trovava in un appartamento adiacente ad una delle palazzine crollate, ha parlato di odore di gas nei giorni scorsi. “Alcuni vicini mi hanno detto che si sentiva odore di gas – ha detto -. Se è vero c’è stata una negligenza imperdonabile”. Una versione confermata dal consigliere comunale Giuseppe Sortino: “Negli ultimi sette giorni – dice – so che diversi cittadini hanno lamentato la puzza di gas nella zona che chiamiamo via delle Scuole Don Bosco in contrada Masciminici, dov’ è avvenuta la tragedia, ma nessuno è intervenuto. Sia il sindaco che i tecnici del gas non hanno ricevuto segnalazioni”. Dal canto loro, inquirenti e investigatori hanno già verificato che nei giorni scorsi non c’è stata alcuna segnalazione di questo tipo.
Che però il problema e la causa scatenante del disastro sia proprio sulla rete – una rete risalente al 1984, vecchia dunque di 37 anni e costruita con la normativa dell’epoca – è un dato che viene dato di fatto per scontato. “Che ci siano state oggettive difficoltà nella distribuzione del gas è evidente”, dice un investigatore, sottolineando che ad un chilometro dal punto dell’esplosione si sente ancora odore di gas nonostante il flusso sia stato interrotto. E aggiunge: il problema ora è capire se c’è solo una colpa, il non essere intervenuti su un sistema ormai datato, o se c’è anche un dolo, quello di non aver effettuato la necessaria manutenzione. In ogni caso, “appena finite le ricerche dei dispersi scatterà il sequestro dell’area per consentire il prosieguo delle attività investigative”, dice il comandante provinciale dei Carabinieri di Agrigento, il colonnello Vittorio Stingo.
Verifiche che infatti sono iniziate già nella serata di ieri e che qualche risposta l’hanno fornita. Sulla dinamica innanzitutto: c’è stato un accumulo di gas metano nel sottosuolo, spiegano gli investigatori, che si è protratto per almeno l’intera giornata di sabato. Nei prossimi giorni, ha sottolineato Patronaggio, verrà fatta “una attenta mappatura dei luoghi”: si parte da “una fuga di metano ma non escludiamo alcuna pista”.
La procura ha già nominato un consulente tecnico e nelle prossime ore verrà fatto un nuovo sopralluogo con i vigili del fuoco, proprio per cercare di circoscrivere le cause della fuga di gas. Non è chiaro, invece, quale sia stato l’innesco che ha provocato l’esplosione. “Non ci sono certezze – conferma Stingo – quando saranno terminate le operazioni di ricerca e soccorso tra le macerie, potremmo individuare il punto in cui è iniziata la fuga di gas e da lì risalire all’innesco”.
Una delle ipotesi è che possa essere stata l’attivazione di un’ascensore, ha spiegato il comandante dei vigili del fuoco di Agrigento Giuseppe Merendino sottolineando però che si tratta di una delle tante possibilità: potrebbe essere stato anche un frigorifero che si è attivato, una luce accesa o una sigaretta. Quello che sembra assodato, spiegano ancora gli investigatori, è che l’esplosione ha provocato una serie di fessurazioni nel terreno e anche nei palazzi; spazi nei quali il gas si è infilato, compresa la rete fognaria, dando vita ai diversi incendi andati avanti per ore.
Fonte: Agenzia Ansa