Dal 1° gennaio 2023 la ricezione dei programmi tv sarà possibile soltanto attraverso tv o decoder di nuova generazione. In realtà il percorso verso il nuovo digitale terrestre è già incominciato e tanti apparecchi stanno dimostrando di non essere al passo con i tempi. Le prime operazioni per il graduale passaggio al nuovo segnale, che consentirà la riorganizzazione complessiva delle frequenze, sono infatti già state avviate a partire dal 15 ottobre.
Test di verifica
Per capire se il proprio apparecchio televisivo sarà in grado di trasmettere i canali tv anche dopo lo switch-off, esiste un test molto semplice, che consiste nel sintonizzarsi sul canale 200 (canale di test Mediaset) o sul 100 (canale di test Rai). Se si visualizza una schermata statica con la scritta “Test HEVC Main10”, si può stare tranquilli: il proprio televisore riceverà il nuovo segnale tv anche dopo che il passaggio alla nuova tecnologia sarà ultimato. Se invece non si visualizza niente e lo schermo rimane nero, vuol dire che l’apparecchio non supporta lo standard HEVC Main10.
Televisori interessati
I modelli di Tv acquistati dopo il 1° gennaio 2017 dovrebbero essere per legge in grado di ricevere il DVB-T2 e di decodificare il formato video HEVC. Tuttavia, se quelli con HDR sono sempre compatibili, ci potrebbero essere dubbi sugli apparecchi di marchi minori, di fascia bassa (‘entry level’) e soprattutto i televisori di piccolo formato. Infine i modelli venduti fra il 2013 e il 2017 potrebbero essere già in grado di ricevere il DVB-T2 ma ben pochi, al massimo dal 2016 in avanti, supportano il formato HEVC.
Le Tv che sicuramente avranno bisogno di essere integrate con un decoder, al momento sono di quattro tipi. 1) Tv antecedenti al 2010. Ricevono il segnale attraverso il digitale terrestre, ma già da ora potrebbero non mostrare i canali in alta definizione perché sprovvisti del supporto al codec MPEG4. 2) Tv del periodo 2010-2014. Ricevono in digitale terrestre, inclusi i pochi canali in alta definizione codificati in MPEG4. 3) Tv del periodo 2014-2015. Supportano lo standard DVB-T2, ma non quello più recente codec H265/HEVC. 4) Tv del periodo 2015-2016 e 2017-2018 che ricevono i canali 100/200 ma senza mostrare immagini. Supportano lo standard DVB-T2 e il più recente codec H265/HEVC ma non il formato a 10 bit. Se le emittenti decideranno di usare esclusivamente questo formato, anche questi televisori più moderni, la cui vendita era permessa dopo il 1° gennaio 2017, avranno bisogno di un decoder esterno.
Chi possiede televisori che, ad ora, non sono in grado di ricevere i segnali trasmessi in DVB-T2 o che non riescono a decodificare lo standard H265/HEVC, sarà costretto a dover prendere un decoder per poter vedere correttamente tutti i canali oppure a cambiare televisore. I decoder sono già in vendita nei negozi di elettronica a un prezzo che va dai 30 ai 250 euro.
Il Governo, intanto, ha rifinanziato il bonus Tv e decoder: nel 2022 arriveranno 68 milioni di euro per l’acquisto di apparecchi in linea con i nuovi standard tecnologici. Lo prevede l’emendamento del governo alla manovra che punta anche a ridurre il divario digitale delle persone più anziane e con redditi più bassi: gli over 70 che hanno un assegno pensionistico sotto la soglia dei 20 mila euro annui potranno ricevere il decoder (che deve avere un costo massimo di 30 euro) direttamente a casa, grazie agli accordi fra il Ministero dello Sviluppo e Poste.
Gli anziani e i disabili costituiscono una fetta importante della popolazione nazionale. Garantire loro la libertà di una vita autonoma dovrebbe essere una priorità dell’agenda politica sociale. Purtroppo, nelle agevolazioni fiscali e in particolare nella cessione del credito e/o sconto in fattura, le opere per l’abbattimento delle barriere architettoniche sono state dimenticate.
La cessione del credito e/o lo sconto in fattura per queste categorie è un’opzione che non si può più rimandare, proprio perché parliamo di categorie sociali già segnate da importanti precarietà economiche e personali.
La detrazione in dieci anni non basta, dal momento che in particolare gli anziani, oltre a essere percettori di redditi bassi, hanno anche un’aspettativa di vita che potrebbe non consentire la fruizione dell’intero credito fiscale.
Al contrario, lo sconto in fattura dal fornitore e/o la cessione del credito a un familiare o a un istituto di credito sarebbe un vantaggio enorme, peraltro senza costi ulteriori per la collettività in quanto il medesimo credito d’imposta, con lo sconto in fattura non fa altro che passare da un soggetto (il contribuente acquirente) ad un altro (il fornitore).
Da molti anni le opere e i prodotti per l’abbattimento delle barriere architettoniche rientrano tra gli interventi che possono beneficiare della detrazione fiscale del 50%; tali opere sono definite all’interno del Testo Unico delle Imposte sui Reddito all’articolo 16 Bis lettera e).
Queste agevolazioni sono totalmente giustificate dai benefici che ne derivano per la collettività e l’individuo.
L’abbattimento di una barriera architettonica, infatti, favorisce l’integrazione sociale e il diritto alla mobilità per le persone con disabilità e ridotte capacità motorie. Inoltre agevola, soprattutto per le persone anziane, il mantenimento a domicilio in condizioni di sicurezza, riducendo di conseguenza anche il rischio di incidenti domestici.
“In questi giorni siamo tutti molto sensibili al tema dei bonus fiscali ed in particolare al futuro dello sconto in fattura e/o della cessione del credito – commenta l’amministratore delegato di Stannah Montascale, Giovanni Messina – un efficace strumento con il quale i cittadini hanno potuto godere di una agevolazione immediata che ha stimolato e facilitato molte spese ed investimenti. Ci auguriamo tutti che tale strumento venga prorogato anche per il 2022 e che venga allargato finalmente anche alla categoria dei dispositivi che consentono l’abbattimento delle barriere architettoniche”.
A tal fine Stannah Montascale si è fatta portavoce di questa urgente istanza presso le istituzioni, inviando una lettera appello a 96 Deputati della Repubblica facenti parte della VI Commissione Finanze e della XII Commissioni Affari Sociali, a cui si aggiungono il Vice Capo di Gabinetto, il Segretario particolare, la Segreteria Tecnica, il Consigliere giuridico preposto alle attività del Settore Legislativo e il Consigliere giuridico per le questioni istituzionali e normative del ministro per le pari opportunità.
Fonte: Ufficio Stampa Stannah Montascale
L’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili (Ungdcec) e l’Associazione italiana giovani avvocati (Aiga) “censurano fermamente la riforma che limita l’accesso alla giustizia tributaria, impedendo di fatto l’impugnazione dei ruoli esattoriali dal momento della loro conoscenza dai relativi estratti, e il differimento della tutela giudiziale al momento dell’applicazione di misure cautelari, o espropriative”.
Lo affermano in una nota congiunta i presidenti Matteo De Lise e Francesco Paolo Perchinunno, convinti che il restyling, per come è strutturato, “appare incostituzionale nella parte in cui limita il diritto di difesa di tutti i cittadini. Eppure, la Corte di Cassazione ha riconosciuto in passato un interesse giuridicamente rilevante alla tutela dal momento della effettiva conoscenza di un debito iscritto a ruolo mai notificato o notificato irritualmente. È incostituzionale – evidenziano i due leader dei sindacati dei professionisti – anche nella parte in cui viola il principio di uguaglianza, creando categorie di contribuenti che possono accedere alla giustizia preventiva ed altre che dovranno attendere i provvedimenti esecutivi”.
L’obiettivo di deflazionare il contenzioso, spiegano De Lise e Perchinunno, “non può essere raggiunto con la compressione del diritto di difesa del contribuente, ma con la riforma organica della Giustizia Tributaria che preveda l’introduzione di giudici professionali e specializzati a tempo pieno e l’affidamento della gestione della mediazione tributaria a un organo terzo rispetto alle parti processuali o ad un giudice monocratico. Soltanto così si potrà pervenire ad un giusto bilanciamento tra tutela del diritto di difesa dei contribuenti, e dunque salvaguardia del principio di capacità contributiva da un lato, e deflazione del contenzioso dall’altro”, termina la nota.
FONTE: Ansa
Confedilizia non riesce a darsi pace sulla Riforma del Catasto. Afferma infatti il presidente dell’Associazione che rappresenta la proprietà edilizia, Giorgio Spaziani Testa: “L’incremento dell’imposizione immobiliare è l’obiettivo dichiarato della revisione del catasto, come può leggersi nella relazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze che accompagna il testo governativo. Un testo, peraltro, che è irricevibile anche nel merito, sia per la sua estrema (e quindi pericolosa) genericità, sia per la sua connotazione fortemente patrimoniale”.
In una nota, il presidente di Confedilizia precisa: “L’altro giorno la Commissione Finanze della Camera si è soffermata a discutere a lungo su un articolo che, in seguito all’accordo raggiunto il 30 giugno nella stessa Commissione e nella sua omologa del Senato, non avrebbe dovuto essere contenuto nella riforma fiscale: quello riguardante la revisione del catasto”.
Il presidente Giorgio Spaziani Testa, nella nota, evidenzia come la Commissione si sia “spaccata” sulla riforma del catasto prevista dall’art.6 della Delega. “È emersa una netta contrarietà – è scritto nel documento – di tre gruppi politici, due di maggioranza (Lega e Forza Italia) e uno di opposizione (Fratelli d’Italia), al mantenimento di questa parte della delega (l’articolo 6) all’interno del testo presentato in Parlamento. Posizione coerente non solo con la decisione assunta il 30 giugno, ma anche con la volontà, da sempre dichiarata dai tre partiti del Centrodestra, di non avallare aumenti di tassazione sugli immobili”.
“A questo punto – conclude Spaziani Testa – l’unica strada – come richiesto da diversi deputati, è lo stralcio della revisione del catasto dal disegno di legge delega di riforma fiscale”.
FONTE: Ansa
Prosegue il lavoro della Regione Sardegna per la manutenzione, l’ammodernamento e la ristrutturazione del patrimonio pubblico, finalizzato a migliorare la qualità della vita di chi risiede negli immobili dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa, Area.
La Giunta regionale, su proposta dell’assessore dei Lavori Pubblici, Aldo Salaris, ha approvato due distinte delibere che riguardano la manutenzione degli immobili pubblici per un valore complessivo di circa 5 milioni e mezzo.
“La gestione del patrimonio immobiliare pubblico richiede una grande attenzione, che si traduce anche in misure straordinarie volte a sostenere gli Enti locali nella loro attività di manutenzione degli immobili, fondamentale per garantire adeguati livelli di vivibilità per le famiglie che risiedono in queste strutture”, ha spiegato Salaris, che nel corso di questi mesi ha attivato, in collaborazione con l’Agenzia regionale e con i Comuni, tutte le procedure utili ad arginare i contraccolpi della crisi per i nuclei familiari più deboli.
Partendo dal presupposto che a una buona gestione degli immobili corrisponda un mantenimento del valore patrimoniale e un miglioramento della fruibilità, quindi della vivibilità degli alloggi, la Regione è impegnata in una importante azione di valorizzazione del patrimonio pubblico, che passa sia per la creazione di nuovi alloggi e sia per la manutenzione di quelli esistenti.
Rientrano nello stanziamento complessivo di 5.110.881, riferito all’annualità 2021, per il quale la Giunta ha concesso ad Area l’autorizzazione a procedere con la spesa (investimenti finanziati con avanzo disponibile), diversi Comuni tra cui Cagliari, Nuoro, Oristano, Carbonia, Sassari, Onanì. Sempre nell’ultima seduta di Giunta è stata approvata anche la delibera sulla ripartizione di altri 500mila euro in favore di altri Comuni (l’elenco degli interventi finanziati in questo caso verrà trasmesso al Ministero delle Infrastrutture e dello Sviluppo Sostenibile).
Si tratta di fondi destinati ad Area per gli immobili che si trovano nei Comuni di Carbonia (30.000 l’importo finanziato), Iglesias (30.000), Olbia (45.000), Oristano (69.583), Ozieri (60.000), Sassari (60.000), Tempio Pausania (60.000). Per il Comune di Nuoro sono stati stanziati 45mila euro, a Sassari andranno 60.000 euro.
FONTE: Ansa
La Giunta provinciale di Trento ha rinnovato anche per il triennio 2022-24 la possibilità per i titolari di un mutuo agevolato contratto per l’acquisto, la costruzione o il risanamento della casa di abitazione di sospendere il pagamento della rata di mutuo, per un periodo non superiore ai 18 mesi.
“Questo provvedimento è stato assunto fin dal 2009 per sostenere le famiglie in difficoltà, oggi più che mai, durante l’emergenza epidemiologica da Covid, è fondamentale supportare i cittadini e tutelare il bene primario rappresentato dall’abitazione principale”, ha spiegato l’assessore alla salute, Stefania Segnana.
Dal 2009 al 2021 sono 431 i titolari di mutuo casa agevolato che hanno sospeso il pagamento delle rate, traslandole a fine piano ammortamento. In totale sono state sospese 891 rate ossia una media di 2 rate a mutuo.
Dal 2009 opportunità richiesta da 431 persone (il 62% di 431) per un totale di 488 rate sospese (si tratta di rate semestrali con scadenza il 30 giugno e il 31 dicembre).
FONTE: Ansa
Il Bonus Casa under 36 è un’agevolazione introdotta con il Decreto Sostegni bis che consente ai giovani che non hanno ancora compiuto 36 anni di acquistare un immobile da adibire ad abitazione principale senza pagare alcuna imposta.
Più nel dettaglio, i soggetti di età inferiore a 36 anni e con ISEE non superiore a 40.000 euro, ai sensi dell’art. 64, commi 6-11, DL n. 73/2021, possono fruire di detta misura in sede di acquisto di immobile con requisiti prima casa.
Recentemente, l’Agenzia delle Entrate ha specificato che il Bonus Casa under 36 è valido anche per gli immobili acquistati all’asta.
Più precisamente, l’Amministrazione finanziaria, con risposta n. 808 del 13 dicembre 2021, ha chiarito che le agevolazioni previste dal suddetto articolo 64 si applicano anche nelle ipotesi in cui il diritto sull’immobile venga acquisito per effetto di un decreto di trasferimento emesso all’esito di un procedimento giudiziale.
Così si è espressa l’Agenzia delle Entrate in merito: “Al riguardo, con la recente circolare del 14 ottobre 2021, n. 12 (par. 2.2) è stato chiarito che le agevolazioni previste dal citato articolo 64 trovano applicazione anche nelle ipotesi in cui il diritto sull’immobile si acquisisce per effetto di un decreto di trasferimento emesso all’esito di un procedimento giudiziale. Ciò, in coerenza con quanto già chiarito nella prassi in materia di agevolazione ” prima casa” disciplinata dalla Nota II-bis, all’articolo 1 della Tariffa, Parte I, allegata al d.P.R. 26 aprile 1986, n. 131, la cui applicazione può essere richiesta anche nelle ipotesi in cui il trasferimento immobiliare avviene tramite un provvedimento giudiziale (cfr. risoluzione n. 38/E del 28 maggio 2021)”.
Ciò è perfettamente in linea con i chiarimenti forniti in precedenza dal Fisco in ordine all’agevolazione “Prima Casa”, secondo i quali l’esenzione dall’imposta di registro può essere richiesta anche nel caso in cui il trasferimento immobiliare avvenga in seguito all’esito di un giudizio.
Per quanto concerne la prova dei requisiti che occorrono per beneficiare dell’agevolazione, si sottolinea che le relative dichiarazioni vanno rese dall’interessato nell’ambito del giudizio, di modo che emergano dal provvedimento finale; tuttavia, le stesse possono essere rese anche in un secondo momento, purché ciò avvenga entro la registrazione dell’atto.
Regione Lombardia mette a disposizione oltre 17,3 milioni di euro per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati. Le risorse sono suddivise in due tranche: 16,3 milioni di euro per il 2021 e 998.612 euro per il 2022. I fondi statali saranno ripartiti e trasferiti ai Comuni.
E’ quanto prevede una delibera approvata dalla Giunta di Regione Lombardia, su proposta dell’assessore alla Casa ed Housing sociale, Alessandro Mattinzoli. “Si tratta di un’ulteriore, importante segnale di attenzione – ha commentato Mattinzoli – per un processo che deve arrivare ad ‘annullare’ le barriere architettoniche, per rendere le nostre città sempre più inclusive e accessibili”. I beneficiari dei contributi statali sono i Comuni che dovranno poi liquidare i residenti dopo aver verificato i requisiti di ammissibilità delle richieste.
FONTE: Ansa
La Commissione Europea propone di eliminare i sussidi per le caldaie a combustibili fossili dal 2027. Non indica una data per la loro scomparsa, ma apre la porta ai divieti nazionali e invita gli Stati a pianificare lo stop all’uso di combustibili fossili per il riscaldamento entro il 2040.
Ma questo è stato anche il giorno dell’accordo tra le istituzioni Ue sulle nuove regole per il finanziamento delle infrastrutture energetiche. Con il quale si sono chiuse le porte a gas e petrolio tranne per alcuni progetti come Melita (gasdotto Italia-Malta).
L’esecutivo ha anche presentato un pacchetto di misure sul gas naturale dove si parla delle scorte comuni invocate da Italia, Francia e Spagna per calmierare il picco dei prezzi. Ma Roma, Parigi e Madrid dovranno dare battaglia per ampliare la portata dello strumento, concepito da Bruxelles come extrema ratio in situazioni di emergenza (interruzione delle forniture) più che come un dispositivo di regolamentazione del mercato.
Il pacchetto include misure per creare un mercato dei gas rinnovabili e a basse emissioni di carbonio, in particolare biometano e idrogeno. Per ridurre le emissioni di metano gli operatori Ue si sottoporranno a un rigido monitoraggio e saranno obbligati a riparare tempestivamente le eventuali perdite.
Quelli che esportano gas in Europa dovranno presentare un’informativa, il resto sarà affidato alla moral suasion e all’azione diplomatica nel Methane Pledge, il patto sottoscritto da Ue e altri 110 paesi per tagliare del 30% le emissioni di metano in 10 anni. Entro la fine del 2022, inoltre, la Commissione si è impegnata a definire regole comuni per la certificazione delle rimozioni di CO2 da parte dei terreni agricoli e delle industrie Ue, con l’obiettivo di creare un mercato interno per la cattura, l’uso e lo stoccaggio del carbonio.
Nella lunga lista degli interventi annunciati ieri dal vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, non poteva mancare anche l’aspetto giudiziario. Bruxelles ha chiesto di applicare pene minime più severe per gli eco-reati. Commercio illegale di legname, riciclaggio illecito di navi, estrazione illegale di acqua, uso improprio di sostanze chimiche e anche l’introduzione sul territorio di specie invasive dovrebbero essere sanzionati con condanne fino a 10 anni di reclusione.
L’Italia ha raggiunto il traguardo del primo milione di impianti fotovoltaici installati. E nei prossimi anni il numero salirà ancora, in modo esponenziale. Ad annunciarlo è il presidente di Italia Solare, Paolo Rocco Viscontini. “Una cifra tonda importante che però non deve ingannare: siamo ancora molto lontani dagli obiettivi. A fine 2021 raggiungeremo i 22,4 GWp totali, quasi un terzo della Germania che coi suoi quasi 60 GWp garantisce al sistema energetico tedesco un significativo vantaggio, in termini di costi dell’energia, a favore delle imprese tedesche rispetto a quelle italiane”.
Dal 2014 a oggi le nuove installazioni italiane, con una media annuale di meno di 500 MWp, continuano a essere insufficienti per ridurre efficacemente la dipendenza dal gas e quindi per evitare o limitare gli aumenti dei prezzi dell’energia. Un costo per le famiglie e le aziende italiane di cui bisognerebbe chiedere conto a tutti i governi che si sono succeduti dal 2014 a oggi, sempre troppo preoccupati di difendere gli interessi delle partecipate (quindi del gas) piuttosto che della collettività.
I dati parlano chiaro: mentre in Italia (60 milioni di abitanti) nel 2021 si installeranno 950-1000 MWp, in Ungheria (9,7 milioni) 750 MWp, in Belgio (11,5 milioni) 950 MWp, in Francia (64,3 milioni) 1900 MWp, in Polonia (38 milioni) 2.690 MWp, in Spagna (46,7 milioni) 3200 MWp, in Olanda (16,7 milioni) 3400 MWp, in Germania (83 milioni) 5400 MWp.
Eppure oggi il fotovoltaico è l’unica soluzione immediatamente disponibile e di lungo termine contro il caro bollette. Già in passato il solare ha dimostrato di contribuire in modo sostanziale alla riduzione dei prezzi dell’energia: tra il 2008 e il 2014 si è registrato un calo del 40% del prezzo dell’energia, “ senza contare che è anche la soluzione principe per risolvere la crisi climatica ed è la tecnologia che crea più occupazione: da 2 a 6 volte più posti di lavoro rispetto alle altre tecnologie di produzione elettrica”, aggiunge Paolo Rocco Viscontini.
Secondo Italia Solare, per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del fotovoltaico al 2030 e oltre è necessario dare massima priorità alla definizione degli obiettivi regionali e delle aree idonee, tra le quali dovrebbero rientrare da subito aree industriali, cave, discariche e aree agricole abbandonate. “La tutela dell’ambiente e della salute non deve dipendere dalla tutela del paesaggio ”, ha detto Paolo Rocco Viscontini con riferimento ai continui stop autorizzativi causati dalle sovrintendenze, con danni giganteschi per tutti gli italiani e per il paesaggio stesso, che pagherà a caro prezzo (e in realtà già sta pagando) queste opposizioni, in termini di siccità e dissesti idrogeologici causati dai sempre più frequenti eventi climatici catastrofici.
Per le autorizzazioni, la semplificazione auspicata con la Procedura Abilitativa Semplificata (PAS) per impianti su terreni industriali, cave e discariche purtroppo non sta funzionando perché il MITE ha precisato che, per evitare rischi di artati frazionamenti, le linee di connessione devono seguire gli iter autorizzativi standard in presenza di vincoli (che come noto sono sempre presenti lungo le linee), anche in presenza di cavi interrati, nonostante le normative vigenti prevedano il contrario. Ancora una volta non si è stati capaci di semplificare per davvero. Si auspica che il MITE collabori con gli operatori prima di uscire con provvedimenti che alla fine risultano ottenere risultati opposti rispetto a quelli attesi e pure dichiarati.
FONTE: Comunicato Stampa ITALIA SOLARE